Sembra uno gnomo o lo è? La storia di Paolo, artigiano del legno a km zero

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Sembra uno gnomo o lo è? La storia di Paolo, artigiano del legno a km zero ultima modifica: 2016-12-02T08:00:45+01:00 da Daniela Zora
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Sulla soglia del suo laboratorio si respira un’aria di magia. A farci compagnia, gnomi e folletti dai buffi cappelli, il profumo naturale delle essenze del legno, uno scorcio sulle circostanti montagne della Valle Gesso, in Piemonte.

Qui, in un piccolo borgo chiamato Valdieri, Paolo Giraudo è sostanzialmente nato ma, soprattutto, ha scelto di continuare a vivere, in linea con il naturale svolgersi delle stagioni, assecondando e ammirando i cicli lunari e vivendo il bosco come un amico.

Orientato alla ragioneria, a 17-18 anni sente chiaro dentro di sé che il suo sogno è tutt’altro: seguendo le orme del nonno che sapeva sapientemente usare e riparare utensili e strumenti in legno, Paolo lascia la scuola per frequentare un laboratorio artigianale, intenzionato ad imparare bene le arti di restauro, scultura e falegnameria. Come racconta lui stesso Avevo bisogno di lavorare con le mani”. Uso delle mani che in un’epoca come la nostra sta andando perso e invece è fondamentale per “saper fare da sé”.

Inizia così a prender forma, restauro dopo restauro, l’ideale di vita che Paolo aveva immaginato: un lavoro che gli consentisse di restare in paese, che non prevedesse ritmi imposti dall’esterno, che permettesse di utilizzare risorse locali, produrre mobili a km zero. 

Così nascono le sculture, i mobili e gli organetti diatonici di Paolo Giraudo. Nella sua fantasia, ma ancor prima nel bosco. In base all’ispirazione che sorge spontanea dalla vista di un vecchio tronco o dalle qualità di un certo tipo di legno.

“La bellezza di lavorare questo materiale è proprio questa. Se faccio un mobile posso utilizzarne certi tipi scegliendoli in base alla bellezza, come il castagno, il ciliegio e il noce, che hanno delle venature bellissime e trovo facilmente qui. Per la scultura prediligo il cirmolo, profumatissimo, il tiglio, pastoso e morbido, il noce, la betulla, scelti in base alle qualità intrinseche, alla struttura, alla consistenza. Per costruire un organetto, guardo soprattutto alle caratteristiche sonore e meccaniche. Nel bosco mi muovo cercando il tipo di albero che mi può servire, ma lì soprattutto taglio legna da ardere per il riscaldamento della mia casa. Se poi tagliando noto qualcosa di interessante, lo metto da parte”.

Una volta scelto il legno, viene sezionato in assi di vari spessori e messo a stagionare per non meno di due anni. Paolo è attento alla salvaguardia del suo amato bosco, ed essendo piccolo artigiano il suo impatto sulle risorse boschive è limitato. Sa molto bene che recidere un albero vuol dire farlo morire, così spesso ricava il suo legname solamente da un ceppo, lasciando la pianta libera di rigenerarsi oppure sceglie alberi sul finire del loro ciclo vitale più maturi che cominciano a marcire o avere rami secchi o che cadono da soli per la neve. Il bosco in sé è un’energia rinnovabile bisogna solo lasciare degli alberi giovani in grado di fare seme e conservare il bosco.collage gnomi paolo giraudo

Paolo reinventa un uso per le rimanenze delle sue lavorazioni o di mobili antichi. Da pezzi di legno che lo ispirano, ricava, scolpendo, i suoi compagni di avventure e di scarpinate nel bosco: gnomi e folletti dall’aspetto assai buffo o accigliato, che qualche volta decidono di restare nella natura incontaminata.

Gli gnomi che scolpisco io sono liberi di andare dove vogliono, ma molti restano o vanno via per brevi periodi. Alcuni invece vanno via per sempre…”.

