I cambiamenti climatici ci hanno tolto le quattro stagioni. Intervista a Luca Mercalli

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I cambiamenti climatici ci hanno tolto le quattro stagioni. Intervista a Luca Mercalli ultima modifica: 2017-02-10T08:00:31+01:00 da Maria Rita Corda
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Gli effetti dei cambiamenti climatici sono ogni anno più evidenti e con essi anche la voglia della popolazione di comprendere cosa sta accadendo al pianeta in cui vive. Siccità, tempeste e alluvioni sono molto frequenti nel nostro Paese e sono anche causa di perdita di vite umane e di risorse economiche.

Per comprendere meglio quali trasformazioni sta subendo la Terra e cosa potrebbe accadere nel futuro, abbiamo chiesto dei chiarimenti a Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana e climatologo.

“Non ci sono più le quattro stagioni” è il titolo dello spettacolo che sta proponendo gratuitamente nei teatri italiani insieme alla Banda Osiris e Aboca. La musica, la poesia e l’arte sono un valido aiuto per far capire in maniera più accattivante cosa sono i cambiamenti climatici e quali sono gli effetti?

Luca Mercalli locandina

“Sì, certo! È un tentativo di usare anche delle altre modalità comunicative perché utilizzare soltanto quella tecnico-scientifica probabilmente non è sufficiente. Mettere la scienza insieme a un po’ di ironia, un po’ di musica, senza tuttavia minimizzare l’importanza del messaggio, è uno dei tanti tentativi che si stanno facendo nel mondo per attirare l’attenzione sull’urgenza di agire sulla crisi ambientale. Diciamo che si batte anche quella strada lì, rispetto a tutte le altre che tradizionalmente continuiamo a seguire. È un modo per attirare un pubblico leggermente diverso rispetto a quello che viene abitualmente a una conferenza scientifica. In questa maniera si amplia, forse, un pochino la tipologia di pubblico.”

Negli ultimi anni, siccità, alluvioni, uragani e tempeste sono sempre più frequenti e il 2016 ne è stato un esempio. Cosa ci dobbiamo aspettare da questo nuovo anno?

Luca Mercalli siccita

“Sul singolo anno non è possibile fare previsioni. Con i cambiamenti climatici quello che si guarda è una tendenza a lungo termine. C’è una tendenza all’aumento della temperatura globale che ormai vediamo da 100 anni, con un 1°C in più nell’ultimo secolo. Gli scenari climatici ci dicono che la temperatura continuerà a salire in ragione di quanto noi inquineremo. Se verrà applicato l’Accordo di Parigi per ridurre le emissioni, possiamo sperare di arrestare questo aumento di temperatura attorno ai 2°C in più al 2100. Se, invece, l’Accordo saltasse o non fosse applicato in maniera incisiva, c’è il rischio che l’aumento della temperatura arrivi a 5°C in più al 2100. E questo, ovviamente, porterebbe a un’amplificazione enorme dei problemi ambientali per tutta la popolazione terrestre, tra l’altro in aumento. Quindi se già abbiamo problemi oggi che siamo 7 miliardi e mezzo, figuriamoci al 2100 in un mondo popolato da più di 10 miliardi di persone.”

I danni causati dagli eventi climatici catastrofici sono una significativa perdita in termini di vite umane e allo stesso tempo molto costosi per i vari Paesi. Attraverso quali azioni è possibile prevenire e ridurre i rischi legati ai cambiamenti climatici?

“La prevenzione è fatta in due modi: la prima è la prevenzione a lungo termine che cerca di ridurre l’entità del cambiamento del riscaldamento globale, quindi la chiamiamo mitigazione. La mitigazione è l’insieme di tutte le azioni utili per rendere l’economia più pulita: che consumi meno energia, che si basi sulle energie rinnovabili e che produca meno rifiuti. Questa è la parte di cura della “malattia” alla radice. Una parte di danno, invece, è inevitabile ed è già in corso: i ghiacciai si stanno riducendo, il livello del mare sta aumentando e gli eventi estremi ugualmente. Quindi non possiamo pensare che anche se l’accordo di Parigi viene applicato i problemi spariscono! Possiamo avere, però, dei problemi meno rilevanti.

La seconda parte della strategia è l’adattamento. Per una parte di problemi che rimarranno bisognerà creare strategie diverse a seconda delle differenti regioni del globo. La produzione agricola, per esempio, potrebbe essere messa in pericolo in molte regioni e questo significa instabilità gravi, soprattutto nei Paesi poveri, con conseguente migrazione di popoli. È necessario, dove è possibile, proteggere le zone costiere in rapporto all’aumento del livello del mare. In Olanda, per esempio, si stanno rinforzando le dighe, a New York si stanno costruendo argini nella zona più bassa di Manhattan dopo l’azione dell’uragano Sandy.

