Okja, la favola Netflix contro le multinazionali alimentari

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Okja, la favola Netflix contro le multinazionali alimentari ultima modifica: 2018-10-14T08:00:12+02:00 da Emanuel Trotto
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Il fatto

La Mirando Corporation annuncia alla stampa la scoperta di una nuova razza di maiale. Il più grande al mondo si chiama Okja e la sua migliore amica è la giovane Mija. Quando l’animale viene prelevato dalla multinazionale, farà di tutto per salvarlo…

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Il commento

La questione degli alimenti non OGM è molto seria. E non va presa sottogamba. E non bisogna credere alla scoperta dell’ultimo minuto al riguardo. Specie se, ad annunciarla è una tycoon di mezza età con un evidente complesso di inferiorità.

Peggio del peggio se lo fa di fronte ad una folla di giornalisti. Un assembramento di carne da macello mediatico in un vecchio mattatoio dismesso. Notizia data tramite un annuncio in diretta mondiale, fra flash e specialisti prezzolati che attestano la (dubbia) genuinità del nuovo prodotto.

Il campanello d’allarme dovrebbe suonare ancora più forte se la scoperta fosse quella di un nuovo tipo disuper maiale” sudamericano. Sopratutto se viene considerato una soluzione valida alla fame nel mondo.

Perché più grande, più gestibile, più sano e più “saporito”. Annessa alla sua scoperta, l’avvio di un programma decennale allo scopo di premiare, a livello mediatico, il “Miglior Super Maiale” fra i ventisei che sono stati sparsi per il mondo. Diversi allevatori, con i metodi più sostenibili, alleveranno ciascuno un esemplare costantemente monitorato da tecnici e veterinari.

Fino all’arrivo del fantomatico vincitore. Un annuncio che puzza di sospetto da chilometri. Puzza di laboratori sporchi e incrostati di sangue e chissà quale fluido o deiezione. Un odore che parte dagli Stati Uniti e arriva, penetrante, dall’altra parte del globo, in Corea del Sud.

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È da questo incipit ipocrita e ipercinetico che prende le mosse Okja (2017) di Bong Joon-Ho. Il film, prodotto e distribuito da Netflix, è stato fra i primi titoli della piattaforma a essere inserito nella selezione ufficiale di un Festival Cinematografico. Nella fattispecie è stato fra i candidati alla Palma d’Oro alla scorsa edizione del Festival di Cannes.

Okja è l’eponimo della protagonista di questa storia. Si tratta di uno di questi super-maiali, allevati fra le montagne coreane da Mija, quattordicenne orfana, con il nonno.

Qui l’immensa creatura (un po’ maiale, un po’ cane, un po’ ippopotamo) e la giovane vivono in perfetta armonia. Si rotolano sull’erba, corrono fra gli alberi, si tuffano nelle acque cristalline immerse nel verde smeraldo. Quanto Mija è giudiziosa, tanto giocherellona (nonostante la stazza) è Okja. Un Eden in Terra nel quale, l’unico rumore è la voce del nonno al megafono che richiama le due “ragazze” a casa.

Un Eden infranto, ancora una volta, dalle telecamere, dalla presenza inopportuna di un veterinario televisivo fallito e al soldo della Megaditta. Essa risponde al nome di Mirando Corporation.

È lui che, viaggiando in tutto il mondo, deve nominare il Miglior Super Maiale. Un titolo che, purtroppo, viene assegnato a Okja. Essa viene subito prelevata e portata a Seul, per andare negli Stati Uniti per la grande premiazione pubblica. Ma il primo premio è anche, sottinteso, la prima fila per il macello.

L’affetto che la giovane prova per la sua amica la porta ad abbandonare le sue vallate serene per il caos della metropoli. Ivi si allea, suo malgrado, con degli attivisti dell’Animal Liberation Front. Costoro intendono denunciare a tutti i costi la Mirando, e sono disposti a scendere all’inferno per ottenere il loro scopo.

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Non si salva nessuno in questa lotta e fuga perenne. Né i tycoon arrivisti, insicuri, mossi da presunte buone intenzioni. Né gli animalisti, ancora più radicali nel raggiungimento dei loro obiettivi.

Sono mossi da futili assolutismi e regole che vanno al di fuori del loro “credo”. Infatti l’ALF è una organizzazione che si definisce “animalista”. Per metodi di attuazione del loro programma, è definita dalle Istituzioni come una delle principali cellule terroristiche monotematiche.

Nata nel 1972 in Inghilterra, ha fatto proseliti e azioni in tutto il mondo, anche in Italia. Azioni indirizzate allo scopo di salvaguardare gli animali e liberarli dalla crudeltà dell’uomo. Un ideale che, di per sé, non è neanche biasimabile. Ma sono i modi con cui lo mettono in pratica a esserlo, e anche molto. Ad esempio: recapiti di pacchi bomba presso atelier di moda che lavorano pellicce, contaminazione di alimenti, sabotaggio di bioparchi. Un esempio è l’attacco con le molotov al Bioparco ZOOM di Cumiana (TO) nel febbraio del 2009. Un attacco che ha bruciato vivi numerosi rapaci.

Queste sono azioni che non possono che essere condannabili. Tutti noi vorremmo che gli animali non vengano sfruttati ingiustamente. Che siano liberi. Tutti noi sappiamo che le istituzioni spesso fanno quello che possono. Ma c’è modo e modo di portare avanti le cause. Non è moralismo questo, solo una constatazione. Un modo sbagliato di portare avanti la causa e tutti coloro che portano avanti questa causa verranno male etichettati. Nonostante le loro intenzioni non siano violente ed estremiste.

Bong Joon-Ho non è nuovo al kolossal ambientalista. Nel suo precedente film, Snowpiercer (2013) ha raccontato di un’umanità devastata dai cambiamenti climatici. In Okja la grandezza di questo film è la spietatezza. La spietatezza con la quale descrive due poli apparentemente opposti. La multinazionale che sfrutta gli animali e gli animalisti che vogliono liberarli. Ma che sono accomunati da una bugia. Ovvero che le loro azioni siano fatte nel nome di un ben più grande. Quando, invece, vogliono solo avere i loro quindici minuti di gloria. E un cono di luce sotto i riflettori. Gli unici che si salvano sono Okja e Mija. A loro vanno le lacrime, le risate e gli applausi. Che ricoprono (letteralmente) di escrementi i patetici ipocriti che li circondano. E poi c’è ancora qualcuno che ritiene Netflix non fornisca prodotti di qualità…

Scheda film

  • Regia: Bong Joon-Ho;
  • Sceneggiatura: Bong Joon-Ho, Jon Ronson;
  • Produzione e distribuzione: Plan B Entertainment, Netflix;
  • Interpreti: Ahn Seo-hyun (Mija), Tilda Swinton (Lucy & Nancy Mirando), Paul Dano (Jay), Jake Gyllenhaal (Dr. Johnny Wilcox), Steven Yeun (K), Lily Collins (Red), Giancarlo Esposito (Frank Dawson), Shirley Henderson (Jennifer);
  • Origine: USA, Corea del Sud, 2017;
  • Durata: 121’
  • Temi: CINEMA, ANIMALI, ALIMENTAZIONE

Okja, la favola Netflix contro le multinazionali alimentari ultima modifica: 2018-10-14T08:00:12+02:00 da Emanuel Trotto

Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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