Gli alberelli prodotti da Paolo sono perfetti per questo periodo natalizio, anche se lui non li ha creati con quest’intento, una produzione unica nel suo genere perché nati dalle sue mani e dalla sua fantasia. Si tratta di lamelle di legno decorate a piacere e sovrapposte l’un l’altra, con alla base del tronco o sulle cime delle piccole baite di montagna, davvero graziose!

collage alberi paolo giraudo

Nel 2009, in seguito ad un corso di musica, si appassiona agli organetti e decide di provare a produrne di propri. Il lavoro del legno mi porta sempre a sperimentare qualcosa di nuovo e non si finisce mai e questo mi piace!Così nasce anche il suo marchio, alquanto curioso e gli chiedo di spiegarci il suo significato. “Il mio logo è composto di cuore e tridente, a simboleggiare che ogni organetto può esprimere sentimenti diabolici e amorevoli. Perché la musica ha questo potere. Non a caso gli organetti un tempo venivano definiti «scatole del diavolo» perché istigavano al ballo”.

marchio paolo giraudo

Un mastro Geppetto con l’amore profondo per la natura, come testimoniano le foto che pubblica sulla sua pagina Facebook, come traspare dai suoi racconti e dalle sue esperienze: amore per il bosco, la vita genuina, quella che vivevano una volta i contadini, la gente di paese. Sana, tranquilla, pulita. Gli domando allora a chi vive in città e sogna di lasciare tutto, cosa consiglierebbe.

“La montagna non è una vita semplice, sia da un punto di vista meteorologico, che da un punto di vista di mobilità e dei servizi. Se uno vuole fare il grande passo deve esserne consapevole e soprattutto ci deve provare prima per brevi periodi. Vivere qui come in ogni altro paesino di montagna è una filosofia di vita. Purtroppo molto spesso chi sogna il grande passo come questo, poi pretende gli stessi servizi e comfort della città. Tutto questo in montagna è molto rallentato. Anche chi è abituato a vedere tanta gente come in città, qui può andare in crisi. Esistono però altri punti che possono essere molto gratificanti: un ambiente di vita sano, senza traffico per molti mesi all’anno, salvo l’estate soprattutto nei weekend, il conoscersi un po’ tutti, la natura dietro alla porta di casa,  il silenzio, il verso degli animali”.

Nelle parole di Paolo, la meraviglia di vivere immersi in un ambiente che sorprende continuamente e ti fa sentire parte di un tutto che è veramente “casa”. Si incontrano camosci, caprioli, aquile e poiane e si conduce una vita che soddisfa tutti e cinque i sensi: “I grilli nelle sere d’estate e le lucciole. L’odore del fumo dei camini. La neve bianca e pulita. Si riescono a vedere le stelle e la luna praticamente sempre. Queste e mille altre cose, ma forse l’aspetto più importante per me è la possibilità di uscire dal paese e in pochi minuti essere fuori dalla civiltà umana. Essere a tu per tu con l’ambiente naturale, selvaggio, senza contaminazioni umane”. Rimane una grande difficoltà: trovare un lavoro che permetta di vivere sul posto o che non sia troppo distante da dove si è scelto di vivere. Come ha avuto la fortuna – e la tenacia – di poter fare lui con la sua famiglia. Come sostenne in una intervista per l’associazione Chambra d’Oc:

Faccio un lavoro che mi piace, riesco a vivere, non mi arricchisco, perché arricchirsi al giorno d’oggi è un’utopia, però al giorno d’oggi secondo me è importante fare quello che piace. Se riesci a non farti debiti, pagare le tasse, mantenere una famiglia e vivere in un posto così…secondo me c’è tutto! Io cerco quello“.

Un esempio per tutti di vita sana e slow.

Foto: Paolo Giraudo
Foto: Paolo Giraudo

 

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Sensibile e curiosa per natura, animalista e attratta dalle tematiche ecologiche fin dall'infanzia. A 16 anni diventa vegetariana. Si definisce "un'appassionata" perchè mette tutta se stessa nelle cose di cui si occupa e non riesce a restare indifferente a nulla. Laureata in Scienze dell'Educazione, sempre attenta ai più piccoli e al più delicato degli esseri viventi, adora la natura, ama leggere libri in mezzo al verde e ha la valigia sempre pronta per qualche viaggio (anche immaginario). La scrittura è il suo rifugio, tratta e dialoga con le parole come fossero amiche. Con questa collaborazione raggiunge uno dei suoi piccoli grandi sogni: scrivere per un giornale!

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