The Babushkas of Chernobyl, nonne che all’esilio preferiscono le radiazioni

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The Babushkas of Chernobyl, nonne che all’esilio preferiscono le radiazioni ultima modifica: 2016-05-28T08:30:39+02:00 da Valentina Tibaldi
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Un film di donne. Donne sono le registe e produttrici del documentario The Babushkas of Chernobyl, Holly Morris e Anne Bogart. Donne sono le protagoniste, le babushkas appunto (termine russo che identifica le nonne), che contro ogni direttiva e raccomandazione sono tornate a vivere nei pressi di Chernobyl, zona proibita dopo l’esplosione, il 26 aprile 1986, del reattore numero 4 della tristemente famosa centrale. Donna, infine, è la madre terra che esse non hanno intenzione di lasciare, per nessun motivo, mai più.

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Tornato illegalmente a vivere in una delle aree più contaminate e letali del pianeta, il gruppo di anziane signore non si arrende all’imposizione ricevuta, e conduce un’esistenza allegra, attingendo quotidianamente alle risorse che la zona non ha smesso di dispensare con generosità.

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Condivide il territorio- inclusi aria, acqua e cibo radioattivi- con una natura rigogliosa che, anziché soccombere, ha preso il sopravvento dopo l’evacuazione degli abitanti. In assenza dell’uomo, predatore per eccellenza, persino i lupi, i cinghiali e le alci da tempo scomparsi sono tornati a ripopolare una dead zone che, in realtà, si rivela essere piena di vita. A turno o periodicamente, vi si addentrano infatti studiosi, scienziati, militari e persino amanti del rischio, alla ricerca di emozioni forti sulle orme di scenari da videogiochi post-apocalittici.

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Per le babushkas, che vicino a Chernobyl hanno conosciuto il meglio e il peggio della loro vita, le radiazioni di cui sono state informate sono un male infinitamente minore rispetto al pensiero di morire precocemente di sconforto altrove.

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E proprio questa è la prospettiva inaspettata e fuori dal comune che il film intende descrivere agli spettatori. “Nella mia vita ho traslocato forse… 20-25 volte? Il concetto di casa è transitorio” ha affermato Holly Morris presentando il documentario in uno splendido discorso rivolto al pubblico dei TED Talks, a Edimburgo. “Personalmente, ho una connessione più profonda con il mio portatile che con qualunque pezzo di terra. Per questo per noi è difficile capire, ma la casa per le babushkas è tutto, è il cosmo intero, così come è vitale il legame con la terra”.

The Babushkas of Chernobyl_la regista Holly Morris

Questo particolare taglio, tutt’altro che pessimistico nonostante la drammaticità del tema trattato, è probabilmente una delle ragioni del successo che The Babushkas of Chernobyl (USA 2015, 70′) sta riscuotendo a livello internazionale: fra i numerosi riconoscimenti si annovera, all’interno della rete del Green Film Network, il Premio del Pubblico al San Francisco Green Film Festival 2016.

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Nell’anno del trentennale della tragedia di Chernobyl, l’imminente festival torinese CinemAmbiente 2016 non manca all’appello, rendendo omaggio e giusta memoria alla ricorrenza. In gara nella sezione Documentari Internazionali, The Babushkas of Chernobyl verrà quindi proiettato il 4 giugno alle h. 22.15 al Cinema Massimo, Sala 1. Un’occasione preziosa per vedere con i propri occhi e giudicare con la propria testa un documentario che alcune fra le più prestigiose testate giornalistiche al mondo hanno definito senza mezzi termini: “potente”, “entusiasmante”, “coinvolgente”, “stranamente incoraggiante”… “Indimenticabile”.

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Lettrice accanita e scrittrice compulsiva, trova in campo ambientale il giusto habitat per dare libero sfogo alla sua ingombrante vena idealista. Sulla carta è laureata in Lingue e specializzata in Comunicazione per la Sostenibilità, nella vita quotidiana è una rompiscatole universalmente riconosciuta in materia di buone pratiche ed etica ambientale. Ha un sogno nel cassetto e nella valigia, già pronta sull’uscio per ogni evenienza: vivere di scrittura guardando il mare.

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