A gennaio 2018 è entrata in vigore la tanto dibattuta Legge 123/2017 che prevede l’introduzione dell’obbligo dei sacchetti biodegradabili a pagamento nei supermercati, applicativa della Direttiva europea 215/720 per ridurre l’impatto ambientale della plastica. L’effetto è, invece, stato opposto poiché è aumentato il numero di consumatori che scelgono prodotti confezionati.
Sacchetti biodegradabili e verdura confezionata
Secondo dati Ismea, infatti, è diminuita la vendita dei prodotti sfusi, dal 3,5% al 7,8%, ed è aumentata quella dei confezionati dell’11%.
“Si tratta di numeri che rendono ipotizzabile come la reazione istintiva avversa dei consumatori – anche a seguito del forte seguito mediatico attribuito all’evento – abbia fornito un’accelerazione a un processo di sostituzione di per sé già in atto – afferma l’Ismea – La novità e la sorpresa contenuta nei dati relativi al primo trimestre 2018 sta nella forza impressa a questa tendenza dall’entrata in vigore della nuova disposizione. Infatti, nel primo trimestre 2018 le vendite di ortofrutticoli confezionati rappresentano il 32% del totale contro il 29% del primo trimestre 2017”.
Secondo Ismea, la notizia dell’obbligo dei sacchetti biodegradabili ha avuto sul consumatore l’effetto opposto a quello sperato, aumentando l’acquisto dei prodotti confezionati.
Più spesa, più rifiuti
La rilevanza mediatica della notizia e la confusione sulla vicenda, ha fatto sembrare l’introduzione dell’obbligo nei supermercati dei sacchetti biodegradabili a pagamento come un’imposizione del governo sul consumatore, suscitando l’aumento degli acquisti del confezionato.
Il paradosso è che la verdura confezionata ha un costo maggiore degli sfusi del 43%. Quindi il consumatore, per non pagare i centesimi del sacchetto, spende di più sulla spesa. Inoltre, l’obbligo nei supermercati dei sacchetti biodegradabili a pagamento per ridurre l’impatto ambientale non è servito, poiché la vendita dei prodotti confezionati ha aumentato anche il consumo di plastica delle vaschette e della copertura della verdura.
Indubbiamente la rilevanza mediatica della notizia è stata fondamentale per il consumatore, però non è giustificabile un tale aumento della vendita del confezionato. La spesa per i sacchetti biodegradabili, di soli uno o due centesimi, è una richiesta alla società per provare a ridurre l’impatto ambientale dei rifiuti e, anche se imposta, dovrebbe essere accolta da tutti, poiché è fondamentale la collaborazione di tutti. Inoltre, i confezionati costano di più, causando anche un aumento dell’impatto economico sulle tasche del consumatore.
È quindi fondamentale tornare a interagire con i prodotti, imparando a scegliere, toccare, assaggiare, tagliare e cucinare la verdura, anziché scegliere il prodotto confezionato perché già tagliato e lavato.
Perché il rispetto per l’ambiente comincia da noi.