Luca Mercalli New York

I problemi sono evidenti e in alcuni territori si sta già intervenendo o perché sono più saggi o perché hanno i soldi. Altri, invece, sono completamente in balia degli eventi, pensiamo, per esempio, ai Paesi africani o dell’Asia. Oggi come oggi, nessuno può proteggere un Paese povero come il Bangladesh dall’aumento del livello del mare. Questo significa che dobbiamo mettere in atto il famoso Accordo di Parigi che sposta risorse finanziarie dai Paesi occidentali a quelli poveri proprio per aumentare l’adattamento ed evitare quelle così temute migrazioni di popoli che già oggi stanno facendo innervosire tanto Trump quanto Le Pen. Le migrazioni climatiche sono appena all’inizio, i cambiamenti del clima saranno una forza dirompente nell’aumentare lo spostamento dei popoli.

Gli atolli corallini sono i primi esempi di evacuazione di popoli, per ora di poche migliaia di unità, ma ci mostrano come le persone si debbano spostare in altri luoghi.”

Luca Mercalli Atolli

Il nuovo presidente degli Stati Uniti Donald Trump sta attuando delle politiche negazioniste nei confronti dei cambiamenti climatici. Quanto dobbiamo preoccuparci noi italiani di quello che sta accadendo negli USA?

“Dobbiamo preoccuparci come si deve preoccupare tutto il mondo! L’atteggiamento del presidente degli Stati Uniti è molto pericoloso per due motivi. Il primo riguarda la comunicazione: un presidente negazionista indebolisce tutti i decenni di paziente costruzione della consapevolezza dei cambiamenti climatici. Ricoprire la carica di presidente degli USA racchiude in sé una sorta di effetto di autorevolezza, anche se le sue affermazioni non fossero veritiere, la presa sulla gente sarebbe comunque forte. Il secondo motivo, invece, riguarda la ricerca scientifica: una parte importantissima della ricerca scientifica sul clima arriva dagli Stati Uniti. Quindi se Trump decidesse di chiudere tutti i finanziamenti alla ricerca sul clima, a livello internazionale ci verrebbe a mancare un apporto significativo di conoscenza. E se decidesse di uscire dall’Accordo di Parigi questo rallenterebbe e ostacolerebbe l’azione contro i cambiamenti climatici e quindi perderemmo altro tempo. Purtroppo i problemi ambientali sono urgentissimi e di tempo ne abbiamo perso abbastanza nei decenni precedenti. Ora dobbiamo assolutamente agire!”

Cosa possiamo fare noi cittadini?

“Agire sul piano della consapevolezza e fare informazione nei confronti delle persone che ci sono vicine e che magari non hanno ancora raggiunto questa consapevolezza. Fare una piccola opera di militanza quotidiana per aumentare la sensibilità su questi argomenti. E poi, invece, c’è la parte assolutamente pratica che ognuno di noi può fare senza alcuna scusa, per esempio, l’uso dei mezzi pubblici, il risparmio energetico della propria abitazione, passaggio (quando possibile) alle energie rinnovabili, utilizzo di oggetti riusabili per ridurre i rifiuti, raccolta differenziata, mangiare cibo locale e viaggiare di meno in aereo. Per esempio, un solo viaggio intercontinentale in aereo cancella ogni azione virtuosa fatta in un anno da una persona.”

Luca Mercalli Rinnovabili

Quale messaggio vorrebbe lasciare ai nostri lettori?

“Un punto rilevante che, forse, spesso le persone non hanno completamente compreso è che la natura ci serve per avere una buona vita. Se la natura collassa o cambia in modo troppo rapido o profondo, siamo noi a rimetterci. Dobbiamo difendere la natura perché il suo incorretto funzionamento ha delle ripercussioni sugli esseri umani. Questo ce le dice anche Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’, che è un documento eccezionale sull’etica.

Molto spesso si mette l’economia davanti alla natura. Alcune volte si ha timore di mettere in atto soluzioni ambientali per la paura di far crollare l’economia, ma come abbiamo detto in precedenza, i cambiamenti climatici sono in grado di creare dei gravi danni economici a cui si aggiunge anche la sofferenza, che non ha prezzo.

Allo stesso tempo le azioni per migliorare l’ambiente non sono punitive, anzi si vive meglio. Utilizzare i pannelli solari e risparmiare energeticamente ha un vantaggio anche economico. L’ambientalismo è un passo in avanti, non un ritorno alla candela. È un grande scatto evolutivo per un mondo migliore, soprattutto in termini di salute.”

Per approfondimenti sui dati Nimbus.

Per visionare le puntate di Scala Mercalli cliccare qui.

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Nata a Genova, vive in Sardegna ma con lo sguardo rivolto verso il mondo. È una comunicatrice specializzata in marketing delle energie rinnovabili. Da qualche anno racconta con entusiasmo i progetti, le novità e le best practice sostenibili italiane e internazionali. Ama la natura, pratica yoga e crede in un futuro a basso impatto ambientale

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