La cura dal benessere: la medicina al vivere moderno esiste davvero?

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La cura dal benessere: la medicina al vivere moderno esiste davvero? ultima modifica: 2017-04-09T08:30:58+02:00 da Emanuel Trotto
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Il fatto

Lockart, un giovane affarista di Wall Street si reca in Svizzera per andare a recuperare l’amministratore delegato della sua azienda. Quest’ultimo, infatti, si trova in un centro benessere in mezzo alle montagne. Ma non intende tornare a casa. Questo lo comunica tramite lettere deliranti. Recuperarlo è l’incarico di Lockart. Ma quella clinica nasconde un oscuro segreto, dietro una apparenza centro salute in mezzo alla natura alpina…

La cura dal benessere

Il commento

Lo staccare la spina. Cercare un rapporto il più completo possibile con la Natura ma, prima di ogni altra cosa, con se stessi. Immergersi nel verde respirare a pieni polmoni aria pulita o, perlomeno, meno viziata dallo smog.

Allontanarsi dallo stress della vita metropolitana di tutti i giorni. Essere, anche se per pochi giorni sereni, con le batterie ricaricate. Quante volte ne abbiamo parlato su queste pagine? Tante, infinite volte. Ogni volta con una interpretazione, una sfumatura differente. E se ne parlassimo nella sua sfumatura orrorifica? Non potrebbe far paura un approccio al verde, o avere comunque un sinistro retro della medaglia? La cura dal benessere di Gore Verbinski potrebbe essere un buon modo per affrontarlo.

Il cinema ha sempre affrontato il tema della SPA attraverso differenti interpretazioni: come rifugio intellettuale, per esempio. O, a livello letterario, con La montagna incantata di Thomas Mann, inevitabile fonte di ispirazione del film preso in esame (e di molti altri). Nonostante sia ambientato agli albori della Prima Guerra Mondiale, racconta di una storia di formazione sui generis nello sfondo delle Alpi Svizzere, nel sanatorio di Berghof.

Qui il giovane protagonista, Castorp, è in visita al cugino malato di tubercolosi. Quello che doveva essere un soggiorno di poche settimane si trasformano in anni in quanto lo stesso malanno viene diagnosticato pure a Castorp. Quivi ha tutta una serie di incontri con vari personaggi, quasi delle metafore della vita borghese di quegli anni, di un’Europa allo sfascio, semi definitivo.

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La cura dal benessere può essere letto, come una versione cupa e psicotica del romanzo tedesco. Anche qui abbiamo un giovane protagonista, un broker newyorkese che deve recuperare il suo capo, in esilio volontario fra quelle montagne, in una lussuosa SPA. Anche qui il soggiorno del giovane (Dane DeHaan) viene prolungato, qui da un incidente automobilistico che gli rompe una gamba. Qui viene a conoscenza dei metodi di cura del direttore Volmer. Quello che può sembrare una sorta di esperimento new age per liberarsi dallo stress, si rivela ben altro.

Ma non può essere definito un horror nel senso puro. Se volessimo trovare delle similitudini lo potremmo collegare alla grande tradizione del gotico (letterario e cinematografico) inglese. Ciò trasuda nelle ambientazioni e nelle inquadrature. Il castello degli Hoehnzollern fa da sfondo a una vicenda fiume nel quale, sotto un lieve strato di bellezza, si nasconde un gioco oscuro. Si vuole colpire la vista, confondere intenzionalmente.

La bellezza apparente che il vivere moderno spesso ci propina. La bellezza del possedere, dell’ asetticità come garanzia di pulito e sano. Queste sono le riflessioni iniziali sul nostro vivere che vengono fatte all’inizio del film. La materialità, lo stress e la competizione spietata che sono calderone di infelicità. La SPA come metafora della cura da tutti questi mali. Un posto dove è possibile rilassarsi e avere, seppur temporaneamente, la sensazione di liberarsene. Ma, come viene detto nel film “Non esiste nessuna cura”.

Quello che vuole dire lo dice in maniera molto chiara. Non fidarsi dei falsi Eden. Non cercare solo quelli. Ma cercare nella propria quotidianità, moderna, la fuga dalla frenesia. Basta un libro in un parco o una passeggiata in bici al parco o fuori città. L’essenzialità è la sola cosa che l’uomo necessita per ritrovare il proprio “io” primigenio. La ricerca di una cura, nel senso medico del termine, è il vero orrore.

Scheda film

  • Titolo originale: A Cure for Wellness
  • Regia: Gore Verbinski;
  • Soggetto e sceneggiatura: Gore Verbinski, Justin Haythe;
  • Interpreti: Dane DeHaan (Lockart), Jason Isaacs (Dr. Heinrich Volmer), Mia Goth (Hannah), Celia Imrie (Victoria Watkins), Ashok Mandanna (Ron Nair), Adrian Schiller (vice direttore), Harry Groener (Pembroke), Carl Lumbly (Wilson);
  • Origini: USA, Germania 2016;
  • Durata: 146′;
  • Temi: CINEMA, AMBIENTE, BENESSERE

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Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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