Gli sprechi alimentari negli Stati dell’Unione Europea ammontano a 88 milioni di tonnellate ogni anno, cioè il venti per cento della produzione complessiva di cibo. Oltre all’impatto economico – il costo stimato per lo spreco di cibo nei Paesi Ue è di 143 miliardi di euro – e ambientale, i rifiuti alimentari implicano aspetti etici e sociali: nel mondo ci sono oltre 800 milioni di persone che non hanno da mangiare, perciò si dovrebbero agevolare il recupero e la ridistribuzione delle eccedenze alimentari alle persone che ne hanno bisogno.
Che cosa farà l’Unione Europea per ridurre gli sprechi alimentari nel 2017?
L’Unione Europea per il 2017 ha costituito la Piattaforma Ue sullo spreco alimentare. Il gruppo di lavoro, riunitosi per la prima volta lo scorso 29 novembre e coordinato dalla Commissione europea, coinvolge rappresentanti della società civile e degli Stati membri per un totale di circa settanta componenti. Lo scopo principale è quello di definire gli strumenti necessari per prevenire lo spreco alimentare, condividere le esperienze virtuose e valutare i risultati raggiunti.
Quali sono gli obiettivi della piattaforma?
Tra gli obiettivi primari che la Piattaforma Ue si prefissa c’è lo sviluppo di un metodo per quantificare i rifiuti alimentari all’interno di tutti gli Stati che fanno parte dell’Unione, con la definizione precisa degli indicatori pertinenti, che saranno uguali per tutti, così da non creare equivoci.
Un altro obiettivo è quello di aiutare tutti gli attori coinvolti nella filiera alimentare – agricoltori, allevatori, distributori, negozianti e cittadini privati – a definire le misure necessarie per raggiungere un reale sviluppo sostenibile in materia di rifiuti alimentari e di condividere le migliori pratiche e i risultati ottenuti.
Risolvere il problema della confusione generata dalle date sulle etichette è il primo passo per raggiungere un vero sviluppo sostenibile. Per raccogliere materiale su cui basare le prossime attività con riferimento all’indicazione delle date di consumo, la Commissione ha incaricato una società esterna di analizzare l’uso di questo strumento sul mercato da parte degli operatori del settore alimentare e delle autorità di controllo. I risultati di questa indagine, previsti per la fine del 2017, aiuteranno a definire le politiche relative all’indicazione della data di consumo e la prevenzione dei rifiuti alimentari.
Tuttavia, la Commissione ha già in mente qualche azione a riguardo, come per esempio ampliare l’elenco degli alimenti senza obbligo di riportare la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro il”. A oggi questi alimenti sono: l’aceto, lo zucchero, il sale e la gomma da masticare, ma potrebbero essercene altri per cui l’eliminazione dell’indicazione della data di consumo non rappresenterebbe un rischio per la sicurezza.
La Piattaforma Ue, inoltre, ha intenzione di utilizzare il cibo destinato al consumo umano, quindi sicuro a livello igienico-sanitario, come ad esempio i biscotti confezionati sbriciolati – invendibili nei negozi – o il pane secco – rimasto invenduto – ma non più commerciabile, per la produzione di mangimi per animali. Così facendo, i prodotti rimasti invenduti non saranno più considerati rifiuti alimentari ma una risorsa utile, in questo caso trasformandosi in materia prima per la produzione di mangimi.
Cosa possiamo fare come cittadini?
Nel nostro piccolo, ciascuno di noi può contribuire alla riduzione gli sprechi alimentari e così facendo anche a risparmiare sulla spesa. Acquistiamo quindi solo ciò di cui abbiamo strettamente bisogno e direttamente dai produttori. Cuciniamo le porzioni giuste di cibo e, se ne dovesse comunque avanzare, riutilizziamo e inventiamo nuove ricette!