L’Alveare che dice Sì!, l’alternativa alla grande distribuzione esiste. Intervista al suo ideatore

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L’Alveare che dice Sì!, l’alternativa alla grande distribuzione esiste. Intervista al suo ideatore ultima modifica: 2017-03-08T13:30:07+01:00 da Alessia Telesca
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L’Alveare che dice Sì! è un progetto innovativo, attivo a Torino dal 2014 e in forte espansione in tutta Italia, pensato per ridisegnare la logica collettiva del consumo e agevolare un dialogo sempre più importante e fondamentale tra chi produce e chi acquista.

Eugenio Sapora, responsabile del progetto in Italia, racconta a eHabitat lo sviluppo, i dettagli e lo scopo de L’Alveare che dice Sì!.

Eugenio Sapora, responsabile in Italia del progetto L'Alveare che dice sì! (fonte: alvearechedicesi.it)
Eugenio Sapora, responsabile in Italia del progetto L’Alveare che dice sì! (fonte: alvearechedicesi.it)

In cosa consiste e come si sviluppa nello specifico il progetto L’Alveare che dice Sì!?

“L’idea alla base del progetto L’Alveare che dice Sì! è quella di creare una rete alternativa alla grande distribuzione autorizzata, tramite la promozione e vendita di prodotti locali. Il progetto concilia al tempo stesso il prodotto a Km 0, quindi una produzione rigorosamente locale, e la filiera corta, ovvero l’acquisto diretto dal contadino.

Questo scambio avviene tramite la creazione di un gruppo di acquisto di stampo moderno, nominato Alveare. Un Alveare riunisce intorno ad una stessa sede di quartiere, una volta a settimana, i consumatori e i produttori, per lo scambio della merce acquistata online. 

Così facendo si crea in tutta Italia una rete di Alveari, ognuno gestito da una persona che sviluppa il progetto e diventa il leader della comunità. Lo scopo è quello di accrescere il numero di città italiane aderenti al progetto, così da creare una rete virtuosa di comunicazione e di produzione. I dati attuali sono molto incoraggianti, poiché attualmente sono presenti 130 punti attivi“.

È possibile affermare che L’Alveare che dice Sì! abbia anche uno scopo educativo poiché, tramite il dialogo diretto con il contadino, il consumatore apprende il ciclo di produzione, la stagionalità del prodotto, la lavorazione ed altre informazioni circa ciò che acquista?

“L’idea è proprio quella di ritornare ad un’educazione alla natura. Per fare questo noi, durante la distribuzione della merce acquistata, chiediamo ai contadini di essere presenti nell’Alveare, così da poter raccontare il prodotto e aiutare il consumatore.

Ne L’Alveare che dice Sì! hai davanti a te il produttore, l’artefice del prodotto che stai mangiando e puoi tempestarlo di domande. Inoltre, sul sito web sono presenti i dettagli dei produttori aderenti al progetto, tutti a portata di mano perché il prodotto è locale, così se il consumatore è curioso o ha qualche minimo dubbio, può fare una scampagnata e andare a verificare di persona.

Si viene a creare una condizione di totale trasparenza, così da aiutare le persone a capire cosa stanno consumando insieme al protagonista del cibo che è il contadino”.

L’Alveare che dice Sì (fonte: alvearechedicesi.it)
L’Alveare che dice sì! (fonte: alvearechedicesi.it)

Come il progetto L’Alveare che dice Sì! può cambiare le abitudini di consumo della comunità?

“Lo scopo de L’Alveare che dice Sì! è proprio quello di creare un progetto a forte impatto sociale, che cresca grazie all’intensificazione della rete, con migliaia di punti vendita in tutta Italia, così da avere una vera alternativa alla grande produzione e garantire uno scambio diretto tra chi acquista e chi produce”.

Un’alternativa alla grande produzione e una maggiore conoscenza del prodotto singolo, può comportare una maggiore attenzione a ciò che viene portato in tavola? L’Alveare che dice Sì! può stimolare anche la consapevolezza alimentare e sociale?

“Assolutamente, l’idea è proprio questa. La questione educativa e sociale è forte del progetto L’Alveare che dice Sì!, poiché quando vai a ritirare il prodotto sei in un quartiere, in una comunità, osservi e conosci il prodotto.

Inoltre c’è uno scambio ampliato, poiché c’è il dialogo tra produttore e consumatore ma anche tra produttore e produttore e tra consumatore e consumatore. C’è un gestore che organizza aperitivi ed eventi, c’è uno scopo di community. Si vuole riportare la gente ad un contatto fisico tra loro, con gli alimenti e anche con il produttore”.

Quindi mi sembra di capire che proprio da questi risvolti il progetto prenda il nome…

“Esattamente, Alveare dà proprio l’idea di collaborazione, di gente che esce e entra e collabora, proprio come le api. Il nome Alveare nasce da questo, dal ruotare intorno ad un punto fisso per collaborare ad uno scopo comune”.

E come L’Alveare che dice Sì! può agevolare un maggiore rispetto per l’ambiente?

“Quando si parla di km 0 si parla di riduzione di costi di trasporto in primis e di sostegno all’economia locale, con un supporto ai contadini locale e quindi alla sviluppo del territorio”.

Produzione locale e filiera corta (fonte: alvearechedicesi.it)
Produzione locale e filiera corta (fonte: alvearechedicesi.it)

Il progetto è partito da Torino. Ancora una volta la città si è dimostrata disponibile ad accogliere progetti innovativi e a sviluppare iniziative attente alle tematiche ambientali.

“Torino è una città pronta, queste sono tematiche sempre più richieste per una serie svariate di motivi. Quando si parla di km 0, filiera corta e prodotto consapevole, la gente è sempre più interessata. La prima motivazione è legata alla ricerca di un prodotto di qualità, che sia buono e non dannoso. Poi ci sono altri aspetti, come quello sociale e ambientale, che la gente ritiene sempre più importanti”.

Qual è l’aspetto fondamentale de L’Alveare che dice Sì! che il consumatore deve conoscere?

“La cosa più importante da sapere è che la gente non compra dall’Alveare, ma compra dal contadino. È importante sottolineare questo aspetto perché L’Alveare che dice Sì! non è un brand di vendita ma una piattaforma, un fornitore di servizi che mette in comunicazione il consumatore e il produttore”.

L’Alveare che dice Sì! è un progetto importante per promuovere la produzione, il territorio  e per avvicinare il consumatore al ciclo di produzione, così da agevolare conoscenza, rispetto e consapevolezza del singolo prodotto portato in tavola.

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Classe 1987, torinese. È educatrice e web editor per diverse testate online. Vegetariana, è appassionata di animali, tematiche ambientali e educative. Spazia dai film thriller alle commedie e segue con attenzione il calcio. Dalle molteplici idee, prova ad unire le passioni con la scrittura creativa.

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