Il pianeta verde, una allegra utopia

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Il pianeta verde, una allegra utopia ultima modifica: 2016-04-03T08:31:57+02:00 da Emanuel Trotto
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Il pianeta verde è un film, una divertente metafora di come voltare pagina armoniosamente con se stessi per riavvicinarsi alla Natura.

Il fatto

In un pianeta lontano e sconosciuto dai terrestri, chiamato “Pianeta verde”, i suoi abitanti vivono in perfetta armonia con il loro spirito e con la Natura, in quanto hanno superato l’industrializzazione e hanno deciso di smantellare qualsiasi forma di gerarchia e di sfruttamento. Ogni anno si decide di mandare un inviato sulla Terra per controllare il processo evolutivo del pianeta. Mila, per metà terrestre, si offre volontaria per il viaggio.

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Il commento

Prima di parlare del film vorrei fare un po’ di autobiografismo. Oramai saranno due anni fa, in una telefonata con una vecchia e cara amica, fra i convenevoli e la palpabile gioia di risentirci dopo tanto tempo, spunta fuori il titolo di un film Il pianeta verde di Coline Serreau. L’argomento era venuto fuori quando ci siamo detti cosa stavamo facendo in quel momento della nostra vita: lei mi racconta con passione (e non fatico a credere che avesse, mentre parlava, quella luce negli occhi, che si nota in una persona quando parla di qualcosa a cui tiene molto) del suo ritrovato legame intimo e profondo con la Natura e con se stessa. Ad un certo punto, mentre mi racconta tutte queste cose, mi suggerisce la visione di suddetto film.

Vedendolo, poi scopro non solo che la regista ha diretto un film della mia infanzia, Tre uomini e una culla, ma anche perché nel cast risulta una giovanissima Marion Cotillard (La vie en Rose, 2007; Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno, 2012), attrice che si è sempre distinta, anche lei per l’interesse nei confronti dell’ambiente. Tutto ciò emerse in lei quando, trasferitasi nella periferia parigina, constatò che nei cittadini «non ci si pone alcuna questione sul modo di consumare». È proprio nella Parigi consumistica di fine anni ’90 che atterra Mila da un lontanissimo pianeta per esplorare il Nostro Mondo e vedere a che livello evolutivo/tecnologico siamo arrivati. Trova una città con alberi bellissimi, ma senza erba, tutta ricoperta di cemento, nella quale si mettono in mostra cadaveri nelle vetrine dei macellai, nella quale tutto è tossico perché inzozzato dallo smog di migliaia di automobili.

Per lei è assolutamente anomalo, in quanto da dove viene si è raggiunto un elevatissimo grado di simbiosi con la Natura, senza automobili, senza sfruttamento e consumismo (anzi viene considerato letteralmente “preistoria” e i grandi industriali processati per crimini contro l’umanità); non esiste alcuna moneta o rapporto gerarchico; ma, soprattutto, non si spreca e non esiste alcuna forma di sfruttamento. Naturale che, in viaggio sulla Terra, Mila non si trovi a proprio agio, incorrendo in divertenti situazioni fra lo spaesamento suo che si trova in un mondo che non capisce nei meccanismi più profondi e complessi, e guardata il più delle volte con sospetto e risentimento da chi non capisce la sua fanciullesca semplicità. Uno dei suoi compiti è quello di “disconnettere” alcuni individui affinché possa essere possibile un cambiamento. Alla fine della sua avventura sarà cambiata sia lei che il gruppo di persone che hanno beneficiato del suo intervento.

Il pianeta verde 2
Il pianeta verde, un’immagine tratta dal film

La visione porta ad una serie di domande come: che cos’è il cinema? È un qualcosa che ci lega e ci può unire profondamente per quelle due ore in cui decine di individui sono a stretto contatto l’uno con l’altro, sfuggendo alla realtà e costruendo una dimensione fantasiosa nella quale è meraviglioso naufragare. Una dimensione, per certi versi quasi utopica, nel senso etimologico del termine, ovvero nella creazione di un “non luogo” dove incontrarsi ed abbandonarsi, quindi non troppo differente da qualsiasi altro luogo in cui si è in gruppo e mai in compagnia. E questo permette di porsi la seconda domanda: che cos’è l’uomo? Se non un automa che non ha fatto altro che cercare delle risposte in quello che può capire e toccare, ma soprattutto che si sente nudo se non possiede qualcosa: una persona, un walkman, una televisione. Tutto fragile, tutto dannoso se portato al parossismo. Perennemente cieco.

Forse è per questo che quella mia amica mi ha consigliato questo film: che c’è qualcosa sempre di più ampio e bello al di fuori di quello che noi riteniamo indispensabile, masticando un pianeta intero per ottenerlo. Qualora è questo Pianeta Azzurro che può essere il nostro Pianeta Verde. Che sorridendo sereni, disconnettendo la spina, è possibile vivere una gioiosa utopia che si concretizza. La possibilità di poter voltare pagina.

Scheda film

  • Regia, soggetto, sceneggiatura: Coline Serreau
  • Interpreti: Colin Serreau (Mila), Vincent Lindon (Max), James Thierrée (Mesaje), Marion Cotillard (Macha), Samuel Tasinaje (Mesaul), Philippine Leroy-Beaulieu (Florence);
  • Origini: Francia, 1996;
  • Durata: 99′;
  • Temi: CINEMA, NATURA, RAPPORTO UOMO E AMBIENTE

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La regista

Coline Serreau, figlia della scrittrice Geneviève e del regista Jean-Marie Serreau, nasce a Parigi il 29 ottobre 1947. Ha studiato letteratura, musica, danza classica e moderna, frequentando il conservatorio di Parigi, e il circo dei Fratelli Fratellini. Studia poi teatro alla Scuola di rue Blanche nel 1968 e si perfeziona alla Comédie Française l’anno dopo. Al suo attivo ha esperienza di attrice, sceneggiatrice, regista teatrale e cinematografica: è infatti con il cinema (nel quale comincia ad orientarsi solo dopo il teatro), che raggiunge il successo di critica con il triangolo amoroso di Perché no? (1977) e di pubblico con Tre uomini e una culla (1985) con tanto di remake americano di Leonard Nimoy, Tre scapoli e un bebé (1987). Nel 1996 realizza una critica a come si comporta l’uomo ne Il pianeta verde. Ha diretto inoltre alcune opere liriche e scritto spettacoli teatrali.

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Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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