‘The Birth of Saké’, alla scoperta di un’antica tradizione

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‘The Birth of Saké’, alla scoperta di un’antica tradizione ultima modifica: 2016-10-12T08:00:35+02:00 da Alberto Pinto
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Un piccolo gruppo di operai, con sudore e passione, porta avanti una tradizione artigianale e millenaria, distante dai ritmi frenetici e dalla produzione di massa che contraddistinguono l’industria moderna.

Il loro duro lavoro e la loro vita è al centro di The Birth of Sakè, documentario diretto dal regista Erik Shirai che nel 2016 ha vinto il Polly Krakora Award for Artistry in Film al Festival EFF in the Nation’s Capital e il Premio del Jurado Juvanil a Cinema Planeta. Entrambi i festival sono membri della rete Green Film Network.

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Per sei mesi, da ottobre ad aprile, gli operai della Yoshida Brewery lasciano le loro famiglie e la loro casa per dedicarsi a tempo pieno alla produzione annuale del sakè, la tipica bevanda alcolica giapponese ottenuta dalla fermentazione del riso con acqua e spore koji.

In quanto nippo-americano, volevo condividere la storia della mia gente e della mia cultura”, ci ha raccontato il regista Erik Shirai, con cui abbiamo parlato del film. “Ho visto molti film sul Giappone e sulla cultura giapponese attraverso gli occhi di stranieri e ho ritenuto importante che questo film venisse realizzato con una prospettiva giapponese. Questo film è un tributo agli artigiani giapponesi che dedicano loro stessi al loro mestiere”.

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Per tutti i giapponesi, il sakè è un elemento culturale di fondamentale importanza, ma dagli anni ‘70 il suo consumo nazionale è fortemente diminuito, così come la sua produzione artigianale. Gli operai della fabbrica, una delle più antiche e prestigiose del Giappone, lavorano con devozione e impegno per realizzare al meglio il loro prodotto seguendo la tecnica tradizionale nel pieno rispetto delle materie prime e delle risorse.

Si tratta di un compito di grande responsabilità, pari quasi alla crescita di un figlio, che non può essere appreso dai libri e che si tramanda da una generazione all’altra.

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Il documentario segue tutte le fasi della nascita del sakè, ponendo l’accento sulla cura, la manualità e l’esperienza con cui gli operai eseguono le loro mansioni. Allo stesso tempo, The Birth of Saké racconta le giornate dei protagonisti, tracciandone il profilo privato e professionale.

Sono uomini tra i venti e i settant’anni che condividono la fatica e le difficoltà della vita lontano da casa, i momenti di svago e quelli più difficili in cui emergono solidarietà e spirito di gruppo.

Penso che i filmmakers e il cinema permettano agli spettatori di avere la testimonianza di un mondo che non conoscono”, continua il regista. “Si tratta di un terreno fertile per diffondere la conoscenza e far maturare opinioni”.

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In questo senso, The Birth of Saké, con uno stile semplice e diretto che dà il senso del reale, mostra la realtà poetica e sconosciuta di chi dedica gran parte della propria vita e delle proprie energie alla produzione del saké. “Ritengo da sempre che lo stile dovrebbe riflette la narrativa, e non viceversa”, spiega Erik Shirai. “Credo che il vero film documentario abbia l’obbligo di condividere la verità dei suoi soggetti nel miglior modo possibile. E un buon documentario dovrebbe avere il supporto stilistico della narrativa”.

Quella degli operai della Yoshida Brewery è una realtà non facile da comprendere, fatta di rinunce e di lavoro intenso, ma anche di storia e di saggezza, di umanità e di amore. Sono valori che troppo spesso sono andati persi in un’epoca di freddo automatismo delle macchine e che, alla luce dei risultati, sono in grado di fare la differenza ripagando fatica e sacrificio.

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‘The Birth of Saké’, alla scoperta di un’antica tradizione ultima modifica: 2016-10-12T08:00:35+02:00 da Alberto Pinto
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‘The Birth of Saké’, alla scoperta di un’antica tradizione ultima modifica: 2016-10-12T08:00:35+02:00 da Alberto Pinto

Beneventano, laureato in comunicazione audiovisiva. Appassionato di cinema, serie televisive, viaggi e di tutto ciò che è arte e comunicazione. Creativo, curioso e sognatore, ama immergersi nelle storie e scoprirne dettagli e sfaccettature. Per eHabitat scrive di musica e di cinema

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