L’uomo radioattivo, una scelta di vita e di umanità

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L’uomo radioattivo, una scelta di vita e di umanità ultima modifica: 2016-08-14T08:30:35+02:00 da Irene Messina
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L’uomo radioattivo, non si tratta di un supereroe ma un uomo che dopo il disastro di Fukushima ha scelto di tornare a vivere nelle zone contaminate

Dall’altra parte del mondo, a migliaia di chilometri di distanza, nella città di Tomioka, (Giappone settentrionale), vive Naoto Matsumura, “l’uomo radioattivo”. Non si tratta di un supereroe della Marvel o di un esperimento scientifico, ma di un semplice uomo di 50 anni che ha fatto una scelta, forse la più difficile e coraggiosa della sua vita. Dopo il grave terremoto e lo tsunami dell’3 marzo 2011 che ha travolto le coste giapponesi della regione di Tōhoku (causando migliaia di morti ed enormi danni infrastrutturali e ambientali), migliaia di persone sono state costrette a evacuare le città limitrofe alle centrali nucleari di Fukushima per fuggire alle radiazioni che si sono disperse dopo l’esplosione dei reattori.

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A 20 chilometri dalla centrale di Fukushima Dai-ichi, la città di Tomioka è sprofondata nel silenzio. I suoi 15 mila abitanti sono scappati e ora vivono in rifugi e accampamenti come sfollati. Tutti tranne uno.

Naoto è tornato. Dopo il disastro lui e la sua famiglia, come tutti, hanno abbandonato la città, temendo nuove esplosioni e il pericolo delle radiazioni. “Siamo andati a sud, dalla sorella di mio padre per chiedere ospitalità” racconta Naoto “ma non ci ha nemmeno fatto entrare, diceva che ormai eravamo contaminati. I rifugi per gli sfollati erano tutti pieni, così ci hanno rimbalzato. È stato allora che ho deciso di tornare, era l’unica alternativa”.

Senza un posto dove andare, senza più alcuna prospettiva, Naoto ha preso la sua decisione. Lo ha accolto una città fantasma. Una città fatta di strade deserte e polverose, di luci spente e di silenzio. Una città diversa da quella che aveva lasciato. “All’inizio avevo paura delle radiazioni, ogni giorno ero sempre più depresso, pensavo che sarebbe stata la fine. Ma poi ho capito che non avevo più nulla da perdere e che quello doveva diventare il mio nuovo punto di partenza”. Forse la solitudine non è vivere da soli, forse è semplicemente la mancanza di condivisione, l’impossibilità di lasciare un segno, di fare qualcosa per qualcun altro.

L’uomo radioattivo protagonista del film Demi-vie à Fukushima
L’uomo radioattivo protagonista del film Demi-vie à Fukushima

Naoto non è solo. Qualcosa lo sta facendo, qualcosa di molto importante. Ad aspettarlo, nella sua città deserta, c’erano ancora gli animali. Cani, gatti, mucche, maiali, struzzi, galline. Animali abbandonati nei loro recinti, legati alle catene, che per mesi non hanno mangiato e non hanno bevuto. Quando Naoto è tornato, Tamioka era un cimitero di bestie e gli animali sopravvissuti erano moribondi. “Sono morte migliaia di mucche e di galline nelle loro stalle. Si sente ancora l’odore dei corpi. Era un incubo. Ricordo che una mucca e il suo vitello erano ancora vivi, pelle e ossa. Il vitello cercava di farsi allattare, ma la madre lo scalciava. Non aveva più latte. Un pezzo di corda pendeva dal muro. La cima della corda forse somigliava a una tettarella, perché il vitello gli è andato sotto e ha provato a poppare. Non riuscivo a sopportarne la vista! Non potevo salvarli tutti, ma dovevo provare.Questo ha convinto Naoto a restare e a sacrificare la propria salute, sfidando le radiazioni nucleari, 17 volte superiori al livello radioattivo considerato sicuro.

L’uomo radioattivo
L’uomo radioattivo protagonista del film Demi-vie à Fukushima

All’inizio ero preoccupato che potesse venirmi il cancro o la leucemia. Ora non più. Ho fatto degli esami a Tokio, il dottore ha detto che avevo il più alto livello di radiazioni rilevato in Giappone ma che mi sarei ammalato solo dopo 30-40 anni. Per allora, sarò già morto.” E così che adesso lo chiamano l’”uomo radioattivo”, il “campione” ma in realtà Naoto è solo un uomo coraggioso, un uomo che ama la propria terra e tutti gli esseri viventi, un uomo che ha semplicemente scelto di restare per una causa nobile.

uomo_radioattivo

Lo scorso giugno al festival torinese CinemAmbiente è stato proiettato Demi-vie à Fukushima, dove i registi Marc Olexa e Francesca Scalisi raccontano proprio la storia di Naoto in un il film-documentario pieno di poesia e di silenzio, di immagini dense e polverose che ci proiettano per le strade di Tomioka e ci fanno provare la solitudine e la forza di un uomo davvero invincibile.

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Classe 1986, vive a Torino, metà Piemontese e metà Siciliana. Dopo un master sulla Comunicazione per la Sostenibilità Ambientale, si butta a capofitto in quelle che sono le sue passioni: ambiente, educazione e scrittura. Tutto comincia con la pubblicazione di un libro di favole a tema green che diffonde nelle scuole con uno spettacolo. Da lì, il passo è breve per diventare educatrice ambientale, in collaborazione con un’associazione che sviluppa percorsi di educazione alla sostenibilità e fattoria didattica. In costante ricerca di posti nuovi da scoprire, meglio se naturali e incontaminati, ha una vera ossessione per il viaggio che non le impedisce mai di trovare un momento per partire, zaino in spalla e taccuino in tasca.

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