Eco-Robot: salveranno il pianeta? Così ce li racconta il cinema

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Eco-Robot: salveranno il pianeta? Così ce li racconta il cinema ultima modifica: 2018-06-24T08:00:06+02:00 da Enzo Lavagnini
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I robot: autentici protagonisti del futuro! Tra di loro ci saranno (e ci sono già) anche i robot “ambientalisti”, gli eco robot, i robot che ci aiuteranno ad avere un rapporto più etico con l’ambiente: ripuliranno gli oceani dalla plastica, ricicleranno il cemento delle demolizioni, potranno intervenire nel caso in cui si verificassero dispersioni di petrolio a mare, sfrutteranno le variazioni di temperature causate dalle correnti oceaniche per far viaggiare senza necessità di consumare carburante, eccetera, eccetera. Taluni, forse ispirati al film Wall-E, (film d’animazione del 2008, diretto da Andrew Stanton) addirittura gireranno il quartiere di casa per casa per raccogliere la spazzatura. Ma gli eco-robot salveranno anche il pianeta?

L'isola dei cani
L’isola dei cani di Wes Anderson

Il rapporto con i robot, nati come gingilli meccanici, indistruttibili faticatori, ma col tempo -pare-, sempre più possessori d’un anima, come ineludibile, comune destino di tutte le “creature” animate dall’uomo (prima e dopo il Golem e Frankenstein ed altro), s’incanala verso contrasti solo immaginabili. Ed ogni contrasto, si sa, è motore fecondo dei racconti.

Il cinema, gran raccontatore popolare, ha descritto (e in molta parte ha saputo prevedere) questi conflitti e questi scenari. Vediamo qualche significativa parte di questa narrazione.

Si sa, l’automazione dei robot, mossi in origine da meri congegni meccanici, diviene sempre più integrata e dipendente da circuiti logici e computer. I congegni solamente meccanici divengono solo rottami. E ben presto, anche i robot mossi da elaboratori antiquati diventano altrettanti rottami. Il computer è un cervello esigente e necessita di un “corpo” adeguato.

Un film degli anni ’50 si esprime su questo conflitto evidenziando preoccupazioni sul timore che i supercomputer possano governare il mondo: è quanto avviene in Il robot e lo Sputnik (1957, regia di Herman Hoffman), nel quale un bambino ed il celebre, ingenuo Robby il Robot (primo automa della storia del cinema a obbedire alle tre leggi della robotica di Isaac Asimov) si uniscono per cercare di sconfiggere un malvagio Super Computer che vuole controllare tutto il mondo da un satellite.

Eco-robot: il robot e lo Sputnik
Il robot e lo Sputnik

La “lotta” tra robot e computer avrà un solo vincitore: il computer. I robot superati finiranno in discarica. Ferraglia più o meno obsoleta che sia.

Come avviene in Real Steel (2011, diretto da Shawn Levy), nel quale un ex pugile professionista ormai disperato e a corto di soldi, va con suo figlio Max in una discarica per rottami nella speranza di trovare qualche pezzo di robot per costruirne uno adatto alla boxe. Accidentalmente, Max trova un robot ancora intero. Una volta portato a casa, Charlie gli spiega che non è possibile usarlo per combattere perché è “solo” un G2, un robot da allenamento, tra i primi modelli costruiti.

Discariche? Il filo dei pensieri porta direttamente al robottino valoroso Wall-E: da più di settecento anni unico abitante della Terra, ormai abbandonata dagli esseri umani a causa dell’inquinamento e dell’eccesso di rifiuti. Il compito di Wall-E è quello di ripulire il pianeta compattando i rifiuti, compito a cui adempie diligentemente. Wall-E riesce a provare emozioni e mentre pulisce, raccoglie e sperimenta, come spinto da un’umana curiosità. Trova una videocassetta della versione cinematografica di “Hello, Dolly!” che custodisce come un suo tesoro. E… un giorno scende dal cielo un robot ad alta tecnologia di nome EVE che lo farà innamorare di un amore che cambierà il loro destino e quello dell’umanità. Viene in mente Marvin, l’androide paranoico, uno dei personaggi della Guida galattica per autostoppisti, serie ideata da Douglas Adams, e la sua battuta: “Ho il cervello grande come un pianeta e mi fanno unicamente raccogliere un pezzo di carta“.

Simile, per abnegazione e fiducia “ecologista” nel futuro, soprattutto da parte del robot (qui l’eroico Paperino), la vicenda di 2002: la seconda odissea (“Silent Running”, film di fantascienza del 1972, regia di Douglas Trumbull).

