Chiara Vigo non sarebbe l’ultima persona a saper tessere e ricamare il bisso a Sant’Antioco, in Sardegna. A seguito dell’articolo pubblicato lo scorso 23 ottobre, che ha riscosso grande successo tra i nostri lettori, la nostra redazione è stata contattata da diversi amanti ed esperti di questa meravigliosa seta che viene dal mare e che viene prodotta, tessuta e ricamata, con metodi antichissimi.

Il progetto Muschelseide (bisso marino in tedesco)
Tra gli esperti c’è Felicitas Maeder, una studiosa della storia del bisso, che nel 1998 inizia il progetto Muschelseide, presso il Museo di storia naturale di Basilea, in Svizzera. Il sito del progetto è una miniera d’informazioni: veniamo a sapere così che la nonna di Chiara Vigo, Leonilde Mereu, fu allieva del maestro Italo Diana, con Efisia Murroni, deceduta nel 2013.
Negli anni ’80 del Novecento, in Sardegna nacque una serie di iniziative per tramandare l’antica arte della tessitura del bisso: laboratori di produzione tecnico-artistica, corsi di formazione, punti vendita per il commercio diretto dei manufatti artigianali.
Leonilde Mereu fu una delle maestre di tessitura del bisso di questi corsi e, oltre alla nipote Chiara Vigo, iniziò anche le altre sue allieve ai segreti della tessitura della seta del mare, tra cui le sorelle Assuntina e Giuseppina Pes, attive tuttora.

Assuntina e Giuseppina Pes
Ecco la testimonianza delle sorelle Pes, intervistate dal poeta e scrittore Claudio Moica: «La nostra prima insegnante è stata Leonilde Mereu – racconta Assuntina – e ci ha trasmesso tutti i segreti della tessitura, dalla montatura dei telai, alla messa in opera degli elaborati e alla tessitura con la tecnica a punto, a pibiones e da mustra de licciu. In quel periodo eravamo circa una quindicina di ragazze, ma non tutte proseguirono nell’apprendimento di questa bellissima arte».
Verso la fine degli anni ’90, le due sorelle Pes conoscono Efisia Murroni, che tramanda loro tutto il suo sapere su quest’antichissima arte.
In tutti questi anni, fino alla chiusura della cooperativa, le due sorelle hanno svolto, insieme ad altri esperti, corsi sulle Tecniche di tessitura tradizionale del bisso, e dopo, come racconta Giuseppina «nonostante fossimo state contattate da altri comuni, abbiamo deciso di portare avanti la nostra passione nelle nostre case, perché non avrebbe senso esporre le tradizioni di Sant’Antioco in un altro paese. Noi proseguiamo umilmente il nostro lavoro, e abbiamo molte idee da sviluppare e speriamo di riuscire a realizzarle».

Marianna Pischedda
Durante le mie ricerche, mi sono imbattuta in un’altra tessitrice del bisso: Marianna Pischedda, 69 anni, originaria di Sassari ma che attualmente vive a Sant’Antioco.
Marianna Pischedda è andata a vivere a Torino con la famiglia, quando aveva 21 anni. Nel capoluogo piemontese ha conosciuto il marito e, insieme, hanno aperto un ristorante.
Nel 1975, dopo la cessione dell’attività, è ritornata in Sardegna, nella cittadina del marito, Sant’Antioco, dove lo ha aiutato nella pesca.
Pochi anni fa ha ritrovato, conservato in casa, un certo quantitativo di bisso, ricavato – come racconta la stessa Marianna – «dalle nacchere che s’impigliavano nelle reti quando accompagnavo mio marito a pescare; però non sapendo tessere, pur avendo una grande passione, non l’ho mai utilizzato».
A questo punto la signora decide di apprendere l’arte della tessitura, ma non sappiamo se abbia imparato da autodidatta o se abbia avuto delle maestre.
Lo scorso agosto si è svolta una mostra a Sant’Antioco, con le opere della Pischedda, curata da Pierluigi Pinna. Nella mostra, si sono potuti ammirare antichi galeoni, vasi con fiori, un bronzo di Riace e un rosario con Crocifisso, tutti ricamati con il bisso su basi di lino e cotone.

