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Sfrutta Zero, la salsa di pomodoro contro il caporalato, fatta con mani di tutti i colori del mondo

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Sfrutta Zero, la salsa di pomodoro contro il caporalato, fatta con mani di tutti i colori del mondo ultima modifica: 2018-09-13T08:00:45+02:00 da Mariangela Campo
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Il pomodoro è diventato il simbolo del caporalato, soprattutto dopo la morte, ad agosto, di 16 braccianti agricoli, pagati meno di 2 euro l’ora per 12 ore di lavoro giornaliere.

Il caporalato, lo sfruttamento dei braccianti agricoli, in Italia, riguarda circa 430 mila persone.

Per arginare questa situazione è nato Sfrutta Zero, il progetto pugliese che produce e vende salsa di pomodoro da coltivazioni biologiche.

raccolta pomodori
Raccolta pomodori

Che cos’è Sfrutta Zero

Sfrutta Zero è il progetto sviluppato dall’associazione Solidaria di Bari, la cui filosofia è “produrre salsa di pomodoro con lo 0% di sfruttamento”. È nato nel 2014: il primo anno sono state prodotte 600 bottiglie, quest’anno – il quinto – 25 mila. Dal 2015 collabora con l’associazione Diritti al sud.

L’obiettivo è multiplo:

  • dare lavoro retribuito ai braccianti, italiani e stranieri;
  • produrre una conserva genuina e sana, nel rispetto dell’ambiente;
  • rendere il lavoro nei campi un’attività collettiva e solidale, che rispetti i lavoratori e li aiuti quando sono in difficoltà

Il terreno dove si coltivano i pomodori di Sfrutta Zero si trova nella periferia di Bari. Per raccogliere i pomodori, i braccianti sono pagati 7 euro netti l’ora per un massimo di 8 ore lavorative al giorno.

Dopo la raccolta, i pomodori vengono trasformati in salsa attraverso la centenaria procedura della passata di pomodoro meridionale. Infine, la salsa viene venduta nei mercati, negli spacci e nelle botteghe, nei gruppi di acquisto solidali (GAS), attraverso le reti nazionali FuoriMercato e Genuino Clandestino.

sfrutta zero
La salsa di pomodoro Sfrutta Zero
(Ph: Facebook SfruttaZero)

I contadini liberi di Sfrutta Zero

Rosa Vaglio, presidente dell’associazione Diritti al sud, intervistata dalla giornalista Angela Caporale di ilgiornaledelcibo.it, racconta che Annalisa Martinucci, art director dell’agenzia Rebel di Galatina, ha avuto l’idea di apporre sulle etichette delle bottiglie di salsa i volti di chi ha partecipato alla produzione, il loro nome, la loro nazionalità e la qualifica “contadino libero”. Libero dallo sfruttamento. Libero dal consumismo.

Inoltre, il presidente racconta che, su ciascuna bottiglia di salsa, «si trova, in percentuale, quanto ogni passaggio impatta sul prezzo che il consumatore paga», rendendo così trasparente il costo reale di ogni bottiglia di salsa Sfrutta Zero.

Conclude affermando: «Ci teniamo all’espressione fiera delle persone ritratte: c’è una sostanziale identità tra prodotto, produttore e rivenditore».

pomodori
I pomodori coltivati derivano da un seme autoctono, il Fiaschetto del sud-est di Bari

Curiosità

I pomodori coltivati derivano da un seme autoctono, il Fiaschetto del sud-est di Bari.

Dopo essere stati raccolti e accuratamente lavati, i pomodori sono fatti bollire.

Poi, attraverso spremi pomodori a mano o elettrici, si trasformano in salsa.

Infine, sono imbottigliati e pastorizzati, lasciandoli a bollire in grossi pentoloni per molte ore.

Alla salsa non viene aggiunto nulla, né altri ingredienti, né conservanti.

Il messaggio di Sfrutta Zero

Il messaggio che il progetto vuole fare arrivare a tutti è produrre cibo sano e difendere la salute del terreno, convinti che si possa e si debba fare solo con un lavoro giusto, tutelato e retribuito in maniera corretta per tutti.

Sfrutta Zero, la salsa di pomodoro contro il caporalato, fatta con mani di tutti i colori del mondo ultima modifica: 2018-09-13T08:00:45+02:00 da Mariangela Campo
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Classe 1981, siciliana di origini e lombarda di adozione. È giornalista pubblicista, scrive per diverse testate online, svolge dei laboratori di giornalismo digitale nelle scuole medie ed elementari. Ha due bambini che le hanno insegnato a vivere green e a voler diffondere le buone pratiche della sostenibilità ovunque, soprattutto attraverso la scrittura. Ha studiato lettere, specializzandosi in scienze linguistiche italiane, perché è sempre stata convinta che solo imparando a parlare e a scrivere correttamente si possono diffondere messaggi che non si fraintendano. Ama leggere storie ai suoi figli e scovare sempre nuovi libri.

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