Océans le mystère plastique: quando la plastica non si vede ma danneggia irrimediabilmente i nostri Oceani

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Océans le mystère plastique: quando la plastica non si vede ma danneggia irrimediabilmente i nostri Oceani ultima modifica: 2017-06-03T08:30:11+02:00 da Valeria Rocca
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Stiamo affogando nella plastica. È questo l’allarme brutale, ma molto reale lanciato dal documentario Océans: le mystère plastique.  In concorso nella 20^edizione di CinemAmbiente, nella categoria One Hour e in programma a Torino dal 31 maggio al 5 giugno 2017, il cortometraggio di Vincent Perazio parte da un dato sconcertante: vi sono cinquanta miliardi di pezzi di plastica che galleggiano sulla superficie dell’oceano. Questi rappresentano solo l’1% di ciò che viene scaricato in mare dall’uomo. Dove finisce tutto il resto?

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Vincent Perazio cerca di rispondere a questo interrogativo accompagnandoci in un viaggio attraverso diversi studi scientifici sulla salute traballante dei nostri Oceani.

Gli scienziati si chiedono se la plastica e più nello specifico la microplastica sta modificano l’ecosistema in un modo che non è ancora visibile all’uomo e soprattutto si interrogano sulle possibili conseguenze.

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La Plastica è ormai parte dell’Oceano

Mandy Barker, artista che raccoglie plastica dalle spiagge con cui crea installazioni lo dice con chiarezza: la plastica ormai fa parte dell’Oceano. Nel 2010 si sono prodotti 32 milioni di rifiuti in plastica di cui 8 miliardi sono finiti nelle acque e la situazione non può che peggiorare.

Francoise Galgani, biologo marino, ha trovato sui fondali del Mar Mediterraneo delle bottiglie risalenti al 1960. Ciò dimostra che la plastica può resistere a lungo dove non c’è ossigeno e poca luce, elementi essenziali per la decomposizione di questo materiale

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Francoise Galgani

Kara Lavender Law, responsabile della Sea Education, e studiosi del London Imperial college sottolineano l’importanza delle correnti nella diffusione della plastica nei mari. A causa di questi flussi si sono formate ben cinque zone di accumulo: due nell’oceano atlantico, due nel Pacifico, una nell’Indiano, soprannominati i continenti di plastica.

 La Microplastica

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La maggioranza della plastica in mare è microplastica, vale a dire pezzi grandi meno di 5 mm molto invasivi e difficili da trovare. Il professor Richard Thompson è stato il primo a portare l’attenzione sulla sparizione della plastica dagli Oceani.

Apparentemente la quantità di rifiuti di plastica in mare non è aumentata negli ultimi anni, ma a diffondersi è stata la microplastica fin nei ghiacci dell’Artico.

Le conseguenze della diffusione della microplastica

La microplastica viaggiando con le correnti può danneggiare la fauna. I pesci ingeriscono la plastica con danni tossicologici che facilitano la formazione di tumori nei pesci stessi. Studi recenti hanno evidenziato una correlazione tra plancton e plastica che fa supporre che la plastica possa entrare a far parte della catena alimentare.

Studi sui molluschi evidenziano che chi mangia sovente frutti di mare può ingerire fino a 11 mila pezzi di microplastica all’anno. Al momento però i rischi tossicologici per la microplastica sono minori rispetto a quelli ecologici.

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Ulteriori studi evidenziano che la microplastica si attacca alle alghe. Ciò può causare danni agli ecosistemi perché la plastica muovendosi con le correnti porta varietà di alghe in zone in cui non sono mai esistite. Ciò può creare danni alla biodiversità dei fondali e bisogna anche capire se sono trasportati agenti patogeni che possono causare malattie sia per gli uomini che per gli animali.

Una nota positiva

I batteri che si formano in questi ecosistemi possono mangiare la microplastica. Alcuni batteri riescono a ingerirla e a distruggerla. Ciò però non basta a spiegare la scomparsa del 99 % della plastica dai mari. I batteri crescono molto più lentamente rispetto alla quantità di microplastica presente in mare.

Un problema complesso in continua evoluzione. C’è chi già parla di nano plastica. Per salvare i nostri Oceani occorre un repentino cambio di rotta. Appuntamento al cinema Massimo di Torino domenica 4 giugno, ore 17.30. Non mancate, la proiezione è a ingresso libero e gratuita.

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