Cibo del futuro: le sfide aperte e le possibili soluzioni per rendere più sostenibile il nostro sistema agroalimentare

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Cibo del futuro: le sfide aperte e le possibili soluzioni per rendere più sostenibile il nostro sistema agroalimentare ultima modifica: 2018-06-20T08:00:55+02:00 da Alessandra Varotto
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Nelle ultime settimane l’Italia ha ospitato numerose manifestazioni internazionali dedicate a discutere e creare consapevolezza intorno alla (non) sostenibilità del nostro attuale sistema agroalimentare. Con l’obiettivo di approfondire queste tematiche e comprendere quali sono le sfide aperte e le possibili soluzioni, eHabitat ha girato la Penisola in lungo e in largo. Siamo stati a Seeds & Chips a Milano, al Food & Science Festival a Mantova, e a vari eventi ospitati in diverse città nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile. Abbiamo ascoltato con attenzione, preso pagine e pagine di appunti, scattato foto, girato video e realizzato numerose interviste. Ecco qui tutto quello che abbiamo scoperto.

Le 7 grandi sfide del nostro sistema agroalimentare

1. Inquinamento e cambiamento climatico. Il nostro attuale sistema agroalimentare è uno delle principali cause del cambiamento climatico in atto. Contribuisce infatti pesantemente al riscaldamento globale producendo circa un quinto delle emissioni totali, equivalenti ad una quantità di gas serra maggiore di quella emessa da tutte le auto, i camion, gli aerei e i treni messi insieme. Utilizza il 70% dell’acqua dolce disponibile sul Pianeta e oltre il 40% della superficie terrestre non coperta da ghiacci. Causa inoltre l’impoverimento progressivo del suolo, come conseguenza dell’utilizzo massiccio di pesticidi e fertilizzanti.

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L’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti chimici è una della maggiori cause di impoverimento del suolo (ph. George Steinmetz).

2. Proteine sostenibili. Entro il 2050 dovremo sfamare 9.7 miliardi di persone. In particolare, le previsioni indicano che la classe media globale passerà da 2 a 6 miliardi di persone, con una crescita importante prevalentemente in India, Cina e Africa. La forte crescita numerica e l’adozione di uno stile alimentare sempre più vicino a quello occidentale farà aumentare la richiesta di proteine del 57%. La sfida dunque non sarà soltanto quella di nutrire una popolazione in forte aumento, ma di farlo senza depauperare ulteriormente le risorse del nostro Pianeta. Non a caso, il motto di quest’anno a Seeds & Chips è stato: “There is no Planet B”.

3. Disboscamento e perdita di biodiversità. Ogniqualvolta l’uomo necessita di incrementare la produzione di cibo, nuove terre vergini vengono disboscate. Secondo le stime della FAO, inoltre, il 75% del cibo a livello globale è generato da sole 12 specie di piante e da 5 specie animali. Questo causa non soltanto problemi di sovra-sfruttamento, ma anche una perdita di biodiversità tale che il nostro attuale sistema agroalimentare può essere tristemente considerato come uno dei principali fattori di estinzione della fauna selvatica.

4. Cibo come mangime e biocarburante. Quando si parla di nutrire il pianeta raramente si fa menzione del fatto che questo significa sfamare 19 miliardi di galline, 2 miliardi di suini, 1.5 miliardi di bovini e ben 160 miliardi di pesci di allevamento. E invece bisognerebbe riflettere sul fatto che oggi un terzo delle terre coltivate e un quarto del pesce pescato vengono utilizzati per nutrire il bestiame, di cui a nostra volta ci cibiamo. Soltanto il 55% delle calorie derivanti da produzione agricola viene utilizzato per sfamare le persone. Il resto viene trasformato in prodotti industriali (come i bio-carburanti) o utilizzato, appunto, per nutrire il bestiame.

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Un allevamento intensivo di maiali (ph. George Steinmetz).

5. Spreco alimentare. Circa un terzo della produzione alimentare globale (1.3 miliardi di tonnellate) va sprecato ogni anno, equivalente a 680 miliardi di dollari nei Paesi industrializzati e 310 miliardi nei Paesi in via di sviluppo (dati FAO). Sprecare il cibo, tuttavia, vuol dire sprecare molto più di questo: significa infatti spreco di acqua, di energia, risorse e lavoro. Senza contare che il cibo sprecato sfamerebbe per ben quattro volte gli 815 milioni di persone che nel mondo soffrono la fame. Nei Paesi poveri il cibo viene spesso perso fra il campo e l’arrivo sul mercato, a causa di tecniche di stoccaggio e trasporto inefficienti. Nei Paesi ricchi, invece, la maggior parte dello spreco si verifica nei supermercati, nei ristoranti e nelle nostre case.

