Plastica nel piatto

La plastica che mangiamo, dal pesce al miele, nessun cibo è esente dalla presenza di microplastiche

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La plastica che mangiamo, dal pesce al miele, nessun cibo è esente dalla presenza di microplastiche ultima modifica: 2018-07-09T08:00:35+02:00 da Alessandra Varotto
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Microplastiche nel cibo, pesci e molluschi non sono le uniche fonti alimentari che possono contenerle. Molti altri cibi potrebbero esserne contaminati.

Siamo sempre più consapevoli di quanto la plastica stia inquinando il nostro ambiente. Nell’ultimo periodo se ne parla molto e ricercatori, media e ong hanno gettato luce, in particolare, sul modo in cui le microplastiche – microscopici pezzetti di plastica che hanno un diametro compreso fra i 100 nanometri e i 5 millimetri – stiano avvelenando i mari e le creature che li abitano. Le ricadute negative anche per la salute umana sono ovvie, in quanto le microplastiche oceaniche entrano nella catena alimentare e, in definitiva, nei nostri organismi. Ma pesci e molluschi non sono le uniche fonti alimentari che possono contenere microplastiche. Altri alimenti e bevande potrebbero essere infatti altrettanto contaminati.

Microplastiche nel cibo: pesci e molluschi

Secondo uno studio pubblicato sulla rivista internazionale Environmental Pollution, una porzione di cozze potrebbe contenere fino a 90 microplastiche. Si tratta di una stima variabile, che indica però come un avido mangiatore di cozze potrebbe arrivare ad ingerire, insieme agli amati molluschi, fino a 11.000 pezzetti di plastica all’anno.

È più complicato stabilire quante microplastiche potremmo ingerire mangiando pesce. Ad oggi, la maggior parte degli studi ha infatti analizzato principalmente il contenuto dello stomaco e delle viscere di questi organismi, parti che tuttavia di solito vengono rimosse prima del consumo. Uno studio ha però rinvenuto frammenti plastici anche nel fegato dei pesci, suggerendo che le particelle possano migrare dai tessuti digestivi in altri organi dell’animale. Microplastiche sono state rinvenute anche, in piccole quantità, nel pesce in scatola.

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Microplastiche nel cibo, pesci e molluschi sono fra gli alimenti contaminati dalle microplastiche (ph. credits World Economic Forum).

Anche il sale marino è una fonte di microplastiche

Un altro elemento di origine marina che potrebbe essere fonte di ingerimento di microplastiche e microfibre è il sale marino. Un chilogrammo potrebbe contenerne 600 particelle, e oltre. Consumare la dose massima giornaliera di sale raccomandata (5 grammi) equivarrebbe pertanto ad ingerire circa 3 microplastiche al giorno (da non dimenticare, tuttavia, che molte persone assumono quotidianamente molto più sale rispetto alla dose consigliata).

Fonti alimentari non-marine di microplastiche

Nonostante questi risultati siano di per sé già allarmanti, non è finita qui. Altre ricerche mostrano infatti come la maggior parte delle microplastiche che ingeriamo provengano da fonti alimentari non-marine. Anche gli animali terrestri mangiano infatti una certa quantità di microplastiche, anche se – come nel caso dei pesci – noi tendiamo a non cibarci del loro sistema digestivo. Ci sono dati limitati a tal riguardo, ma uno studio effettuato su polli allevati all’aperto in Messico ha rilevato una media di 10 microplastiche per ogni ventriglio (una prelibatezza, in alcune zone del mondo).

Gli scienziati hanno rinvenuto microplastiche anche nel miele e nella birra. Di fatto, potremmo inghiottire decine di microplastiche solo bevendo una lattina di quest’ultima.

Ci sono prove scientifiche, inoltre, che le microplastiche negli alimenti che mangiamo derivino dalla polvere presente all’interno delle nostre abitazioni, che si deposita sui cibi che mangiamo. Un recente studio della Heriot-Watt University ha stimato che potremmo assumere in questo modo una dose annuale di quasi 70.000 microplastiche, ovvero circa 114 a pasto. E questo prendendo in considerazione soltanto la cena.

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Microplastiche (ph. credits University of Florida, Florida Microplastic Awareness Project)

Acqua minerale e microplastiche

Ma il più grande apporto alla quantità di microplastiche che ingeriamo quotidianamente è probabilmente dato dall’acqua in bottiglia. Un team di ricerca che ha condotto recentemente un test esaminando una varietà di tipologie di acque minerali ha trovato microplastiche nella maggior parte di esse (da 2 a 241 pezzetti per litro). Basta quindi bere un litro di acqua in bottiglia ogni giorno per assumere più microplastiche di quelle ingerite dai mangiatori abituali di crostacei. Le microplastiche nell’acqua minerale spesso derivano dalla confezione in plastica. Questo significa che potremmo esporci all’assunzione di svariati, ulteriori frammenti ogni volta che riempiamo una bottiglietta di plastica vuota con l’intento di ridurre gli sprechi.

Quindi, sì. È provato che tutti noi ingeriamo ogni giorno numerosi frammenti di plastica assieme al cibo e alle bevande che mangiamo e beviamo. Quanto danno queste microplastiche possano causare al nostro organismo e alla nostra salute è la domanda che sorge spontanea a questo punto. Domanda alla quale gli scienziati devono ancora dare una risposta definitiva.

[Fonte: World Economic Forum]

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Appassionata di sostenibilità, comunicazione e innovazione, ha conseguito un dottorato in Social Marketing for Sustainability presso l’Università degli Studi di Padova e la University of Exeter (UK), e un master in comunicazione digitale allo IUSVE di Venezia con una tesi sul digital storytelling della CSR nel settore food. TEDx speaker e communication manager di progetti europei LIFE, nel tempo libero ama studiare e visitare luoghi nuovi vicini e distanti, dove fare lunghe passeggiate all’aria aperta godendo della gioia e della meraviglia che la natura è in grado di suscitare.

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