2001 Odissea sul pianeta Terra. 50 anni fa il capolavoro di Kubrick. Riflessioni sul vegetarismo e sulla violenza

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2001 Odissea sul pianeta Terra. 50 anni fa il capolavoro di Kubrick. Riflessioni sul vegetarismo e sulla violenza ultima modifica: 2018-04-29T08:00:06+02:00 da Enzo Lavagnini
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2001 Odissea sul pianeta Terra, Stanley Kubrick, che tante volte ha riflettuto sulla violenza, da par suo, in profondità e senza prevenzioni ideologiche, racconta il momento esatto in cui l’uomo dovette cominciare a proclamare proprio con la violenza il proprio dominio sulla natura, sugli altri animali, sui suoi simili.

2001 Odissea sul pianeta Terra, a 50 anni dal capolavoro cinematografico di Kubrick che ha cambiato la storia del cinema, ecco come il maestro racconta l’origine dell’antropocentrismo, della supremazia dell’uomo sulla natura.

Flashback, scena 1: 50 anni fa. Aprile del 1968. Pianeta Terra.

Un osso viene lanciato in aria dalla mano irsuta di un ominide. E’ un osso consunto, smangiucchiato, che va con un rallenty infinito a stagliarsi contro un cielo limpidissimo. Poi, quelle misere, animali spoglie si trasformano. Dissolvenza: ora sullo schermo c’è una placida navicella spaziale che solca un tranquillo universo in una corsa silenziosa ed inarrestabile.

Stiamo assistendo alla proiezione de “2001: Odissea nello spazio” (1968), capolavoro di Stanley Kubrick, che in tal modo, con l’osso roteante verso il cielo, dà l’avvio alla parte, certo sostanziale del film, ambientata nello spazio.

L’animale abusato. Il cinema e la dignità degli animali

Come però si sa, “2001” inizia proprio con una lunga sequenza sulla cara, vecchia Terra di qualche milione di anni fa, “l’alba dell’uomo” per l’esattezza nell’Africa di quattro milioni di anni fa.

Scene memorabili, sulle quali le interpretazioni si sono davvero sprecate: un gruppo di scimmioni, ormai quasi uomini nella lunga scala evolutiva che la loro progenie ha attraversato, scopre un misterioso monolite nero, palesamento di una divinità sconosciuta o testimonianza di una precedente civiltà.

Subito dopo, illuminato o chissà forse condizionato da quell’apparizione, uno di loro, indubbiamente il capo, impara a brandire un osso di animale e a minacciare gli altri. In breve, da “vegetariano” (si direbbe oggi), convinto che è, come tutti gli altri suoi simili, con tutte le implicazioni etiche del caso, come abbiamo visto in altre scene, lentamente si trasforma in un violento carnivoro: uccide animali e se ne ciba.

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2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick

Infine uccide addirittura un suo simile, per riaffermare il proprio potere su un territorio che ospita una piccola pozza d’acqua; lo uccide servendosi proprio di un osso come arma (lo stesso osso che poi lancerà, altissimo, in cielo, e che si “trasformerà” grazie alla dissolvenza in astronave).

Stanley Kubrick, che tante volte ha riflettuto sulla violenza, da par suo, in profondità e senza prevenzioni ideologiche, racconta così il momento esatto in cui l’uomo dovette cominciare a proclamare proprio con la violenza il proprio dominio sulla natura, sugli altri animali, sui suoi simili.

E’ il concetto di supremazia stessa dell’uomo che prende così l’avvio.

Cominciamo con le immagini di Stanley Kubrick a comprendere bene il germe stesso di quella violenza e di quell’antropocentrismo che, in seguito, tutto (quasi tutto, o tanto) giustificherà. Ogni cosa doveva e deve essere asservita all’uomo, e tra questi a quello più forte. Ed ovviamente al suo gruppo dominante.

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2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick

Da allora in poi infatti, dall’alba dell’umanità in poi, con mezzi decisamente più persuasivi di un semplice, sbocconcellato femore, l’uomo per i suoi fini ha depredato con incredibile avidità il mondo intero, saccheggiandolo di ricchezze e risorse, ed ha assoggettato, talvolta soppresso, col terrore, ogni cosa, ogni nemico ed essere vivente: gli animali ne hanno fatto, tra i primi, le spese.

Nel tempo poi il “Contratto animale”, come lo definisce Desmond Morris, che regola teoricamente il reciproco rispetto tra tutti gli animali, uomini compresi, del pianeta, dapprima minacciato, è stato così definitamente stracciato.

Flashback, scena 2: 50 anni fa. Aprile del 1968. Pianeta Terra.

Stessi giorni nei quali sugli schermi di tutto il mondo usciva “2001: Odissea nello spazio”.

Siamo a Memphis, Stati Uniti. E’ il 4 aprile del 1968.

