Londra, Toronto, Berlino, Utrecht, Bologna, e molte altre ancora. Sono le città che ospitano una Library of Things (letteralmente, una Biblioteca delle Cose).
Ma di che cosa stiamo parlando? Di biblioteche speciali in cui le persone possono prendere in prestito, oltre a moltissimi libri, anche un’ampia gamma di oggetti che vanno dai giochi da tavolo alle decorazioni per una festicciola domestica, dalle racchette da tennis ai seghetti, da piccoli elettrodomestici a piatti, vestiti e tende, ma anche strumenti musicali e materiali didattici. Tutto senza dover comprare oggetti di cui magari si avrà poi bisogno solo occasionalmente, investendo denaro in cose che presto finiranno a prendere polvere in cantina.
Per usufruire dei servizi è sufficiente, come per qualsiasi biblioteca, sottoscrivere un abbonamento mensile o annuale a basso costo (e spesso decrescente in base al reddito). In alternativa, in alcune biblioteche come ad esempio quella di Berlino, per diventare soci basta che la prima volta si consegni un proprio oggetto da prestare.
Il concetto alla base di questa iniziativa è tanto semplice quanto geniale: perché comprare (o tenere in casa) un oggetto, ad esempio un trapano, che magari si utilizzerà solo per mezz’ora? È molto più comodo prenderne in prestito uno quelle rare volte in cui serve. Inoltre, in molti casi vi è la possibilità di affiancare il servizio di prestito a lezioni e workshop tematici sul fai da te e sulla realizzazione di oggetti o progetti, con la messa a disposizione di spazi da utilizzare per attività di bricolage. La Biblioteca delle Cose è dunque un posto dove è possibile condividere non solo oggetti, ma anche idee e capacità.
In Italia, oltre all’esperienza di Bologna, esiste Locloc, una piattaforma online che consente di affittare e mettere in affitto, risparmiando o guadagnando rispetto al prezzo di costo dell’oggetto. Con i suoi novemila iscritti e una diffusione capillare sul territorio nazionale, rappresenta un caso di renting peer-to-peer esemplare, con un ampio database di oggetti tra i quali scegliere.
Questo tipo di iniziative è molto interessante in quanto permette alle persone di risparmiare su ciò che è poco utile, favorendo al contempo l’economia circolare. Oltre a far bene alle tasche dei consumatori, costituisce infatti anche un’ottima soluzione allo spreco e all’accumulo, attraverso il riuso e il riciclo.
La cultura della condivisione aiuta infine anche sul piano personale, andando a scardinare l’idea diffusa che dobbiamo possedere per forza tutto. Utilizzando le parole del co-fondatore Ryan Dyment: «La gente dovrebbe smettere di comprare cose che non sempre sono necessarie. I prodotti condivisi sono stati progettati per essere durevoli nel tempo. L’idea di un’economia circolare è il futuro del Pianeta».