solo una domanda: perchè se siete tutti convinti che Chiara Vigo non sia l’ultima supersiste di questa tradizione, alla Triennale di Milano 2019, è stata invitata solo la Vigo? E soprattutto Italo Diana, era un professore di disegno dell’Università di sassari, originario di sant’antioco, mentre Leonilde Mereu era una tessitrice. Della Mereu esistono varie opere, del Diana solo una che per altro è indicata come l’arazzo del Duce. La Vigo lavora e porta le sue opere in giro per il mondo… sl contrario, le sorelle Pes dicono di saper lavorare il bisso, ma lo fanno a porte chiuse e mostrano su pc, l’arazzo del Duce. Non lo trovate un po’ contradditorio?
Condivido il contenuto del suo commento e aggiungo che pochi giorni fa, ho conosciuto personalmente Chiara Vigo nel suo negozio a Santo Antioco. Mi ha mostrato il procedimento che trasforma i filamenti di alga in filo dorato, e mi ha raccontato la storia che c’è dietro al suo dono. Se fosse così come scrive la giornalista nell’articolo, non la cercherebbero con tale insistenza per interviste e inviti a parlare in pubblico e in tv.
FABRIZIO GANDINO, ti ringrazio per la tua onestà intellettuale.
MAX, purtroppo le tue affermazioni sul maestro d’arte Italo Diana non corrispondono a realtà. Mi permetto di suggerirti la lettura de “L’istituto statale d’arte per la Sardegna” dell’architetto Vico Mossa, anche lui docente presso l’istituto d’arte in cui lavorò il maestro Italo Diana.
Per quanto riguarda invece le tessitrici Pes è evidente che tu non le conosca altrimenti non scriveresti ciò che hai scritto. Loro non si nascondono, concedono interviste e partecipano a eventi dedicati al bisso marino. Il tutto senza affannarsi per cercare a tutti i costi di diventare famose e sai perchè? Perchè sono mosse da vera passione per questa tradizione tanto che a Sant’Antioco sono le uniche tessitrici di bisso marino a non avere mai venduto I pezzi da loro realizzati con questa fibra, li hanno sempre e solo donati senza chiedere niente in cambio, neanche offerte. Sono le uniche a non avere mai tratto alcun beneficio economico, diretto e indiretto, dal bisso marino.
DORIS MORETTI, ha detto bene: il negozio di Chiara Vigo.
Condivido in pieno la sua definizione.
Per li resto vale ciò che ho già scritto a MAX.
Cultura e arte territoriale arcaica non si devono nascondere, perché tenerle segrete?Che la signora Vigo non sia l’unica tessitrice del bisso non meraviglia, credo poco nelle figure uniche ed inequivocabili. Credo invece che la signora Vigo sia stata molto coraggiosa nel diffondere questa arte contrariamente ad altre tessitrici timide che ora si sentono adombrate. Il territorio è di tutti perché accanirsi su persone maggiormente intraprendenti?
In Sardegna soffriamo di una riprovevole deformità, quella di criticare e invidiare piuttosto che agire, cosi avviene per la lavorazione del filindeu e dei dolci di mandorle decorati, sembra che le uniche artiste siano localizzate a Nuoro ed Oliena. Le tradizioni appartengono al territorio Sardo e ciascuno di noi ha imparato qualcosa dalle nonne, perché negarlo?perchè pretendere a tutti costi l’esclusiva?
Riguardo la Pinna Nobilis vorrei precisare, forse è sconosciuto a molti, che nella costa nord della Sardegna fra le Bocche di Bonifacio, Alghero e Porto Conte, la Pinna Nobili cresce in grandi colonie, tante tessitrici si sono approvvigionate del Bisso fino agli anni novanta, creando esemplari meravigliosi che trovavano mercato nei paesi del nord ,in particolare nel Regno Unito e presso la monarchia inglese.
Che cosa significa tutto questo? che vogliamo diffondere notizie non vere attribuendo a pochi fenomeni arti e cultura Sarda?
Io ho imparato da mia nonna a preparare il filindeu, come anche i dolci sardi ricamati finemente ed altro ma non vendo niente, che sia immagine o prodotti, ma non polemizzo con nessuno.
L’ invidia fa parte del nostro patrimonio genetico Sardo, non nascondiamoci dietro un dito, saremmo patetici. Gioiamo invece dell’intraprendenza di tante donne Sarde che vogliono divulgare cultura e tradizione e perché no anche guadagnare dalla propria attività. La mia domanda è” Perché è necessario sminuire chicchessia ?” Che ciascuno si armi di sfrontatezza per farsi conoscere senza denigrare nessuno.C’è spazio per tutti.
Cordiali saluti Silvana G.R. Pintore
Ho avuto modo di conoscere sia la signora Vigo anni fa sia la signora Pischedda, Italo Diana fondò una scuola di tessitura del bisso, ed ebbe molte allieve, tra cui la nonna della Vigo. La signora Vigo ha il merito di aver portato la conoscenza di questa tradizione in giro per il mondo, ma non ne è l’unica depositaria questo sì, e sicuramente è brava nella sua Arte.
Non è una convinzione ma un dato di fatto. Siamo di Sant’Antioco, conosciamo le persone e sappiamo come stanno davvero le cose. Tu invece non sei di Sant’Antioco ed è normale che non conosca le persone e i fatti come li conosciamo noi. Se fossi venuto alla mostra dedicata al maestro Italo Diana allestita nel museo archeologico di Sant’Antioco a maggio dell’anno scorso avresti visto con i tuoi occhi numerosi pezzi in bisso marino realizzati dal maestro Italo Diana e messi a disposizione dai suoi eredi. Ti sei mai chiesto come mai a Sant’Antioco il direttore del Museo archeologico Piero Bartoloni non abbia mai autorizzato una mostra di Chiara Vigo?
Ti consiglio di fare questa domanda al direttore del museo perchè sono certo che ti risponderà con molto piacere.
Leonilde Mereu l’ho conosciuta molto bene perchè abitava nel mio quartiere, ha sempre fatto la tessitrice e basta. Chiara Vigo è più conosciuta delle altre perché lei cura molto la pubblicizzazione della sua persona e le altre no perchè a loro non interessa essere famose. Loro non tempestano di telefonate le redazioni per essere continuamente intervistate. Se vuoi sapere cosa hanno realizzato le sorelle Pes con il bisso marino non ti resta che andare da loro.
…nemo profeta in patria e noi sardi siamo bravissimi in questo!!
…io dico che Chiara Vigo prega per noi, e questo è tanta roba. Sottolinea a vivacoce il valore del tempo e ricorda che rallentare è fondamentale. Si batte per la salvaguardia del bisso e del suo ambiente. Se tenesse le porte chiuse non lo direbbe a nessuno e non smuoverebbe le coscienze di nessuno. La Vigo va oltre con il bisso. Lei, da maestro dedica interamente la sua vita al bisso e a chi vuole avvicinarsi.