Meglio nude che in pelliccia, le provocanti proteste animaliste delle donne dello spettacolo

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Meglio nude che in pelliccia, le provocanti proteste animaliste delle donne dello spettacolo ultima modifica: 2018-03-24T08:00:41+01:00 da Alberto Pinto
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C’è stato un tempo in cui nessuno si è preoccupato più di tanto di dar peso a ciò che si cela dietro ad una pelliccia. Possedere e indossare un capo del genere era socialmente ritenuto sinonimo di fascino e di ricchezza, di lusso e di prestigio. Un sogno che non tutte avevano la fortuna di realizzare.

Ad elevare a status symbol qualcosa di così frivolo, superfluo e crudele è stato in gran parte lo star system. Non soltanto con i ricevimenti mondani, le riviste patinate e i red carpet delle grandi occasioni, ma anche con i più popolari e quotidiani giochi televisivi, dove la pelliccia era il desiderabile premio a cui ambire, a metà strada tra glamour e bene materiale.

Gillian Anderson per PETA - Ph: Rankin
Gillian Anderson per PETA – Ph: Rankin

Ci sono voluti tempo e lotte importanti per tirar fuori la polvere da sotto il tappeto e porre finalmente l’attenzione su una questione impossibile da ignorare: ogni pelliccia è macchiata di sangue e di violenza. Il cammino per scardinare un certo immaginario è ancora lungo, ma grandi passi in avanti sono stati compiuti spesso grazie alle stesse donne dello spettacolo, determinate a gridare il proprio dissenso anche nei modi più audaci.

L’ultima, in ordine di tempo, è stata l’affascinante Gillian Anderson, indimenticabile Dana Scully della serie tv X-Files. L’attrice ha orgogliosamente posato senza veli per la campagna promossa da PETA a ridosso dell’ultima New York Fashion Week. La Anderson ha sottolineato come, per cause come queste, ricorrere alla propria sensualità sia un modo particolarmente incisivo per catturare l’attenzione e spostarla su un tema così delicato quale il maltrattamento e l’uccisione di animali innocenti in nome di un volgare capriccio.

Kim Basinger per PETA - Ph: Greg Gorman
Kim Basinger per PETA – Ph: Greg Gorman

L’impatto del corpo nudo è da sempre al centro delle iniziative PETA per ribadire che non è concepibile giustificare la morte appellandosi alla moda. Tra le prime ad aderire la bellissima Kim Basinger, icona sexy del film 9 settimane e ½ che nel 1994 decise di farsi fotografare nuda sottolineando che la bellezza e l’eleganza non hanno nulla a che vedere con l’indossare la pelle di qualcun altro.

A distanza di qualche anno, a seguire le sue orme è stata sua figlia Ireland Baldwin, modella di fama internazionale in posa con lo slogan “I’d Rather Go Naked Than Wear Fur” (“Preferisco andare in giro nuda piuttosto che indossare una pelliccia”), ma anche le attrici Eva Mendes, Penelope Cruz e Taraji P. Henson, la popstar P!nk e la showgirl italiana Elisabetta Canalis.

Nel 2006, a spogliarsi per una buona causa, è stata la provocante Pamela Anderson, che nella celebre vetrina londinese di Stella McCartney si liberò di ogni abito in segno di protesta contro l’utilizzo di pelli e pellicce. L’ex bagnina di Baywatch è tra le celebrities più attive nella lotta per la difesa degli animali. Oltre che a dedicarvi ampio spazio sui suoi profili social, Pamela Anderson non perde occasione per dissuadere le sue colleghe. Soltanto pochi mesi fa, ha fatto notizia il suo richiamo nei confronti di Kim Kardashian, a cui ha regalato una pelliccia ecologica con l’invito a smettere di usare quelle autentiche.

Elisabetta Canalis per PETA - Ph: Jack Guy
Elisabetta Canalis per PETA – Ph: Jack Guy

Tra attivismo ed eccentricità, anche l’Italia ha avuto la sua paladina nella guerra alla pelliccia. Si tratta della compianta Marina Ripa di Meana che, con gesti anche molto provocatori, negli anni ’90 avviò da pentita una vera e propria crociata contro i capi di abbigliamento di origine animale e il terribile sfruttamento nei confronti di altri esseri viventi. Nel 1993, in piazza Navona, bruciò la prima delle sue costose pellicce, per poi posare completamente nuda nel 1996 in uno scatto più che esplicito per l’Ifaw, il Fondo internazionale per la protezione degli animali. In quello stesso anno decise di presentarsi a seno scoperto nei pressi della Scala di Milano, con addosso la scritta “No fur” (“No alla pelliccia“), intenzionata a strappare letteralmente di dosso le pellicce alle esuberanti spettatrici, molte delle quali sue amiche.

Quando si parla di femminilità, donne di carattere e battaglie in difesa degli animali, non si può non citare la straordinaria Brigitte Bardot, impegnata sin dagli anni ’60 nel portare avanti la causa animalista. Risale al 2017 la campagna shock di B.B. per sensibilizzare i francesi sul tema. L’idea fu quella di affiggere dei cartelloni pubblicitari con l’immagine di pellicce sanguinanti e con la scritta Io amo gli animali… morti!, per denunciare l’ipocrisia di chi indossa capi di origine animale.

La campagna shock di Brigitte Bardot.
La campagna shock di Brigitte Bardot.

Se un tempo nessuno aveva da obiettare alla vista di una pelliccia, anche grazie a queste originali forme di opposizione, oggi la spinta verso il cambiamento arriva da più direzioni. Da un lato, nel mondo dell’alta moda, sono sempre di più i grandi nomi che hanno scelto di rinunciare all’utilizzo di pelle e pelliccia, come nel caso di Vivienne Westwood e Giorgio Armani. Dall’altro, l’opinione pubblica ha sempre più a cuore la questione, ed è sempre più facile nell’era dei social network vedere posizioni di dissenso e richiami verso quelle celebrità che sfoggiano ancora certi capi di abbigliamento, con relativi inviti ad optare per soluzioni cruelty-free.

A volte, per scuotere le coscienze servono gesti eclatanti e anche un po’ esibizionisti che, proprio per il clamore che suscitano, possono rivelarsi utili per squarciare il velo delle consuetudini e per riflettere su cosa sia davvero opportuno considerare scandaloso.

[In copertina: P!nk per PETA – Ph: Ruven Afandor]

Meglio nude che in pelliccia, le provocanti proteste animaliste delle donne dello spettacolo ultima modifica: 2018-03-24T08:00:41+01:00 da Alberto Pinto

Beneventano, laureato in comunicazione audiovisiva. Appassionato di cinema, serie televisive, viaggi e di tutto ciò che è arte e comunicazione. Creativo, curioso e sognatore, ama immergersi nelle storie e scoprirne dettagli e sfaccettature. Per eHabitat scrive di musica e di cinema

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