Watly, la startup che usa il sole per purificare l’acqua

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Watly, la startup che usa il sole per purificare l’acqua ultima modifica: 2017-04-02T08:30:39+02:00 da Claudia Gaggiottino
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Il facile accesso a fonti di acqua potabile dovrebbe essere un diritto per tutti gli esseri umani, eppure ancora non è così. La questione viene discussa costantemente dai leader politici di tutto il mondo, ma sono ancora milioni le persone che non godono di tale diritto. Come è possibile che questo accada in un pianeta composto per il 70% di acqua e gode di una fonte inesauribile di energia solare?

È questa la domanda che si è posta il giovane imprenditore Marco Attisani e che lo ha portato a creare Watly, una startup in grado di portare acqua potabile a chi ne ha bisogno.

Watly è una sola macchina capace di soddisfare tre bisogni primari: purifica l’acqua – Water – , crea elettricità grazie all’energia solare – Watt – e consente l’accesso a Internet – Wirless –.

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Un nuovo “WWW”, una connessione reale per provare ad affrontare i problemi globali.

Tutto ha inizio nel 2013 quando Marco ha avuto il coraggio di “pensare come avrebbe fatto un bambino di fronte a un grande problema. Farsi la domanda corretta che spesso non è Perché?  Spesso è Perché no?”, come ha dichiarato lo stesso Attisani durante un’intervista per Eureka.

Dopo aver riunito un team di esperti, con coraggio, creatività, organizzazione e tre anni di lavoro, test analisi e modifiche è nato il primo prototipo.

Nel 2015, Watly entra nel programma di accelerazione di startup dell’European Space Agency, presso il Centro di Incubazione di Business di Barcellona. Inoltre, grazie a numerosi riconoscimenti, tra cui i premi Gaetano Marzotto, l’European Pioneers e il programma dell’Unione Europea Horizon2020, Marco e il suo team riescono a ottenere finanziamenti per circa 2 milioni di euro.

Nasce così Watly 2.0. Ora bisogna capire quale impatto può avere sulla società.

La macchina viene installata nel piccolo villagio di Abenta, in Ghana (Africa Occidentale) e grazie al suo sistema di distillazione a vapore dell’acqua, prodotto attraverso il calore solare assimilato dai pannelli fotovoltaici, è in grado di purificare 100 litri di acqua e di produrre 3kWh di energia elettrica in un solo giorno. Tanto da soddisfare la domanda di circa 20 persone.

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Watly 2.0 in Ghana

Una grande impresa, ma non sufficiente a realizzare il sogno di Marco, quello di avere un grande impatto sull’enorme problema legato all’accesso all’acqua potabile.

Ecco perché sta già lavorando a Watly 3.0, una macchina simile alla precedente, ma molto più grande per consentire l’utilizzo di una tecnologia ancora più efficiente che consentirà di fornire circa 3mila litri di acqua potabile al giorno e 130 kWh di energia al giorno a una comunità di 2mila persone. La connessione Internet invece sarà garantita tramite un’area wi-fi, gestita da remoto dalla sede che sarà così in grado di sapere se la macchina, ovunque sia nel mondo, funzioni in modo corretto o di intervenire in caso si verifichino dei problemi.

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Il prototipo di Watly 3.0

Oggi, infatti, sono tanti i governi che hanno contattato Marco Attisani perché interessati a Watly, dal Senegal al Burkina Faso, e diverse Agenzie delle Nazioni Unite stanno seguendo lo sviluppo del progetto.

Far sì che un giorno tutti possano avere pari accesso alle risorse è un obiettivo ambizioso, anzi, il più ambizioso; è una strada lunga, ma per percorrerla serve iniziare con piccoli step. Watly è un passo nella giusta direzione. Un esempio di green economy che unisce natura, esseri umani e tecnologia per farli lavorare verso un unico obiettivo: migliorare le condizioni di vita di milioni di persone.

Watly, la startup che usa il sole per purificare l’acqua ultima modifica: 2017-04-02T08:30:39+02:00 da Claudia Gaggiottino
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Laureata in Comunicazione per le Istituzioni e le Imprese, vive a Torino ma si sente cittadina del mondo e, per questo,è sempre con lo zaino pronto e il passaporto in mano. Ambientalista convinta agisce nel locale per diffondere un’educazione ambientale globale. Consapevole del grande potere dei mezzi di comunicazione, è diventata giornalista per avere la possibilità di trasmettere i valori legati al rispetto dell’ambiente e condividere buone pratiche quotidiane, che possano aiutare ad alleggerire lo zaino ecologico di ognuno.

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