Ascensione al Cervino: per una montagna da preservare

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Ascensione al Cervino: per una montagna da preservare ultima modifica: 2016-10-16T08:17:59+02:00 da Emanuel Trotto
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Che cosa rappresentano le montagne per l’uomo? Per millenni sono state viste come la manifestazione tangibile della divinità, o la casa di creature favolose. Luoghi leggendari e limiti invalicabili. Sulle loro cime si è fatta la storia. O sono state una tomba. Un esempio lampante lo sono le Alpi: una tomba di ghiaccio che ha conservato, come in una macchina del tempo, l’uomo del Similaun, o che son state teatro dell’eroica impresa di Annibale e di Napoleone. Cinte murarie, teatri, tombe.

Questo, di certo, non le ha rese immuni da esplorazioni fin dalla preistoria. Son state documentate scalate anche in antichità e nel corso del Medioevo. Per parlare di alpinismo vero e proprio si deve attendere fino al XVIII secolo: la sua nascita viene fatta risalire alla prima ascensione del Monte Bianco l’8 agosto 1786. L’azione fu promossa dagli agiati non residenti ma resa possibile grazie all’aiuto dei popolani del posto. Costoro furono le prime guide alpine propriamente dette. Le motivazioni erano di esplorare un ambiente ancora sconosciuto e per effettuare delle misurazioni scientifiche. A seguire, dal 1800 al 1865 furono conquistate tutte le principali vette alpine: dal Grosseglockner fino al Cervino.

La cima Svizzera
La cima Svizzera

Molte di queste imprese, con l’invenzione del cinematografo, son state documentate. Una fra tutte: ‘Ascensione al Cervino‘ di Mario Piacenza del 1911. Il filmato è stato restaurato dal Museo Nazionale del Cinema con la collaborazione della Cineteca di Bologna, la Fondazione Cineteca di Bologna e il Museo Nazionale della Montagna di Torino. In esso viene documentata la salita al monte da parte di Piacenza assieme alle guide alpine Joseph Gaspard e Joseph Carrel. La salita si compie sul versante italiano della montagna, più agevole, soprattutto per le riprese da parte dello stesso Piacenza, rampollo di una ricca famiglia di industriali di Biella. Da sempre appassionato di fotografia, vede nel cinematografo il modo migliore per documentare l’altra sua passione: l’alpinismo.

Questa passione, unita all’esplorazione, la condivideva con il fratello Guido. Mario fu precursore delle ascensioni invernali del Dente del Gigante e del Mont Blanc de Tacul. Aprì una nuova via per la scalata del Dych-Tau in Persia nel 1910. Diresse spedizioni anche nel Caucaso, in Armenia e sull’ Himālaya kashmiriano. La salita del 1911 del Cervino per il Furgutten è l’impresa che lo ha reso maggiormente noto. Quale migliore modo per celebrare questa fase storica dell’alpinismo se non con uno degli ultimi ritrovati tecnologici: il cinematografo?

Le riprese, perlopiù fisse, possono essere suddivise in: figure intere, campi lunghi e di copertura. Le prime tendono a documentare le operazioni di salita; i campi lunghi a mostrare il panorama; le coperture per valorizzarlo ulteriormente. In queste ultime gli scalatori passano quasi in secondo piano. Nonostante tagli di montaggio maldestri, si riesce a percepire la maestosità delle cime alpine e le tecniche di scalata utilizzate allora. Queste ultime riportano ad un periodo quasi bucolico in cui si saliva con pesanti calzettoni e picconi, lontani anni luce dalla facile conquista di record. Un alpinismo non ancora corrotto dalla competizione e dal turismo di massa, forse.

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Questa dimensione romantica, unita alla visione di una montagna incontaminata, riporta al presente. Specie al cinema di montagna che il Festival CinemAmbiente e il Circolo dei Lettori di Torino propongono con la nuova edizione di “In Cordata”. L’iniziativa che non vuole essere, come dice il direttore di CinemAmbiente, Gaetano Capizzi, «un nuovo festival del cinema di montagna», ma «un palcoscenico di quanto succede nel cinema di montagna» e alla cultura della stessa. Infatti, nel capoluogo piemontese che ospita la rassegna, si alternano le proiezioni al Cinema Massimo con incontri narrativi al Circolo dei Lettori. La stagione autunnale dei film si è aperta lunedì 10 ottobre 2016 con Café Waldluft di Matthias Koßmehl (2015).

“In Cordata” è anche una dedica ed un omaggio al cinema di montagna, e a quello che rappresenta oggi privilegiandone fra i tanti, il lato ambientale e quello sociale, senza tralasciare le grandi storie che (non solo) il cinema può raccontare.

Ma che cosa rappresenta la montagna oggi? Le vette restano sempre fonte di inesauribile mistero e, al tempo stesso, sono oggetto di sfida e di passione. Sono oggetto di avventura, di solidarietà. Sono tra le vittime più sensibili del riscaldamento globale, oltre che fonte di una grandissima cultura. Sono parte di un corollario di tradizioni. Sono culture e habitat che vanno preservati. Ancora una volta, il cinema è fra coloro che si fa carico di questo importante compito.

Scheda film

Altri titoli: L’ascensione del Cervino, L’ascensione del Matterhorn, Ascensione del monte Cervino, Ascension du Mont Cervin, The Ascent of the Matterhor, Die Besteigung des Mattehorns
Regia: Mario Piacenza
Origini: Italia, 1912 per Itala Film
Durata: 15′ circa

[Film completo in copertina]

Ascensione al Cervino: per una montagna da preservare ultima modifica: 2016-10-16T08:17:59+02:00 da Emanuel Trotto

Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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