Cercare risposte nell’Oro Blu, intervista al regista Marco Gernone

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Cercare risposte nell’Oro Blu, intervista al regista Marco Gernone ultima modifica: 2016-07-10T08:30:02+02:00 da Emanuel Trotto
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Gli uomini, in passato, guardavano due cose, in cerca di risposte: il cielo e il mare, accomunati entrambi dai riflessi di luce di stelle incalcolabilmente lontane sulla superficie blu. Un mare che è sempre stato traversato grazie all’aiuto delle stelle. Sul mare la nostra civiltà mediterranea ha deciso più volte le sue sorti, oggi il mare è divenuto oggetto di contesa. In particolare, di questi ultimi tempi, oggetto di diatriba è stato il mare del Salento: per il 3 giugno 2015 sono state approvate infatti dal Ministero dell’Ambiente una serie di prospezioni petrolifere al largo delle coste pugliesi, nonostante i comuni salentini abbiano negato fermamente le concessioni da parte delle compagnie estere.

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In cerca di risposte, i giovani registi Andrea Ferrante e Marco Gernone girano Oro blu – Conversazioni dal mare, film in concorso al XIX Festival CinemAmbiente nella sezione Documentari Italiani, presentato in sala dai medesimi autori. Assieme alla giornalista Tiziana Colluto, sullo schermo si crea qualcosa a metà fra un saggio di giornalismo, cinema, documentario e poesia. Abbiamo fatto alcune domande a Marco Gernone in merito al film, e a quanto è girato attorno ad esso.

Qual è stata l’origine del rapporto fra te e Andrea Ferrante? Era qualcosa che c’era già prima di Oro blu?

Io e Andrea ci conosciamo da dieci anni. Abbiamo frequentato entrambi l’Accademia del Cinema Ragazzi di Enziteto, un progetto che nasce per riqualificare un posto periferico in provincia di Bari, e dove il cinema lo si vive in una maniera molto particolare e strettamente legata a dinamiche sociali forti ed estremamente formative. Abbiamo collaborato su diversi progetti e questo è il nostro secondo documentario insieme.

Qual è stato il rapporto con Tiziana Colluto, la “protagonista” del vostro film? Come è cominciato e come si è sviluppato, durante e dopo il film? La scelta di raccontare la vostra storia come una specie di docu-fiction, era già prevista?

Nel documentario il fattore tempo è fondamentale per riuscire a raggiungere un livello di osservazione accettabile e per essere credibili, non potendo usufruire a pieno di questa fondamentale risorsa abbiamo mediato con la fiction puntando su un risultato più poetico. Nella prima versione dello script individuammo come figura di riferimento quella di una giornalista. La motivazione di questa scelta era il nostro interesse ad esporre nel documentario anche l’interrogativo su come parlare alle masse, quali termini, metodi, possono esser quelli giusti per risvegliare la coscienza della gente e non apparire come meri alternativi contrari ad ogni cosa. Una volta individuato il carattere che ci serviva, imbattersi in Tiziana Colluto è stato semplice. Il suo attivismo in Salento era già storia e così l’abbiamo contattata. Con lei abbiamo individuato anche il resto dei personaggi da intervistare e che rispondevano alle esigenze tematiche che avevamo stabilito di seguire in fase di scrittura. Seguiamo costantemente il suo percorso e i suoi articoli e sappiamo che è un’arteria fondamentale del cuore della nostra fragile terra. Per noi è stato un onore lavorare con lei.

Tiziana Colluto, giornalista da sempre attiva nelle tematiche ambientali del Salento, "protagonista" del film.
Tiziana Colluto, giornalista da sempre attiva nelle tematiche ambientali del Salento, “protagonista” del film.

Non dimentichiamo che la storia è divisa fra Tiziana e la vita del pescatore di Tricase, Angelico: lui rappresenta il mare nella sua accezione più pura e il lavoro ad esso connesso. Qual è attualmente la situazione di coloro che vivono per il mare dopo il vostro film?

