La vita semplice e lenta dei borghi sembra un lontano ricordo per chi abita in città. Nel Lazio si celano due tesori nascosti, emblema del grande patrimonio naturale e culturale del nostro Paese.
“Città che muore” è stato l’appellativo scelto dallo scrittore Bonaventura Tecchi per descrivere la cittadina di Civita di Bagnoregio.
Un altro esempio simile è Calcata, piccolo e incantevole borgo medievale nel territorio laziale.
Mete ideali per viaggiare con la macchina del tempo, fare un salto nel passato e vivere la lentezza immersi nella natura.
Città che muore: Civita di Bagnoregio

Questo piccolo borgo in provincia di Viterbo si erge su uno sperone di roccia tufacea. Soggetta a processi di erosione che l’hanno minata nel tempo, appare come una misteriosa rocca da esplorare.
Raggiungibile solo a piedi, percorrendo il ponte lungo circa 1 km che la collega a Bagnoregio, è immersa all’interno della valle dei calanchi. Sul ponte si gode di un panorama decisamente suggestivo: il visitatore si ritrova sospeso in un paesaggio naturale mozzafiato.

Anche il borgo ha una forte attrattiva turistica perché offre la sensazione di tornare indietro in un tempo rarefatto.
Ai pochi cittadini rimasti (solo 8) si aggiungono i turisti e gli avventori che possono usufruire di ristoranti, trattorie e bed & breakfast. Il suo aspetto unico e peculiare l’ha resa set privilegiato di fiction e film. Tra questi anche il famoso “Pinocchio” diretto da Sironi.
Recentemente Civita è stata candidata a diventare un sito patrimonio dell’Unesco. L’obiettivo è mobilitare risorse turistiche e rendere possibile un’economia ispirata alla tutela ambientale e alla bellezza paesaggistica.
Città che muore: Calcata

Poco distante, a circa 40 km da Roma, sorge un altro piccolo borgo, Calcata. Anche dall’alto di questo piccolo comune, che si affaccia sulla valle del Treja, si può ammirare un magnifico scenario verdeggiante. Arroccata sulla montagna di tufo, offre una vista mozzafiato allietata dallo scrosciare del fiume sottostante.
Passeggiando per il borgo sembra di tornare a modi di vivere ormai perduti e dimenticati, scanditi dalla semplicità e dai ritmi della natura. A rendere ancora più magica Calcata è il suo borgo medievale, abitato da artisti e amanti della lentezza e numerosi immancabili gatti. Negli anni la particolare anomalia di questo nucleo, a pochi chilometri dalla frenesia della capitale, ha attirato numerosi pittori, scultori e intellettuali interessati a ritrovare una dimensione umana del vivere.
Questi borghi condividono la precarietà legata al fenomeno delle frane, che rischiano di mettere a repentaglio il loro aspetto magico e quasi incantato.
In termini più generali, la “città che muore” può rappresentare un monito all’uomo per ricordare di conservare e tutelare le ricchezze italiane prima di eventuali emergenze naturali.
