Alexander Langer: storia di un ambientalista che precorse i tempi

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Alexander Langer: storia di un ambientalista che precorse i tempi ultima modifica: 2017-09-11T08:00:26+02:00 da Sara Panarella
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La passerella ciclopedonale in legno sopra il Rio Costa Parigi, un ruscello al confine tra i comuni di Torino e San Mauro, venne intitolata a Alexander Langer nel novembre del 2008. La targa commemorativa sul ponte riporta “ambientalista e pacifista“. Certamente Langer fu anche “ambientalista”, così come fu pacifista, ma non solo.

Probabilmente, quello torinese, non è l’unico ponte in Italia ad essere intitolato a Langer, il “costruttore di ponti”, tanto da essere così denominato nel titolo di un libro che il suo amico e compagno di lotte, Marco Boato gli dedica:  “Alexander Langer, costruttore di ponti“.

Nato il 22 Febbraio 1946 a Vipiteno in Alto Adige, di madrelingua tedesca, conobbe da vicino il problema della distanza tra etnie diverse. Traduttore e interprete anche di professione considerò il dialogo uno strumento privilegiato e prefigurò la convivenza plurietnica come la norma e non l’eccezione.

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Seppe elaborare una visione d’insieme delle varie problematiche che incontrò, scrivendo e organizzando incontri di riflessione e confronto, instancabilmente. Divenne uno dei promotori del movimento politico dei Verdi non solo in Italia ma in tutta Europa. Nel 1989 fu eletto nel Parlamento europeo diventando presidente del Gruppo Verde Europeo, una forza che si presentò come trasversale ai Partiti storici.

Conversione ecologica

In “Conversione ecologica, il suo principale scritto sull’argomento contenuto in “Il viaggiatore leggero”, un testo uscito postumo che raccoglie vari altri suoi interventi, scrive “Abbiamo creato falsa ricchezza per combattere false povertà… Tutto è diventato fattibile e acquistabile“. “In cambio – continua sempre Langer – abbiamo radiazioni nucleari, montagne di rifiuti, consunzione della fantasia e dei desideri“.

Che fare? La sua proposta appare molto in sintonia con quanto e sempre più spesso si sente chiedere. Proposta racchiusa dal motto lentius, profundius, suavius, più lentamente, più profondamente, più dolcemente in contrapposizione al motto olimpico citius, altius, fortius cioè più veloce, più alto, più forte. “Imperativi che rappresentano la quintessenza stessa del senso della storia e delle  speranze terrene di secoli di progresso” come scrive Marco Boato nel libro già citato.

Alexander Langer
Alexander Langer

Un elogio della dolcezza e soprattutto della lentezza che più ci si allontana dai giorni in cui Langer elaborava ed esponeva il suo pensiero più diventano attuali e sentiti. “… bisogna dunque riscoprire e praticare dei limiti: rallentare, abbassare, attenuare. Un vero regresso… Difficile da accettare, difficile da farsi, difficile persino a dirsi” come scrive Langer stesso.

Il costruttore di pace

Compito difficile dunque e di questa difficoltà Langer era ben cosciente. “Non basteranno la paura della catastrofe ecologica o i primi infarti e collassi della nostra civiltà (da Chernobyl alle alghe dell’Adriatico, dal clima impazzito agli spandimenti di petrolio sui mari) a convincerci a cambiare strada“. Difficoltà che si sperimenta ancora oggi, a più di vent’anni da questi scritti, dimostrata dal non aver ancora trovato un vero modo di virare rotta.

Foto: alexanderlanger.org
Foto: alexanderlanger.org

E se ancora adesso ci si chiede come mai non sia sufficiente informare sui pericoli di questa cattiva gestione ambientale arrivando a chiedere aiuto alla psicologia per capire come agire affinché questo cambiamento diventi tangibile, Langer più di vent’anni fa, appariva profetico: “Ci vorrà una spinta positiva... una decisa rifondazione culturale e sociale di ciò che in una società o in una comunità si consideri desiderabile“.

Sempre in “Conversione ecologica” continua: “Ecco perché una politica ecologica potrà aversi solo sulla base di nuove (forse antiche) convinzioni culturali e civili, elaborate in larga misura al di fuori della politica, fondate piuttosto su basi religiose, etiche, sociali, estetiche, tradizionali, forse persino etniche. Dalla politica ci si potrà aspettare che attui efficaci spunti per una correzione di rotta ed al tempo stesso sostenga e forse incentivi la volontà di cambiamento.”

Alexander Langer. Foto: adige118.rssing.com
Alexander Langer. Foto: adige118.rssing.com

Vale la pena leggere adesso i suoi numerosi scritti: oltre a scoprire un pensatore interessante, vi si potranno ritrovare questioni, problematiche da affrontare ed espressioni che sono divenute adesso quasi comuni ma che all’epoca non lo erano affatto. Un pensiero che come già detto arrivò all’ambientalismo ma partendo da altro e ad altro arrivando.

In “La causa della pace non può essere separata da quella dell’ecologia” scrive: “I pacifisti, al pari degli ecologisti, dovranno trovare un modo non solo predicatorio e moralistico per rafforzare le ragioni del lungo periodo contro quelle del breve periodo. La paura non basta: né la paura della guerra né quella della catastrofe ecologica. E comunque sarebbe cattiva consigliera… Bisogna rendere attraente la pace: quella tra gli uomini e quella con la natura“.

Morì suicida il 3 luglio del 1995. Poco tempo prima invitava l’Europa ad agire diventando portatrice di pace, nonostante tutto, nel conflitto balcanico. Invece una settimana dopo la sua morte avvenne il genocidio di Srebrenica.

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Vive a Torino, bibliotecaria. Si laurea in Filosofia interessandosi di bambini e multiculturalità e si avvicina alla psicoanalisi e alla cura del pensiero. Ha poi quattro bimbi e un cane che insieme a tanta effervescenza aggiungono interessi nuovi, maggior attenzione per l’ambiente e gli antichi mestieri e saperi, lavorazione dell’argilla, uncinetto, raccolta e utilizzo delle erbe. Una moderna “Strega in famiglia”!

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