La fine del mondo storto: l’ammonimento di Mauro Corona per uno stile di vita più sostenibile e capace di fare

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La fine del mondo storto: l’ammonimento di Mauro Corona per uno stile di vita più sostenibile e capace di fare ultima modifica: 2017-12-31T08:00:51+01:00 da Daniela Zora
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C’è un libro di Mauro Corona che può avere un forte impatto sui nostri stili di vita e incidere sulla nostra consapevolezza, sul nostro modo di muoverci e agire nel mondo.

Stiamo per salutare l’anno in corso e preparando ad accogliere il 2018. Generalmente siamo soliti far bilanci. In questo periodo, ad alcuni viene quasi spontaneo buttar giù, anche soltanto mentalmente, una lista di buoni propositi per l’anno che verrà, cercando di correggere o imparare dagli errori commessi e augurandosi di esser più concentrati nel portare nella propria vita dei positivi cambiamenti.

Ecco allora che, anche i meno attenti all’ambiente, possono trarre spunti interessanti dalla lettura di questo libro per apportare alcune benefiche modifiche alle proprie azioni quotidiane. Affinché ciò che fantasiosamente racconta Corona, resti immaginazione e non si trasformi in presagio.

La fine del mondo storto

Immaginate che il mondo si risvegli una mattina avendo esaurito ogni risorsa di combustibili e luce elettrica. Come vi comportereste? Cosa le vostre mani sarebbero ancora in grado di fare senza tecnologia e aggeggi elettronici?

Uno scenario apocalittico che allarmerebbe chiunque. Anche il contadino e il montanaro sono ormai abituati ad appoggiarsi alle comodità giunte dal progresso, anche se alcuni sono ancora capaci di cavarsela senza, hanno conservato una memoria. Cosa accadrebbe al genere umano in una condizione talmente sfavorevole?

Di colpo tutto ciò che era creduto essenziale si rivela inutile. E questa nuova e fatale consapevolezza, unita all’incapacità di fare ancora qualcosa con le mani, dissemina il terrore tra la gente”.

finemondostorto

Decenni di sfruttamento dissennato delle risorse del pianeta e l’aver sostituito quasi ogni azione umana con un apparecchio, ci ha disumanizzati e disabituati a fare. Le azioni quotidiane che ci salverebbero in una tale condizione, non sappiamo neppure più teoricamente come si possano compiere.

E se fosse inverno, facesse tremendamente freddo?

 “L’incombenza costante della fine, rende il mondo dei sopravvissuti essenziale, lavato, levigato come un ciottolo di torrente.”

Ecco che si inizia a togliere via il superfluo. Le prime necessità a cui ottemperare sono la fame e il freddo. Si svaligiano i supermercati, in un primo momento si diventa tutti ancora più avari di ciò che si ha, ma allo stesso tempo si lascia andar via ciò che davvero non conta: l’oro e il denaro non servono a nulla, neppure a scaldare.

Grazie ai pochi che ancora sanno accendere un fuoco, si iniziano a bruciare i mobili che non sono utili. Si comprende quanti innumerevoli oggetti non servano a nulla. Via via si capisce che si può mangiare anche per terra, che scaldarsi è più importante che mangiar comodi. Purtroppo si gettano nel fuoco anche i libri, che però, come le banconote, si consumano in fretta e danno poco calore.

Nessuno spreca più nulla e si ricorda con rammarico alle cene in ristorante dove si avanzava e sprecava il cibo. Si torna a barattare il poco che si ha e a riscoprire il valore dello scambio. Si torna solidali, anche se in alcuni casi, per mera questione di sopravvivenza.

Il valore del tempo

Quando ci si è scaldati e la fame si è placata, si comincia a riscoprire il dono del tempo. “Si sta quasi bene” racconta Corona. Senza tv e senza orologi a scandire le giornate, si torna a raccontare e parlare intorno al fuoco, proprio come un tempo. “Nelle città è la notte, un silenzio di piombo. Un tacere che torce le budella. Non circola macchina, motorino, furgone. Nulla.

Si torna ad andare in bicicletta, si trasporta ciò che serve in spalla, negli zaini, e quando le biciclette si rompono, si torna ad andare a piedi, che al massimo fanno male. Tutti sono costretti ad andare piano, nessuno corre più, nonostante la paura della morte, tutto è calmo. Si riscopre il valore della lentezza.

Foto e opera di Debra Bernier
Foto e opera di Debra Bernier

Il tesoro più prezioso che esista: la terra

Terreni che, ai tempi delle vacche grasse, sarebbero diventati selve di palazzi, condomini, banche, supermercati, discoteche.  La fine del mondo storto li ha salvati, adesso i sopravvissuti intendono coltivarli.” “Gli uomini ancora in forze scoprono di nuovo la spinta del vento, l’energia del fuoco, la forza dell’acqua. Motori naturali che non si esauriscono mai.  Né si rompono, né hanno bisogno del pieno o di manutenzione. Bisogna sfruttare quelli”.

mondo spremuto

I macchinari sono inutilizzabili, restano lì a testimoniare l’iperproduzione che si era raggiunta e sempre più si voleva ottenere. Adesso si hanno solo la memoria, vecchi arnesi e mani per lo più inesperte, da addestrare per dedicarsi nuovamente a Madre Natura.

Dopo che era stata maltrattata, vilipesa, derisa, avvelenata e quasi ripudiata, la Madre Terra li sta di nuovo allattando al seno. […] L’hanno tirata fuori dall’ospizio dove boria, ignoranza, brama di soldi e mancanza di saggezza l’avevano segregata da tempo.”

L’uomo si autoestinguerà per imbecillità?

Come finirà sta a voi scoprirlo, leggendo il libro e vivendone quotidianamente la realtà. Affinché questo “mondo storto” possa raddrizzarsi, o quantomeno, tornare a far scorrere efficacemente, senza veleni e ingolfamenti, la linfa vitale che lo nutre.

Facciamo in modo che si possa dire che Mauro si sia sbagliato quando ha affermato “Ci vuole sempre la disgrazia ad aprire gli occhi alla gente”, portiamo ogni giorno un cambiamento nel mondo col nostro modo di agire, nonostante gli sbagli della politica, non appigliamoci a scuse: ogni singolo cittadino, col proprio esempio e con le proprie azioni può molto.

Se così non sarà, un uomo che ne ha viste molte come Mauro Corona avrà avuto ragione, ma io, credo, sarebbe più contento di ricredersi.

 “Adesso la terra è diventata indispensabile. I ritmi di vita sono scanditi dal levar del sole, dal chiaro di luna, guidati dalle stelle, come i Re Magi.” E “Le stelle si vedono bene nelle notti senza luci e senza smog”.

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Sensibile e curiosa per natura, animalista e attratta dalle tematiche ecologiche fin dall'infanzia. A 16 anni diventa vegetariana. Si definisce "un'appassionata" perchè mette tutta se stessa nelle cose di cui si occupa e non riesce a restare indifferente a nulla. Laureata in Scienze dell'Educazione, sempre attenta ai più piccoli e al più delicato degli esseri viventi, adora la natura, ama leggere libri in mezzo al verde e ha la valigia sempre pronta per qualche viaggio (anche immaginario). La scrittura è il suo rifugio, tratta e dialoga con le parole come fossero amiche. Con questa collaborazione raggiunge uno dei suoi piccoli grandi sogni: scrivere per un giornale!

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