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Api, impariamo a conoscere e proteggere questi piccoli e preziosissimi alleati dell’ambiente

in Animali|Biodiversità|Inquinamento
Api, impariamo a conoscere e proteggere questi piccoli e preziosissimi alleati dell’ambiente ultima modifica: 2018-05-03T13:30:57+02:00 da Alessandra Varotto
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Dopo una battaglia durata decenni, lo scorso 27 aprile gli Stati membri dell’UE hanno finalmente deciso di mettere al bando in maniera permanente i neonicotinoidi. Questi sono gli insetticidi più utilizzati al mondo, e fra i principali nemici delle api e degli altri insetti impollinatori.

Si celebra dunque un’importante vittoria per questi animali preziosissimi ai quali dobbiamo tanto, la cui sopravvivenza è però messa in grave pericolo da numerosi fattori che agiscono in interazione fra loro, con effetti spesso devastanti. Non solo l’utilizzo di prodotti chimici in agricoltura, ma anche l’inquinamento, l’introduzione di specie aliene invasive, l’azione di parassiti e patogeni e la perdita di risorse alimentari stanno decimando le colonie di api, che si stima stiano scomparendo al ritmo di una su tre ogni anno.

Noi di eHabitat abbiamo deciso di approfondire la questione facendo una chiacchierata con Silvia Bertazzo. Silvia è una giovane apicoltrice e agricoltrice che qualche anno fa si è innamorata delle api a tal punto da mollare il suo posto fisso da impiegata e decidere di fondare in provincia di Rovigo l’azienda agricola “La Bocalina”, dove all’interno di quaranta arnie alleva le sue piccole amiche.

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Silvia e il compagno Matteo posano insieme ad alcune delle loro arnie (ph. Silvia Bertazzo).

Silvia, perché le api sono così importanti per noi e per il nostro ecosistema?

Già Einstein sosteneva che, se le api scomparissero, il mondo in quattro anni cesserebbe di esistere. Se non ci fossero le api, infatti, non ci sarebbe biodiversità e noi stessi non avremmo frutta o verdura da mangiare. In campagna, si vede quando le api lavorano: c’è un aumento della produzione. Danno vita.

Le api ci donano inoltre dei prodotti utili per la nostra salute, che permettono di ridurre almeno in parte il ricorso ai farmaci di sintesi. In primis il miele, che può essere usato non solo nell’ambito della dolcificazione, ma anche come cura per il mal di gola e delle ferite e piaghe da decubito. C’è poi la propoli, anch’essa molto utile per mal di gola, ma anche per disinfettare il cavo orale e le ferite. Il polline, infine, è un integratore naturale ricco di proteine e amminoacidi, molto utile durante i cambi di stagione.

Come stanno le api, oggi? Quali sono i pericoli che le minacciano?

Le nostre api non stanno bene, principalmente a causa nostra. Di fatto, tutti i pericoli che minacciano le api derivano da un pericolo numero uno, che è l’uomo.

In agricoltura, ad esempio, vengono utilizzate numerose sostanze che avvelenano le api. Ad aggravare la situazione c’è poi il fatto che questi trattamenti vengono effettuati in malo modo, di giorno, momento in cui le api sono fuori alla ricerca di cibo, e vengono quindi colpite in maniera diretta e spesso letale.

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Silvia e le sue api (ph. Silvia Bertazzo).

C’è poi il problema della varroa, un parassita introdotto negli anni ’80 dall’Asia quando, per ottenere api più produttive, sono state incrociate l’Apis Mellifera europea e specie coreane. La varroa intacca le api fin dal loro stadio larvale, creando delle malformazioni e rendendole più soggette ad altre malattie. La diffusione della varroa è talmente disastrosa che ha portato alla dipendenza di molte colonie di api dalle cure veterinarie dell’uomo.

Oltre a questo, stiamo aspettando con apprensione l’arrivo della vespa velutina, una sorta di calabrone abbastanza pericoloso anche per l’uomo perché particolarmente aggressivo. La vespa staziona nei pressi degli alveari e attacca le api per cibarsene. L’alveare di conseguenza man mano si spopola, perché le api per paura si rifiutano di uscire all’esterno per reperire le risorse come il polline e il nettare. Questo problema si è originato in Asia, poi è passato in Francia tramite un carico commerciale di bonsai e adesso è arrivato anche da noi in Italia, inizialmente in Piemonte e Liguria. Recentemente c’è stato un caso a Mantova e uno a Rovigo.