Dopo una marcia per i diritti dei neri, finita con la morte di un ragazzo, Martin Luther King, ecclesiastico battista e uomo politico statunitense, premio Nobel per la pace, rientra al Lorraine Motel di Mulberry Street.

Nella sua stanza, la 306, situata al secondo piano assieme ai suoi collaboratori, tra cui il reverendo Ralph Abernathy e Jesse Jackson, cerca di organizzare un nuovo corteo per uno dei giorni successivi.

Martin Luther King esce sul balcone del motel ed immediatamente diviene bersaglio: viene investito alla testa da un colpo sparato da fucile di precisione, pare da un razzista bianco, un proiettile che mette brutalmente fine alla vita dell’apostolo della non violenza.

Hitchcock, ‘Gli uccelli’ e la paura del nucleare. 55 anni fa, nella tranquilla cittadina di Bodega Bay, California…

Sotto l’impressione destata nel paese dall’assassinio, che scatenò in parecchie città statunitensi, e soprattutto a Washington, il Congresso si decise ad approvare le più urgenti leggi integrazioniste, in particolare quelle sugli alloggi.

In tutti gli Stati Uniti la società ribolle, gli studenti gridano i loro slogan contro la guerra del Vietnam, che condannava generazioni al massacro, il movimento dei diritti civili si afferma, nonostante la conta delle sue vittime, Martin Luther King ma anche Bob Kennedy (assassinato il 5 giugno del 1968), il mondo cambia in modo inarrestabile sulle note de “The Times They Are a-Changin” di Bob Dylan.

Stanley Kubrick era dentro quegli anni, coi suoi pensieri sull’infinitezza dello spazio e l’insondabilità dell’uomo.

Il protagonista di Arancia meccanica (A Clockwork Orange), film del 1971 diretto da Stanley Kubrick. Tratto dall'omonimo romanzo distopico scritto da Anthony Burgess nel 1962, prefigura, appoggiandosi a uno stile fantascientifico, sociologico e politico, una società votata a un'esasperata violenza, soprattutto nei giovani [Fonte Wikipedia]
Il protagonista di Arancia meccanica (A Clockwork Orange), film del 1971 diretto da Stanley Kubrick

Anni dopo, nel 1971, Kubrick scrive e dirige il suo film manifesto sulla violenza, “Arancia meccanica”, tratto dall’omonimo romanzo di Anthony Burgess, la parabola allucinata del capo dei Drughi Alex affascinato dal male, film destinato a causare controversie e dibattiti fiume sulla natura della violenza stessa e sulla possibilità di combatterla. “Le avventure di un giovane i cui principali interessi sono lo stupro, l’ultra-violenza e Beethoven”, anticipava la frase di lancio del film.

Proprio sulla violenza Stanley Kubrick dichiarerà: “Uno degli errori più pericolosi che ha influenzato molti ragionamenti politici e filosofici è che l’uomo sia essenzialmente buono e che sia la società a renderlo cattivo. (…) Rousseau ha trasferito il peccato originale dall’uomo alla società e questa visione ha contribuito in modo rilevante a quella che io ritengo sia una premessa incorretta su cui basare una filosofia politica e morale” [intervista a Time, 4 gennaio 1972].

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Full Metal Jacket film di guerra statunitense del 1987 diretto da Stanley Kubrick ed interpretato da Matthew Modine

Le riflessioni sul tema di Kubrick erano già iniziate e proseguirono. Alla bisogna, è necessario citare almeno “Orizzonti di gloria” (1957) e “Full Metal Jacket” (1987). Ancora Kubrick: “L’uomo non è un nobile selvaggio, è piuttosto un ignobile selvaggio. È irrazionale, brutale, debole, sciocco, incapace di essere obiettivo verso qualunque cosa che coinvolga i propri interessi. Questo, riassumendo. Sono interessato alla brutale e violenta natura dell’uomo perché è una sua vera rappresentazione. E ogni tentativo di creare istituzioni sociali su una visione falsa della natura dell’uomo è probabilmente condannato al fallimento”. (Dichiarazione di Kubrick al NY Times del 30 gennaio 1972).

Che un attento osservatore dell’argomento come Kubrick abbia lanciato (accennato) un’analogia sull’opposizione violenza/vegetarismo in “2001” deve dare almeno da pensare.

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Con la mente alle riflessioni di Pasolini sulla società dei consumi e sui suoi influssi, da esperto di cinema e documentarismo, si interessa di cinema ambientalista (storia, sviluppi, generi) già da molto tempo. Ha scritto sul rapporto tra il cinema e gli animali; ossia sul rispetto che si deve alla dignità di questi ultimi. Ha diretto un festival interamente dedicato ai cambiamenti climatici. È nel board di Medir, festival su diritti ed ambiente nel mediterraneo. Vive a Roma.

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