Serj Tankian: impegno ambientale e speranza a tutto volume

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Serj Tankian: impegno ambientale e speranza a tutto volume ultima modifica: 2016-11-12T10:03:01+01:00 da Emanuel Trotto
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Lo ammetto, questo è il mio primo articolo musicale in assoluto. Mi piace molto la musica: una giornata senza aver ascoltato almeno un brano musicale è una giornata non vissuta pienamente. Almeno, questa è la mia opinione. Il motivo è semplice: spesso un buon pezzo musicale può aiutare a combattere le proprie battaglie interiori, a commuovere, a ridere. Una canzone può dare gioia ma anche regalare un po’ di sana malinconia. In un tempo come il nostro in cui si vive di una allegria forzata, ogni tanto ci vuole.

Di certo, non c’è nulla che dia davvero la carica come un bel brano di metal a tutto volume. Nonostante i timpani abbiano qualcosa da ridire, è molto salutare e interessante. Specie se ci si sofferma a leggerne i testi e non solo a scuotere la testa urlando. Uno di questi è il pezzo Harakiri di Serj Tankian del 2012.

Per chi non lo conoscesse, Tankian non è stato solo il frontman dei System of a Down (1995-2006) uno dei migliori gruppi metal degli ultimi anni. Libanese, di origini armene e emigrato negli Stati Uniti, è un artista molto sfaccettato. Polistrumentista, poeta, pittore, cantante con una grandissima dotazione vocale e un attivista. Nel 2002 fondò, assieme a Tom Morello di Rage Against the Machine, l’organizzazione no-profit Axis of Justice.

Contrariamente all’immaginario stereotipato del metallaro brutto, cattivo e che si abbuffa di hamburger, Tankian è un vegetariano convinto. Diverse volte si è impegnato contro il sistema dei macelli industriali. Arriva a firmare, nel 2009 la petizione PETA contro i metodi di macellazione impiegati al KFC. Non solo tutela degli animali, tuttavia, ma anche dell’ambiente.

Una scena da "Harakiri"
Un’immagine da “Harakiri”

Nel 2005 ha unito la sua voce a quella di altri artisti (fra i quali Sting e Val Kilmer) in favore della protesta Hydrogen f(or)Life in favore dello sviluppo di tecniche naturali di produzione dell’idrogeno, per avviare un’economia basata su di esso. La protesta è per rispondere a un piano di sfruttamento delle lobby. Queste, infatti, vedendo le forme di energia fossile ridursi, si stanno accaparrando, in segreto, delle fonti idriche. Esse sarebbero infatti intenzionate ad utilizzare dei brevetti per ricavare in maniera pulita l’idrogeno; gli stessi che, secondo alcuni studiosi, hanno insabbiato. Uno specchio per le allodole a scopo di lucro. Il che porterebbe alla privatizzazione delle risorse idriche.

Ma veniamo ad HarakiriSi tratta della title-track dell’album solista eponimo di Serj. La prima canzone che ha scritto, nel 2011, è proprio Harakiri. È ispirata «agli strani eventi avvenuti ultimamente in tutto il pianeta», ha dichiarato, «la morte di tutti quei pesci, quegli uccelli. Ho deciso di chiamarlo ‘harakiri’, una forma di suicidio rispettoso, che è quello che stiamo facendo al nostro pianeta. Ciò che sta uccidendo il nostro pianeta sta uccidendo anche noi».

Non è la sola canzone sul rapporto dell’uomo con l’ambiente: Butterfly parla dell’incomprensione, da parte dell’uomo, del fatto che la Natura si stia ribellando. In essa la Terra  “piange” durante violenti temporali e tempeste: quelle di Cornucopia, dove si parla della disconnessione col mondo. Infatti noi «abbiamo rotto l’impatto con la natura» conclude il cantante, «nel luogo in cui viviamo e ce ne andiamo da un’altra parte». «Noi crediamo nei temporali, nei disastri ambientali, ma dopo puoi dire ‘I love you’ e così tutto torna ad avere un aspetto solare».

Serj Tankian nel videoclip di "Harakiri".
Serj Tankian nel videoclip di “Harakiri”.

Ma concentriamoci sul videoclip di Harakiri: il video alterna alcune scene con lo stesso Tankian a quelle del documentario A Time for Choosing. Oltre ad esse, si ritrovano delle immagini ricorrenti: innanzitutto un bambino che dorme intravisto dalle sbarre della culla. Sono presenti anche numerose scritte, (Pollution of cities killsover 2 million people a year), che delineano scenari apocalittici.

A metà, vediamo Tankian con alle spalle una scritta sul muro: “Mother Nature vs Capitalism”. Ecco la chiave di lettura, quello che spiega tutte le guerre, tutti gli eccidi, tutti i disastri ambientali. Una perenne lotta fra come ci ha creati Madre Natura e quello che, con la “ragione”, abbiamo creato. Il capitalismo è la lama che ci sta squarciando il ventre, con le guerre, con lo sfruttamento delle risorse.

Eppure, nella sua canzone, Serj Tankian non parla di morte, ma di vita.  «We are the day birds / Deciding to fly against the Sky … They crowned the Sun/But I believe they are free».  «Siamo gli uccelli del giorno che decidono di volare contro il cielo. Hanno incoronato il Sole/Ma io credo che siano liberi.»

Serj Tankian: impegno ambientale e speranza a tutto volume ultima modifica: 2016-11-12T10:03:01+01:00 da Emanuel Trotto

Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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