Sulla Terra si è estinta qualsiasi forma di flora e di fauna. Quello che resta del mondo animale e vegetale è stato da tempo trasferito su piattaforme spaziali. Lowell Freeman, botanico, è il custode di una delle astronavi ormeggiate ai confini del sistema solare e vive in totale simbiosi con quel perfetto ecosistema, aiutato nella quotidiana manutenzione da tre robottini giardinieri (Paperino, Paperina e Paperone). Quando dalla Terra, a causa di speculazioni economiche, viene comandato di riconvertire la piattaforma in stazione commerciale e di distruggere quanto conserva, Freeman si ribella e dirige l’astronave oltre l’orbita di Saturno. Durante la fuga uno dei robot viene distrutto ed un altro gravemente danneggiato e l’uomo, consapevole dell’impossibilità di fuggire, sgancia tutte le cupole/serra, affidando l’ultima al robot superstite. Questi, Paperina, continuerà così, nonostante tutto, a prendersi cura diligentemente della foresta che nella sua bolla di vetro proseguirà la sua “corsa silenziosa” per il cosmo.

Facciamo un salto in Giappone in cerca di riverberi ecologisti al nostro tema e per incontrare dunque il gatto Doraemon nonché i cani de L’isola dei cani. Gatti e cani robot. E torniamo quindi all’animazione: nei suoi vari film il manga ecologista Doraemon, il tenero gatto robot star dei più piccini, ha il valore di insegnare proprio ai bambini il rispetto dell’ambiente, di mettere in guardia contro il riscaldamento globale, il disboscamento e l’inquinamento, promuovendo altresì la protezione delle specie di animali in via di estinzione.

Doreamon
Doreamon, cartone animato giapponese

I cani sono tutti ammalati; per evitare epidemie vengono tradotti a forza in un’isola che serve da discarica dei rifiuti. In realtà è solo un inganno politico, ordito da un sindaco assetato di potere, ma comunque i cani vengono sostituiti da cani robot: indistruttibili, fedeli, coraggiosi e soprattutto asettici e sani. Succede in L’isola dei cani film d’animazione di Wes Anderson del 2018 (ma già c’era stato Il sesto giorno un film del 2000 con regia di Roger Spottiswoode: nel futuro qualsiasi essere vivente può essere clonato e nascono così servizi di clonazione a pagamento come la Re-Pet, che riporta in vita i propri animali).

Ancora in Giappone la storia di Astro Boy, 2009, animazione, diretto da David Bowers, dalla serie manga di Osamu Tezuka. Metro-city: nel futuro, dopo che la terra viene completamente inquinata dagli scarti e rifiuti degli umani, la città giapponese e immaginaria di Metro-city si distacca dal suolo diventando una metropoli volante e grazie all’ausilio del geniale dottor Tenma e dei suoi avanzatissimi robot lavoratori, favorisce una vita tranquilla ai cittadini.
Fermiamoci qui con la nostra rapida carrellata.

Preoccupati per le sorti del Pianeta? Ci aiuteranno dunque gli eco robot a salvare la nostra amata Terra?
Se i robot diligentissimi, come Wall-E e come Paperina (e tanti altri, in arrivo, se ne può star certi), continueranno ad assolvere i loro compiti, con tenacia ed instancabilmente, se resteranno in linea con la loro “programmazione”, se proprio grazie a questa impareranno pertanto cose nuove, nuove relazioni e nuove soluzioni, se terranno in “memoria” l’etica dei comportamenti, allora potrà darsi che i gingilli meccanici, a metà tra gli automatismi primitivi e gli elettrodomestici, definiti eco-robot, alla fine saranno coloro i quali si dovranno far carico dei cruciali problemi del futuro per quanto riguarda l’ambiente. E forse saranno gli unici a farlo. Acquisiranno coscienza. Una coscienza ambientalista, molto più salda e duratura di quella degli uomini… e salveranno il mondo!

Ma questo, appunto, è davvero un altro film…

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Con la mente alle riflessioni di Pasolini sulla società dei consumi e sui suoi influssi, da esperto di cinema e documentarismo, si interessa di cinema ambientalista (storia, sviluppi, generi) già da molto tempo. Ha scritto sul rapporto tra il cinema e gli animali; ossia sul rispetto che si deve alla dignità di questi ultimi. Ha diretto un festival interamente dedicato ai cambiamenti climatici. È nel board di Medir, festival su diritti ed ambiente nel mediterraneo. Vive a Roma.

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