6. Dieta e malattie. Sette delle dieci principali cause di mortalità nel mondo sono collegate alla nostra alimentazione: obesità, diabete, malattie cardiache e cardiovascolari come l’ipertensione, ictus, osteoporosi e cancro. Malnutrizione, infatti, non significa soltanto denutrizione, ma anche nutrizione in eccesso. Ogni due persone che soffrono la fame nel mondo, ci sono cinque persone obese o in sovrappeso. Le diete ricche di calorie, zuccheri aggiunti, grassi saturi e sodio, e la mancanza di frutta, verdura e attività fisica stanno contribuendo al vertiginoso aumento dei tassi di obesità e delle malattie croniche e morti premature ad essa connesse.

7. Plastica. La richiesta, in costante aumento, di alimenti e bevande confezionate comode e convenienti è direttamente correlata al problema dell’eccesso di plastica e di confezioni che vengono gettate via ogni giorno, magari dopo un utilizzo di soli pochi minuti. Si stima che, attualmente, ben 5 trilioni di pezzi di plastica galleggino negli oceani. Questi, spesso microscopici (le cosiddette microplastiche), vengono scambiati per cibo dagli animali marini, con effetti gravissimi sia per la fauna sia per gli esseri umani, attraverso il loro ingresso nella catena alimentare. E la situazione non migliorerà nel prossimo futuro. Continuando così, entro il 2050 negli oceani ci sarà più plastica che pesci.

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“Dobbiamo considerare ogni aspetto della catena alimentare. La produzione di cibo è solo una parte della sfida. Dobbiamo essere migliori amministratori del nostro cibo” (John Kerry a Seeds & Chips 2018).

Soluzioni sostenibili per un nuovo sistema agroalimentare

Cosa è possibile fare, concretamente, per rispondere a queste sfide? Sicuramente bisogna passare da una produzione maggiore ad una produzione migliore, facendo di più con quello che già c’è. L’obiettivo è soprattutto quello di studiare e rendere disponibili per il consumo alimentare fonti di proteine alternative che siano sane, sicure, gustose e sostenibili. Le proposte che abbiamo visto sono numerose e molte ci sono sembrate davvero interessanti. Si va dalle alghe agli insetti, per arrivare alle proteine vegetali e alla cosiddetta “carne in provetta” (coltivata e prodotta in laboratorio).

Molto interessante è anche l’utilizzo di materiali fino ad oggi considerati scarti alimentari e produttivi come input per nuovi processi e prodotti, in un’ottica di economia circolare e rigenerativa dove il concetto di rifiuto non esiste più.

Un’altra tendenza in atto è infine quella di avvicinare la produzione di cibo alle città, dove la gran parte di esso viene già oggi consumato (e dove si stima che vivrà il 70% della popolazione mondiale, entro il 2050), attraverso logiche di urban e vertical farming.

Poiché per approfondire tutti questi aspetti lo spazio a disposizione qui non era sufficiente, abbiamo deciso di dedicare alle soluzioni sostenibili per il cibo del futuro e ai protagonisti di queste innovazioni green una serie di articoli di approfondimento intitolata – per l’appunto – Il futuro del cibo. Gli articoli usciranno nelle prossime settimane: un motivo in più per stare connessi e continuare a leggere e far leggere eHabitat!

Stay tuned 🙂

Photo Credits: National Geographic (immagine di copertina) e George Steinmetz.

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Appassionata di sostenibilità, comunicazione e innovazione, ha conseguito un dottorato in Social Marketing for Sustainability presso l’Università degli Studi di Padova e la University of Exeter (UK), e un master in comunicazione digitale allo IUSVE di Venezia con una tesi sul digital storytelling della CSR nel settore food. TEDx speaker e communication manager di progetti europei LIFE, nel tempo libero ama studiare e visitare luoghi nuovi vicini e distanti, dove fare lunghe passeggiate all’aria aperta godendo della gioia e della meraviglia che la natura è in grado di suscitare.

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