Dal 14 al 17 marzo si è tenuto a Lima in Perù il 4° Congresso Mondiale sulla Riserva di Biosfera UNESCO e lo scorso sabato la commissione esaminatrice ha ufficialmente proclamato il Parco Po e la Collina Torinese riserva MAB UNESCO. Sembra una buona notizia vero? Ma che vuol dire? MAB sta per Man and the Biosphere (l’uomo e la biosfera), l’UNESCO e, come risaputo, è l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura. Il programma MAB nasce dalla riflessione sul rapporto tra uomo e natura e su come conciliare le attività sociali, culturali, produttive dell’uno e la salvaguardia dell’altro.
Un successo che vale doppio perché è il primo caso di Urban MAB in Italia. La sfida è ancora più grande perché l’area geografica candidata ha un elevato interesse naturalistico per la biodiversità ma è anche fortemente urbanizzata: con una superficie totale di 171.233,85 ettari, 85 comuni e oltre un milione e mezzo di abitanti.
Sono passati più di due anni da quando l’ente di gestione del Parco del Po e della Collina torinese – con la progettazione di Istituto SiTi, il contributo di Gruppo IREN e il supporto di SMAT e GTT – candida a diventare riserva di biosfera l’area orientale metropolitana di Torino. Poi la stesura del dossier e la presentazione della candidatura, e oggi finalmente il punto d’arrivo (o di partenza?) con l’ingresso nella Rete Mondiale delle Riserve della Biosfera che conta, attualmente, 620 riserve in tutto il mondo.
E adesso cosa succede?
Valter Giuliano, Presidente del Parco del Po e collina torinese commenta: “Questo riconoscimento internazionale ci onora e ci dà nuovi stimoli. Da domani dobbiamo continuare a lavorare con impegno, per un piano d’azione concreto per tutti gli 85 comuni che insieme a noi portano questa nuova responsabilità internazionale: essere di esempio e di modello per gli altri nel camminare insieme verso un rinnovato equilibrio tra uomo e biosfera”. Il direttore del Parco del Parco del Po e collina torinese, Ippolito Ostellino dichiara inoltre: “I parchi posso aiutare i territori a ritrovare identità, in questa fase difficile sia economica che di prospettiva per i cittadini e le istituzioni, e così creano le condizioni per garantire la tutela dei sistemi ecologici. La tutela è infatti prima di tutto un progetto culturale, che si ottiene non tanto con il controllo e la vigilanza ambientale, ma soprattutto con la partecipazione e l’impegno pratico di tutti, pubblico e privato, comunità, associazioni e imprese. Le Aree protette sono un progetto sociale e non solo ambientale: in una parola sono una politica territoriale“.
Tra i delegati anche Enzo Lavolta, Assessore al Verde pubblico e Parchi della Città di Torino che aggiunge: “Il distretto territoriale raccolto nel brand “CollinaPo” va interpretato anche come il giardino naturale dell’area metropolitana, un luogo di eccellenze nel quale convivono due risorse di grandissimo valore: la collina e il fiume, elementi fondamentali per dare vita a una biodiversità sia ambientale che culturale, concretizzando il concetto di una Smart City”.
Dunque esiste un modo per gestire e tutelare le aree protette e fare economia allo stesso tempo. E’ un modello di governance che combina ambiente naturale, sistema urbano e rete rurale per sviluppare le potenzialità del territorio, migliorare l’attrattività turistica e affermare l’identità del sistema nel suo complesso fatto di paesaggio ma anche enogastronomia, bellezze architettoniche, impresa e cultura.

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