Un altro problema è l’aethina tumida, ovvero un coleottero che rovina il miele, intaccandolo e degradandolo. Questo è un problema per l’apicoltore ma anche per le api, dato che il miele costituisce il loro sostentamento. Si sta tenendo monitorata la situazione e per il momento il problema – che arriva dal nord Africa – è stato isolato e bloccato in Calabria, bruciando le arnie. Azione peraltro inefficace perché le uova del coleottero vivono nel terreno. Si poteva quindi utilizzare altri metodi, come fare ricorso ai polli, invece che distruggere interi apiari.

Poi ci sono delle malattie che compaiono quando le api sono indebolite da altre problematiche, come ad esempio la varroa di cui parlavamo prima. È il caso della peste americana, dalla quale le api non guariscono e l’unica soluzione è pertanto la distruzione delle arnie, per evitare il contagio.

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Le api di Silvia (ph. Silvia Bertazzo).

Cosa possiamo fare per proteggere le api?

Il nemico principale delle api è l’uomo perché non trattiamo bene il nostro ambiente, e perché non siamo accorti. Per aiutare le api contrastando la perdita di risorse alimentari dovuta alla diffusione delle monocolture, all’industrializzazione e all’urbanizzazione basterebbe ad esempio che in giardino, in estate, evitassimo di tagliare il trifoglio o il tarassaco durante la fioritura. Queste infatti sono piante molto importanti per le nostre api. Se invece abbiamo un orto, evitiamo di utilizzare pesticidi e diserbo. Sono piccole cose che ognuno di noi può fare per aiutare l’ambiente in cui viviamo, che spesso diamo per scontato ma che in realtà è importantissimo e deve essere tutelato.    

Noi agricoltori poi (soprattutto quelli che adottano ancora un metodo convenzionale e non sono ancora passati al metodo biologico o alla lotta integrata), dovremmo essere più accorti e fare i trattamenti alla sera, momento in cui le api sono nell’alveare. Alla sera, peraltro, i trattamenti risultano più efficaci perché non c’è l’evaporazione che avviene durante il giorno. Si salvano così le api, e c’è anche un’ottimizzazione economica dei costi dei trattamenti.

Gli animali hanno sempre molto da insegnarci. Quali lezioni di vita possiamo imparare dalle api e dall’alveare?

Conoscendo l’alveare e la vita al suo interno si imparano tante cose utili per noi esseri umani come collettività. Le api sono maestre di educazione civica, ci insegnano che ognuno ha il suo ruolo nella società per il bene comune. Nell’alveare infatti una cosa è molto evidente: i singoli lavorano per il bene della comunità, e tutto è organizzato in maniera efficientissima, per il benessere di tutti.

E poi le api ti insegnano ad avere pazienza. Devi andare lento, devi avere rispetto. Far avvicinare le persone all’apicoltura contribuisce a farle staccare da dinamiche del tipo “tutto veloce, tutto subito”. Dinamiche che ci stanno snaturando, facendoci incorrere in situazioni di stress e di malattia dovute all’incapacità di ricavarci dei tempi per noi. Lavorare assieme alle api ti aiuta ad adeguarti a un determinato ritmo. Devi per forza darti un freno, perché con loro non puoi permetterti di essere veloce, frenetico. Ti insegnano quindi ad avere un atteggiamento meno frenetico, più naturale, come dovrebbe essere. Una cosa che ormai stiamo perdendo.

Parlare con Silvia ci ha fatto capire ancora di più quanto sia importante avere a cuore il destino delle api. Aiutando le api, infatti, aiutiamo in realtà tutta la natura e noi stessi. Teniamolo in mente!

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Il miele prodotto dalle api di Silvia (ph. Silvia Bertazzo).

E se vi trovate a passare nelle zone di Rovigo o del Delta del Po, fermatevi alla Bocalina da Silvia e dalle sue api. Lei sarà felice di accogliervi facendovi sentire come a casa vostra, raccontandovi di più su questi meravigliosi animali e offrendovi una selezione di buonissimi prodotti della sua terra (non solo miele, propoli e polline, ma anche farine di cereali antichi macinate a pietra, pane, confetture e conserve), tutti rigorosamente naturali.

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Appassionata di sostenibilità, comunicazione e innovazione, ha conseguito un dottorato in Social Marketing for Sustainability presso l’Università degli Studi di Padova e la University of Exeter (UK), e un master in comunicazione digitale allo IUSVE di Venezia con una tesi sul digital storytelling della CSR nel settore food. TEDx speaker e communication manager di progetti europei LIFE, nel tempo libero ama studiare e visitare luoghi nuovi vicini e distanti, dove fare lunghe passeggiate all’aria aperta godendo della gioia e della meraviglia che la natura è in grado di suscitare.

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