La Commissione europea sta valutando l’introduzione di una tassa sulla plastica al fine di disincentivare l’uso di questo materiale inquinante per l’ambiente. Dopo la polemica ancora in corso sui sacchetti ecologici a pagamento, in Europa spunta un nuovo tributo che questa volta riguarderà la plastica. Secondo indiscrezioni l’ipotesi di una tassa rientrerebbe in pacchetto legislativo più ampio che dovrebbe contenere norme specifiche sugli oggetti di plastica monouso, come bicchieri per il caffè e cotton fioc. Non dovrebbe essere tralasciato anche il tema delle microplastiche.
Quale obiettivo ha la tassa sulla plastica?
L’Ue con l’introduzione della tassa sulla plastica vorrebbe centrare due obiettivi:
- Quello ambientale, mirato a ridurre la circolazione della plastica e a scoraggiare il consumo di un materiale abusato e dannoso per l’ambiente.
- Quello economico, mirato a colmare le casse dell’Europa, colmando secondo alcuni, il buco nel bilancio europeo causato dalla Brexit pari a circa 12-14 miliardi.
Secondo Bruxelles quindi i cittadini europei grazie alla tassa sulla plastica dovrebbero essere incentivati a ridurne il consumo. Questo, provocherà inevitabilmente un abbassamento della produzione del materiale plastico e il gettito finirà direttamente nelle casse del bilancio europeo.
A dare maggiori spiegazioni a riguardo è stato proprio il commissario al bilancio europeo Gunter Oettinger: “Dal 1 gennaio la Cina ha chiuso il mercato, non prende più plastica da riciclare, mentre in Ue ne utilizziamo e produciamo troppa. Per questo la prossima settimana la Commissione presenterà un pacchetto di misure, tra cui una tassa sulla plastica, per disincentivare l’utilizzo. Noi utilizziamo e produciamo troppa plastica, che nonostante il riciclaggio finisce nei rifiuti, e dal 1 gennaio non va nemmeno più in Cina, dove diventava giocattoli per bambini. Dal primo gennaio la Cina ha chiuso il mercato e noi dobbiamo ridurre la quantità di plastica”.
Troppa plastica in Europa
L’Europa è in serio pericolo. I rifiuti plastici sono in continuo aumento, la produzione di plastica oggi è 20 volte superiore rispetto agli anni ’60 e si prevede che possa quadruplicare entro il 2050. L’aspetto più preoccupante è che il 90% dei materiali plastici deriva da combustibili fossili vergini. In Europa, circa il 40% dei rifiuti plastici post-consumo viene incenerito con recupero di energia, mentre il resto viene smaltito in discarica o riciclato. Se finora la nostra plastica finiva in Cina per essere riutilizzata, oggi il gigante asiatico ne produce a sufficienza e non ha più bisogno della plastica made in Europe per costruire giocattoli, imballaggi o altro. I rifiuti plastici rimarranno in Europa e gli stati dovranno trovare una soluzione per disfarsene in modo “pulito”. La tassa sulla plastica proposta dalla Ue sarà in grado di aiutare gli stati europei in questa situazione?
Le possibili criticità della tassa
Uno degli aspetti più critici riguarda a chi applicare la nuova tassa. Bruxelles sta ancora valutando la questione, non è chiaro se colpirà le componenti che si usano per produrla e se ci saranno esenzioni per prodotti di uso comune come i cartoni del latte. Si sono sentiti chiamati in causa i grandi Paesi manifatturieri come la Germania, contrari al balzello. Non è stata ben vista nemmeno dal governo austriaco che si è schierato contro. L’alternativa è fare pagare la tassa direttamente ai consumatori e questo potrebbe destare non poche polemiche, come è già successo in Italia per i bio-shopper a pagamento.
La discussione resta accesa e aperta, insomma, come dimostrano le stesse parole del portavoce della Commissione europea Alexander Winterstein: “Stiamo guardando alla fattibilità” della tassa sulla plastica. “L’approccio”, sottolinea il portavoce, “è quello dell’apertura mentale. Ci sono opinioni diverse sulla fattibilità e per questo la stiamo valutando“.
Restiamo in attesa che la Commissione europea prenda una decisione appropriata a tal proposito, sperando che la norma serva realmente a scoraggiare l’uso di plastica.
