Un interessante ma triste articolo pubblicato l’anno scorso sul sito del National Geographic descrive e documenta tramite immagini qualcosa di ormai fin troppo familiare: gli stress e i rischi che devono subire gli animali dell’Amazzonia a causa dell’uomo.
Ma questa volta non si tratta della distruzione di ettari di foresta in nome del progresso (e del denaro), ma parliamo di un turismo selvaggio e irresponsabile, in nome di un’egocentrica superficialità. Complici sono gli abitanti locali, che in tacito assenso sono ben lieti dei guadagni in entrata, e complici sono anche… i selfie!
Ebbene si, la moda di autoritrarsi con il cellulare ha coinvolto per nulla positivamente anche i poveri animali locali che, in un territorio chiamato Tres Fronteras (tra Perù, Colombia e Brasile), sono riuniti praticamente tutti insieme alla mercé di ingenui turisti dallo scatto facile e poco interessati ai safari in natura, pronti a tutto pur di apparire in foto con un caimano, un formichiere, un pappagallo o coperti di scimmie.
Pronti anche a offrire alle povere bestiole (e con il benestare degli autoctoni) yogurt, patatine, biscotti e altro cibo spazzatura, non proprio consono al metabolismo animale. Testimoni parlano anche di maltrattamenti, con caimani a cui viene legata la bocca e bradipi costretti e legati agli alberi, tanto per fare due esempi. Il risultato con il tempo sono lo stress, le malattie e, ovviamente, la morte.
Le associazioni di tutela animale denunciano questa pratica da tempo, tant’è che alcune agenzie che organizzavano i tour si sono ritirate. Ma i locali si giustificano: senza animali, non ci sarebbe turismo.
Con la collaborazione tra istituzioni, associazioni e abitanti si potrebbe creare una possibilità sostenibile e dignitosa sia per gli animali che per il turismo. L’importante è denunciare e boicottare senza alcun dubbio queste organizzazioni illecite che, per una manciata di selfie e per un’effimera soddisfazione (guidate dall’onnipresente mostro denaro), provocano ingenti danni alla sfinita fauna di un ambiente ancor più sfinito.