A spasso con Bob: il cinema ad altezza di gatto

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A spasso con Bob: il cinema ad altezza di gatto ultima modifica: 2017-07-09T08:00:37+02:00 da Emanuel Trotto
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Il fatto

James è un giovane artista di strada tossicodipendente. Deciso a darsi un’ultima possibilità riesce ad ottenere una casa in cui vivere. In essa, una sera, entra furtivamente un gatto rosso. In breve diverranno indispensabili l’uno verso l’altro.

Il commento

Il mondo del cinema ha fatto da sempre utilizzo degli animali. La mostra al Museo Nazionale del Cinema, “BESTIALE! Animal Film Stars” dal 14 giugno all’8 gennaio 2018 lo dimostra. Per la prima volta si attinge ad un patrimonio cinematografico estremamente vasto. Si parte dalle origini del cinema con gli esperimenti di Edward Muybridge sui movimenti del cavallo (1878). Si passa alla leggenda che ammanta la vita di Cheeta, la scimpanzè co-star dei Tarzan degli anni ’30, morta a 80 anni, cosa impossibile in cattività. Alla nascita dell’American Human, nel 1980, in cui si dichiara che “nessun animale è stato maltrattato nel film”. Al coniugare animazione digitale e animali veri per realizzare film come Babe – Maialino coraggioso (Chris Noonan, 1995).

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Tutto questo per raccontare un bagaglio emozionale, ma anche culturale che rappresenta l’animale nella Settima Arte. Che siano degli animatronic, digitali o veri, essi hanno la medesima funzione. Come nelle favole antiche rappresentano vizi e virtù degli uomini. Oppure sono uno specchio per i protagonisti “umani”. Per fare un esempio, possiamo citare Rin-Tin Tin, o il cane Skip del film premio Oscar The Artist (2011) o GG il siamese di FBI Operazione gatto (1965).

I gatti, in particolare, meritano un discorso a parte. All’apertura della mostra, ci sono una serie di statue di animali famosi. Se ci passi vicino si attiva una fotocellula e gli animali “raccontano” la loro storia. Fra questi c’è l’adorabile micetto rosso Mr. Orange che ha vantato una carriera di 500 film e una paga settimanale (al culmine della celebrità) di 100 dollari la settimana. Il suo ruolo più famoso è “Gatto” in Colazione da Tiffany (1961).

Tutti noi sappiamo che il gatto è un animale dolce e adorabile: ma anche orgoglioso, indipendente e indifferente. Questo rende estremamente difficile l’addestramento per un film. Se un gatto non ha voglia di fare una cosa non la fa punto e basta! Proprio per questa loro natura che, al cinema rappresentano spesso lo spirito vagamente anarchico che noi umani non ci possiamo permettere. O la determinazione, a seconda dei casi.

Sono usciti, negli ultimi anni, due film nel quale, il gatto rosso la fa da padrone quasi quanto il protagonista. Il primo è A proposito di Davis (2013), e A spasso con Bob (2016). Sono due film diversissimi, per tematiche e stile, ma molto molto simili. In entrambi c’è la storia di un aspirante artista che si intreccia a quella di un felino nel quale il protagonista si può rispecchiare. Mi voglio concentrare, in particolare, sul secondo. A spasso con Bob, tratto dai libri autobiografici di James Bowen, potrebbe essere interpretato come il solito film con animali. Delicato, con un protagonista che intreccia la sua vita con quella di un simpatico animale domestico e lieto fine scontato. Niente di più lontano.

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Innanzi tutto la storia non è affatto lieta. James è un eroinomane che si guadagna da vivere facendo l’artista di strada. Queste due cose lo hanno portato ad allontanarsi dalla famiglia e, soprattutto, dal padre. Dopo diversi tentativi di disintossicarsi, decide di fare Il Tentativo, quello definitivo. Quello che deve riuscire per forza. Grazie all’impegno dimostrato riesce ad ottenere dalla comunità un appartamento dove vivere. Si trova in un quartiere malfamato (ha gli spacciatori che operano fuori dalla porta) e il rischio di ricadere è forte.

Una notte sente dei rumori in casa. Armato di coltello affronta il proprio aggressore. Salvo poi scoprire che è un gatto appena entrato dalla finestra in cerca di cibo. Inizialmente James, cerca di evitarlo, lo respinge. Ma il gatto lo segue ovunque. Così James decide di tenerlo, anche quando fa le sue esibizioni: guadagna l’apprezzamento dei passanti, attirati dal gatto, dalla sua mansuetudine e dolcezza. Lo ribattezzerà Bob e diventeranno inseparabili, anche nel duro processo di pulizia dalla droga con il metadone.

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Come detto, non è il solito film con animali domestici. È una storia durissima, e la si sente sulla pelle di Bowen, e poi la si vede con gli occhi di Bob. Sempre in prima linea, vediamo alcuni passaggi con i suoi occhi e macchina da presa alla sua altezza. Si percepiscono la sofferenza e la durezza di una vita buttata via, randagia, ripresa con un ultimo disperato sforzo.

Bob le vive con lui e noi ancora di più. Veniamo attirati dalla sua tenacia, dalla sua dolcezza, e ci commuoviamo per la sua devozione. Perché anche lui, come James, sta avendo “l’ultima possibilità”, perché anche lui è stato un randagio e respinto fino alla fine. C’è tanta sofferenza, c’è anche della morte, ma c’è infine il raggio di sole. James e Bob sono una cosa sola, perché sono due facce della medaglia: chi potrebbe mollare e chi non si arrende mai.

Questo trasmette A spasso con Bob, ma anche grande dolcezza e serenità. Così tanta che non vorresti che il film finisca, che non possa esistere altro film che quello. E comprendi un altro motivo per cui si fanno film con animali. Perché loro rappresentano anche la parte più buona e bella. Quando la si vede, non la si perde più. L’ho vissuta anche io, dal vivo appena finito di vederlo. Ho sentito dei rumori provenienti dalla camera da letto e dei miagolii. Accendo la luce e c’era uno dei miei gatti che non aspettava altro. Si fa coccolare, si strofina. Poi, quando faccio per prenderlo in braccio, si allontana fiero e a coda dritta.

Scheda Film

  • Titolo originale: A Street Cat Named Bob;
  • Regia: Roger Spottiswoode;
  • Soggetto e sceneggiatura: Tim John, Maria Nation, James Bowen, dal romanzo A spasso con Bobdi James Bowen;
  • Interpreti: Luke Treadway (James Bowen), Ruta Gedmintas (Betty Robinson), Joanne Froggatt (Val), Anthony Head (Nigel Bowen), Beth Goddard (Hilary), Darren Evans (Baz), Caroline Goodall (Mary), Ruth Sheen (Elsie);
  • Origine: Regno Unito, 2016
  • Durata: 103′
  • Temi: CINEMA, ANIMALI

A spasso con Bob: il cinema ad altezza di gatto ultima modifica: 2017-07-09T08:00:37+02:00 da Emanuel Trotto

Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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