Il 27 febbraio è stata la Giornata mondiale dell’orso polare.
Lo scorso anno ha destato preoccupazione (e, si spera, riflessione) un video in circolazione sul web rappresentante un orso polare visibilmente denutrito e in pessime condizioni alla disperata ricerca di cibo.
Paul Nicklen, fotografo, attivista e autore del video girato sull’isola di Baffin, nell’arcipelago artico canadese, vuole rimarcare l’attenzione su un problema sempre più attuale e crescente: il riscaldamento globale e le conseguenze sulla fauna negli ecosistemi.
L’orso polare resta il simbolo principale del disastro ambientale rappresentato dal ritirarsi dei ghiacci artici.
Con un periodo troppo prolungato sulla terra ferma, questi orsi, esclusivamente carnivori, faticano a trovare il cibo necessario all’accumulo di grasso durante il normale periodo di ritiro glaciale tipico di alcuni habitat meno remoti.
L’allarme del WWF è chiaro: di questo passo, entro i prossimi 35 anni il 30% della popolazione di orsi polari stimata rischia di sparire.
Immaginare un orso che elemosina cubetti di ghiaccio, ovvero la sua casa, è solo un altro modo per aiutarci a riflettere.
Il cambiamento climatico esiste e avanza incontrollato. I rimedi rimangono le scelte consapevoli. Da parte nostra e da parte di un potere ancora troppo cieco e indifferente.