World Meat Free Day

World Meat Free Day, è davvero così difficile non mangiare la carne?

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World Meat Free Day, è davvero così difficile non mangiare la carne? ultima modifica: 2016-06-13T08:00:43+02:00 da eleonora anello
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Non mangiare carne anche solo per un giorno porta a grandi benefici per il pianeta. Oggi è il World Meat Free Day e siamo tutti invitati a non consumare carne

Rinunciare alla carne sembra essere una scelta complicata e per molti impossibile da realizzare, tuttavia scegliere di evitarla, almeno per un giorno all’anno, ha effetti benefici sul pianeta. Per questo, oggi 13 giugno 2016, è stato indetto il World Meat Free Day, un giorno in cui si chiede a livello globale di seguire una dieta vegetariana per vedere che effetto fa, per sensibilizzare l’opinione pubblica su queste tematiche e anche per dare un po’ di respiro al nostro pianeta.

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Se siete scettici e faticate a credere che a tavola si possa fare la differenza ed avere più cura per l’ambiente, sul sito dell’iniziativa, nata sul web e molto attiva sui social, è in funzione un “contatore della sostenibilità” che permette di calcolare l’impatto che hanno le nostre abitudini alimentari sul pianeta, stimando il risparmio di emissioni di CO2 e che si potrebbero evitare stando poco poco più attenti.

Vegetariani, vegani, macrobiotici, veggans, climatariani, fruttariani, reducetariani, crudisti. Il mondo di chi ha già deciso per i più svariati motivi di seguire una dieta priva di carne tutto l’anno è vasto, variegato e soprattutto in continua crescita.

I dati di Coldiretti confermano che sulle tavole degli Italiani c’è sempre più frutta, più verdura e meno carne. Una vera e propria rivoluzione che nel 2015 ha visto aumentare le vendite del 5% per la frutta e del 3% per la verdura fresca. Crollano invece carne (-6%) e uova (-4%). L’acquisto di carne ha toccato il minimo storico dall’inizio del secolo, pur trattandosi di un alimento fondamentale, molto presente nella dieta mediterranea e che, per antonomasia, apporta un ricco contributo proteico. E proprio sul versante proteine si fanno strada quelle vegetali. I legumi secchi hanno infatti fatto segnare un +5% e, se venduti in mix, toccano un aumento del 15% nei consumi degli Italiani.

Tanti i motivi che portano a modificare le abitudini alimentari e vanno dall’etica all’amore per gli animali, dalla salute e, perché no, ai cambiamenti climatici.

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Eppure parecchi ci hanno provato magari anche più di una volta e non ci sono riusciti. Sono solo ragioni culturali, di gusto, di praticità nella preparazione dei pasti o c’è di più? È possibile che esista una dipendenza del nostro organismo dalla carne?Need for Meat”, documentario dell’olandese Marjin Frank, ha indagato sul conflitto di chi non riesce a fare a meno della carne pur essendo consapevole degli effetti negativi di questa scelta per capire e identificarne le cause. Poiché reputa che ci sia qualcosa di sbagliato nell’industria alimentare degli allevamenti, la regista nonché protagonista del film si trova in bilico tra il suo desiderio di consumare carne e la sua ambizione di essere un “umano” migliore. Cercherà di andare a fondo alla questione, sottoponendosi persino a test psicologici in cui il suo cervello e i suoi desideri verranno analizzati e misurati davanti a scene di sesso e a una bella bistecca.

Il documentario è stato presentato pochi giorni fa al festival CinemAmbiente dove la regista ha tenuto testa a non poche critiche avanzate dagli spettatori animalisti e ambientalisti visibilmente contrariati da alcune scelte e da alcune azioni compiute dalla protagonista all’interno del film mentre anela a diventare vegetariana.

Non facciamo come Marjin, eliminiamo definitivamente dalle nostre tavole la carne. Si vive bene anche con sole proteine vegetali, senza uccidere nessuno e che sia un World Meat Free Day tutto l’anno!

World Meat Free Day, è davvero così difficile non mangiare la carne? ultima modifica: 2016-06-13T08:00:43+02:00 da eleonora anello
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World Meat Free Day, è davvero così difficile non mangiare la carne? ultima modifica: 2016-06-13T08:00:43+02:00 da eleonora anello

Vive a Torino. E' giornalista pubblicista, laureata in scienze della comunicazione. Vegetariana ed ecologista, è appassionata di ambiente e di come viene comunicato. Ama il sole e non potrebbe fare a meno del mare. Si sente la paladina dell'ambiente. Per fortuna nella vita privata è mamma di due splendide bimbe che la portano con i piedi per terra. Odia parlare in pubblico e per questo... scrive.

3 Commenti

  1. Volevo inizialmente lasciare un commento sotto l’articolo delle mucche fistulate, dato che si invitava a lasciare commenti se si riusciva a saperne di più, ma i commenti sono disabilitati in quella pagina (chissà come mai, eh…).

    A dir la verità, mi ci è voluto solo mezzo secondo per fare una ricerca su internet e scoprire come quella operazione viene effettuata e perché si fa.

    La digestione dei ruminanti è totalmente dipendente dalla presenza di microorganismi nel loro apparato digerente in grado di produrre enzimi per digerire la cellulosa. Quando un animale si ammala, anche questi microorganismi ne risentono e muoiono. Senza di essi la mucca muore.
    L’unico modo per salvare la vita agli animali che hanno perso questi microorganismi è quello di trasferire la flora intestinale di un animale sano. Questo è il motivo per cui si pratica la fistulazione alle mucche, un intervento praticato in anestesia locale e, a detta del Dr. Brian Aldridge, professore del College of Veterinary Medicine a Illinois specializzato in questo settore, una procedura effettuata frequentemente nelle scuole veterinarie.

    Perché non informarsi prima di scrivere un articolo? Perché voler diffondere disinformazione a tutti i costi?

    Riguardo all’articolo di questa pagina, invito invece l’autrice a indicare una fonte di vitamina B12 per i vegani (che non siano compresse vendute in farmacia o inclusa in alimenti fortificati artificialmente) ed anche a spiegare cosa dovrebbe farne l’industria agricola dei milioni di animali allevati nel caso in cui improvvisamente nessuno comprasse più loro prodotti, dato che mantenerli in vita ha un costo molto elevato.

    Sicuramente sono animali che non possono essere semplicemente rilasciati in libertà, sia perché in quel modo morirebbero di sicuro dopo un certo periodo (dopo aver devastato tutte le coltivazioni), sia perché si tratta di razze create dall’uomo per selezione artificiale (dei “mostri” inadatti alla sopravvivenza in ambiente naturale) in base a quello che si voleva ottenere (latte, carne, forza lavoro, ecc.), avvenuta, nel caso dei buoi, nel corso di 9000 anni di domesticazione a partire dagli uri, animali estinti definitivamente nel XVII secolo d. C., che erano mediamente alti 175 cm al garrese (contro i 150 cm di una vacca domestica) con un temperamento molto aggressivo.

    • gentile anonima, per un problema tecnico (abbiamo appena modificato il template del sito) i commenti all’articolo sulle mucche fistulate erano disabilitati come da sua segnalazione. ora è tutto regolare.

      per quanto riguarda invece gli aspetti da lei sollevati riguardo alle mucche, il mio personale parere è che in natura le mucche sono sempre esistete senza un buco sul costato praticato intenzionalmente dall’uomo e che per le mucche da allevamento esistono sicuramente soluzioni cruelty-free

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