Funghi Espresso: alla scoperta della urban farm fiorentina dove gli scarti diventano risorse

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Funghi Espresso: alla scoperta della urban farm fiorentina dove gli scarti diventano risorse ultima modifica: 2018-06-22T08:00:45+02:00 da Alessandra Varotto
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A chi non piacerebbe l’idea di acquistare cibo locale, fresco e sano, prodotto direttamente nel centro della nostra città abbattendo le emissioni di CO2 connesse al suo trasporto, e magari ottenuto a partire da quelli che di solito vengono considerati scarti, come i fondi di caffè? Questa è una domanda la cui risposta è solo in apparenza scontata, soprattutto considerando che già oggi oltre la metà della popolazione vive in città. E che questo dato è destinato a crescere fortemente nei prossimi anni, ponendo il problema di come assicurare a tutti gli abitanti delle città, negli anni a venire, un adeguato accesso a cibo sano e nutriente, senza depauperare ulteriormente le scarse risorse del nostro Pianeta.

In cerca di risposte e possibili soluzioni, siamo andati a Firenze a trovare Antonio di Giovanni, co-fondatore di Funghi Espresso, per raccontarvi la storia di questa urban farm unica nel suo genere, ispirata ai principi dell’economia circolare.

Il progetto Funghi Espresso nasce nel 2013, quando Antonio – agronomo in cerca di soluzioni per ridurre il nostro impatto ambientale sul Pianeta – inizia a studiare come poter riutilizzare i fondi di caffè in agricoltura. E scopre che questo rifiuto non solo è presente in grandi quantità (solo in Italia, ne vengono prodotte circa 800 tonnellate al giorno), ma anche che da scarto può trasformarsi in una risorsa preziosa. Ad esempio, utilizzandolo per la coltivazione di funghi.

Da allora Funghi Espresso ha ampliato le sue attività fino a comprendere, oltre alla produzione di funghi dai fondi di caffe, anche la produzione di kit domestici per chi volesse cimentarsi nella coltivazione casalinga, i corsi di formazione rivolti agli adulti e alle scuole, la produzione di humus di lombrico e un sistema acquaponico attraverso il quale crescere pesci e ortaggi in maniera sinergica. Il tutto all’interno di un sistema “a cascata”, dove i cicli di produzione sono integrati fra loro e lo scarto di un ciclo diventa una risorsa per un altro ciclo. La cosa più divertente? Che quella di Antonio è un’azienda agricola senza terra, situata nel bel mezzo di Firenze.

Antonio, come funziona Funghi Espresso, la vostra urban farm a spreco zero dove i rifiuti diventano risorse?

Tutto inizia dal fondo di caffè. Questo può essere valorizzato come substrato per la crescita dei funghi, perché contiene sostanze minerali preziose di cui i funghi si nutrono per crescere. Da ogni kg di fondo di caffè recuperato è possibile produrre 200 gr di fungo fresco. In questo modo si possono produrre alimenti sani, buoni e nutrienti, riducendo al tempo stesso i rifiuti urbani e le connesse emissioni climalteranti.

All’interno delle Scuderie Leopoldine (costruite attorno al 1700) abbiamo ricreato l’habitat ideale per la crescita dei funghi.

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La Scuola di Agraria di Firenze, dove ha sede la urban farm Funghi Espresso.

Ogni giorno andiamo nei bar del centro storico di Firenze e raccogliamo il fondo di caffè prodotto durante il giorno. Al momento raccogliamo circa 70 kg/giorno di fondo di caffè da circa 8 bar.

Entro le 24 ore successive i fondi vengono puliti da eventuali impurità, inoculati con il micelio (il “seme del fungo”) scelto per la coltivazione e posti in appositi sacchi. Noi coltiviamo tre diverse varietà di funghi: il Pleurotus Ostreatus, il Pleurotus Cornucopiae e il Pleurotus Djamor.

I sacchi vengono quindi posti in una camera buia per circa 20 giorni, dove rimangono fino a quando non diventano completamente bianchi, momento in cui sono pronti per essere spostati nella stanza di fruttificazione. Qui l’ambiente è luminoso e molto umido e, dopo circa 7 giorni, finalmente i funghi sono pronti per la raccolta. Li vendiamo presso mercati contadini, GAS (gruppi di acquisto solidale) e ristoranti vegani e vegetariani di Firenze.