Il film è molto attuale e visto anche il risultato del famoso referendum, avvenuto quasi un anno dopo la realizzazione del film, non mi sento di dire che sia cambiato qualcosa. La piccola pesca è in difficoltà a favore di quella massiva dei pescherecci, i mari del mondo sono a rischio, tutto sembra immobile, poco armonico con le esigenze del nostro pianeta. Ma io sono fiducioso. Qualcosa si sta muovendo e i movimenti stanno preparando le prossime mosse. Il territorio è in parte attivo, e la battaglia non si fermerà! La politica italiana degli ultimi sta fallendo, non è più credibile e la gente secondo me se ne sta accorgendo.

Angelico Ferrarese, l'altro "protagonista" di "Oro Blu"
Angelico Ferrarese, l’altro “protagonista” di “Oro Blu”

Voglio farvi i complimenti per il percorso che Oro blu sta compiendo: non solo il XIX Festival CinemAmbiente, ma anche la selezione al Roma Cine Doc e al XVII Festival Europeo di Lecce e l’Hollywood International Indipendent Documentary Award, II° VIVA Film Festival Sarajevo, EFFA16 Environmental Film Festival Albania, European International Film Festival 2016 di San Pietroburgo. Un successo che prosegue tappa dopo tappa. Al di là dei premi e dei festival qual è stato il riscontro dei vari paesi (specie la Russia, che detiene numerose fonti di energia fossile) sul messaggio trasmesso dal vostro film?

Anche noi siamo orgogliosi del percorso che il nostro piccolo film sta facendo. I vari incontri durante questi mesi e le selezioni nei festival internazionali ci hanno fatto comprendere ancora meglio l’universalità di alcuni temi presenti nel microcosmo del nostro lavoro. Uno degli aspetti che ci affascinava di più quando abbiamo cominciato ad interessarci a questa storia era la concentrazione di diverse problematiche ambientali nello stesso piccolo posto. Tap, Xylella, Trivellazioni, tutto stava avvenendo in quel momento e in quel preciso luogo. Varie associazioni di ambientalisti che lottavano per diverse questioni ambientali si stavano riunendo per un’unica grande battaglia e si sostenevano a vicenda nelle varie manifestazioni e nelle piccole lotte quotidiane. Questo ad esempio è un aspetto universale che abbiamo ritrovato ovunque. La lotta ambientale riunisce le comunità, abbatte le ideologie e crea unione. Crediamo che la difesa dell’ambiente sia la base per una rivoluzione della coscienza collettiva, l’unica che possa ricongiungere il mondo intero nella stessa battaglia e, se consideriamo che alla base di tutte le problematiche ambientali ci sono interessi delle lobby mondiali che governano questo pianeta, possiamo comprendere quanto una rivoluzione possa essere fondamentale e di profondo interesse per tutti. Noi non decidiamo mai. Non scegliamo mai. Tutto questo cambierà, prima o poi e il cambiamento può partire soltanto da noi.

Oro blu | Un'immagine tratta dal film
Oro blu | Un’immagine tratta dal film

Quanto detto ci ha permesso di capire che cosa significa fare cinema e fare giornalismo al giorno d’oggi. Non bastano i titoli accademici e il saper usare una macchina da presa. Bisogna avere il fuoco dentro, quello di conoscere e mettersi sempre in gioco, avere un ideale e portarlo avanti renderlo parola e immagine viva. Ciò nasce da storie che, prima di ogni altro il regista o il giornalista deve far proprie: la sua bravura sta nel saper trasmettere questo ideale, questa passione al maggior numero di persone possibile. Una parola dietro l’altra, un articolo dietro l’altro. Un’immagine dietro l’altra. E se le tematiche ambientali sono tornate ad essere di dominio veramente pubblico, creando di conseguenza una coscienza sempre maggiore, significa che il lavoro di persone come Andrea, Marco e Tiziana è stato veramente recepito.

Cercare risposte nell’Oro Blu, intervista al regista Marco Gernone ultima modifica: 2016-07-10T08:30:02+02:00 da Emanuel Trotto

Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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