L’impatto ambientale del nostro processo produttivo è molto basso, infatti utilizziamo mezzi ecologici come le bici-cargo per la raccolta del fondo di caffè, e, dopo aver prodotto i funghi, il substrato esausto viene recuperato ancora una volta per produrre l’humus di lombrico, un ottimo ammendante organico per l’agricoltura e il giardinaggio.

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Antonio di Giovanni e i suoi funghi prodotti dai fondi di caffè raccolti nei bar fiorentini.

Oltre alla produzione di funghi e humus di lombrico, quali progetti state portando avanti?

Accanto alla nostra unità produttiva abbiamo appena avviato un impianto acquaponico per la coltivazione di ortaggi grazie all’acqua di scarto dei pesci. L’idea è quella di collegare la produzione dei funghi con quella delle piante fuori suolo, alimentando i pesci con i lombrichi ottenuti dal lombri-compostaggio dei nostri stessi scarti di produzione. L’acqua di scarto delle vasche dei pesci viene utilizzata per irrigare le colture, che crescono velocemente grazie alle sostanze fertilizzanti prodotte dai pesci. A loro volta, le piante restituiscono acqua pulita alle vasche, diminuendo notevolmente la quantità di ricambi completi necessari per la salute dei pesci. In questo modo è possibile creare un ciclo chiuso che non prevede l’utilizzo di input esterni e che sia completamente autosufficiente, creando nuovo valore a partire da quelli fino ad ora considerati scarti.

Abbiamo inoltre lanciato nelle scorse settimane il progetto Urban Farmers Italia, che ha l’obiettivo di portare avanti la ricerca in questo campo e di divulgare le buone pratiche in agricoltura seguendo la visione dell’economia circolare.

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L’impianto acquaponico di Funghi Espresso: dai fondi di caffè alla coltivazione di ortaggi, a spreco zero.

Quella di Funghi Espresso è un’idea che è possibile replicare? Come?

Il modello Funghi Espresso è replicabile ovunque ci sia una città di una grandezza media (circa 15 mila abitanti) e persone interessate alla valorizzazione del fondo di caffè per la produzione di funghi.

Per favorire la diffusione di questa buona pratica, organizziamo dei training di formazione di due giorni (qui tutte le informazioni utili per partecipare) durante i quali descriviamo passo per passo, grazie alla nostra esperienza, come avviare una piccola produzione locale di funghi recuperando il fondo di caffè prodotto dalle attività commerciali del posto.

Come immagini il futuro di Funghi Espresso?

Se guardo avanti vedo un sogno che piano piano sta diventando realtà, far capire che i rifiuti se trattati e gestiti in modo adeguato sono delle risorse da poter valorizzare e non un problema da affidare ad altri. Per la prima volta economia ed ecologia possono esser visti come la faccia della stessa medaglia e non come due mondi opposti.

Abbiamo bisogno di un futuro migliore più sostenibile da un punto di vista ambientale, sociale ed economico. Per questo penso che la nostra idea vada nella direzione giusta e spero che grazie ad essa sarà possibile creare nuovi posti di lavoro nel rispetto dell’ambiente e della salute.

Questo articolo fa parte di una serie intitolata Il futuro del cibo, volta a presentare e approfondire le soluzioni sostenibili per il cibo di domani, tramite interviste ai protagonisti di queste innovazioni green. Nella prossima puntata parleremo di vertical farming, ovvero di fattorie verticali. Stay tuned!

Ph. credits: Antonio di Giovanni.

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Appassionata di sostenibilità, comunicazione e innovazione, ha conseguito un dottorato in Social Marketing for Sustainability presso l’Università degli Studi di Padova e la University of Exeter (UK), e un master in comunicazione digitale allo IUSVE di Venezia con una tesi sul digital storytelling della CSR nel settore food. TEDx speaker e communication manager di progetti europei LIFE, nel tempo libero ama studiare e visitare luoghi nuovi vicini e distanti, dove fare lunghe passeggiate all’aria aperta godendo della gioia e della meraviglia che la natura è in grado di suscitare.

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