Promised Land: no alle trivelle, sì alla nostra Casa

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Promised Land: no alle trivelle, sì alla nostra Casa ultima modifica: 2016-03-20T08:15:29+01:00 da Emanuel Trotto
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Promised Land, una storia così lontana ma anche così vicina. Il dubbio di una cittadina americana al gas naturale (al cinema) e il referendum del 17 aprile contro le trivelle.

Il fatto

Steven Butler, assieme alla collega Sue, vengono mandati in una piccola cittadina agricola, Francisville. Entrambi lavorano per la Global, una importante compagnia nel settore energetico. Il loro compito è quello di comprare più terreni possibili dalla popolazione, per trivellare ed estrarre il gas naturale. Un affare vantaggioso sia per la Global che per i cittadini. Ma non tutti sono d’accordo…

Promised Land Poster
Promised Land, la locandina del film

Il commento

La Terra Promessa, secondo la Bibbia, è quella dove giungerà il popolo di Israele al termine del lungo Esodo. La terra delle loro origini, del loro passato, non del loro presente ma, certamente, del loro futuro. Già il suo nome è chiaro: “promessa” perché destinata, già dal principio dei tempi, secondo un patto con qualcosa di Altro (il Dio dei Cristiani, degli Ebrei, dei Mussulmani) immensamente più grande ed esteso per essere realmente compreso.

Ma qual è la Terra Promessa oggi? Verso quale lungo cammino bisogna avviarsi per un futuro migliore? Bisogna, forse, scappare dalla propria terra e dimenticare le propri origini: questo pensa Steven Butler, protagonista di Promised Land. È un rampante rappresentante della azienda “da nove miliardi di dollari” per l’estrazione di gas naturale, la Global, originario di una comunità agricola nella quale la sua scelta di intraprendere studi di economia è stata motivo di autentica guerra familiare. Egli si reca a Francisville, una comunità agricola colpita violentemente dalla crisi, nella quale comprare i terreni per trivellarli, promettendo montagne di soldi ai potenziali clienti. Tutto è sicuro, in apparenza. Ma Frank, un dipendente del settore energetico in pensione e l’ambientalista, Dustin, rendono il compito molto più difficile del previsto, creando dubbio e polemica nella piccola comunità.

Downsizing – Ognuno può fare nel suo piccolo (letteralmente) la differenza

Questa polemica, in apparenza così lontana dalla nostra quotidianità, ci porta invece a qualcosa vicinissimo a noi in questi giorni. Infatti è previsto, per il 17 aprile, il referendum per decidere se vietare o meno il rinnovo delle concessioni estrattive di petrolio e gas nei giacimenti a 22 km dalla nostra costa, come atto politico per dare un segnale contrario all’utilizzo delle fonti energetiche fossili. Le ragioni per cui si farà sono: un bassissimo costo dei diritti di trivellazione versati dalle compagnie in Italia; il fatto che certe riserve coprono un periodo (in termini energetici) irrisori dei consumi nazionali; ma, soprattutto, in nome della salvaguardia ambientale e della fauna marina. Le ragioni di chi voterà no al referendum e quindi sì alle trivelle sono, oltre alla consueta garanzia di incidenti minima: l’incombere ad un fabbisogno energetico sempre maggiore; una perdita di numerosi posti di lavoro per gli operai, che in tempo di crisi è ancora un problema di una certa rilevanza.

Cattive acque – Mark Ruffalo avvocato contro l’inquinamento delle acque

Attraverso una polemica così vicina e allo stesso tempo lontana, ci si domanda, ancora una volta qual è la nostra Casa. Una terra promessa in cui quello che conta è il benessere economico, alla ricerca di una utopica ed inquinata felicità; oppure è vivere una vita magari meno agiata in cui quello che conta maggiormente è il rimanere fedeli a se stessi? La sosta forzata a Francisville di tre settimane per Steve (causa referendum popolare) sarà una buona occasione per rimettere in gioco quanto egli ha sempre messo sul tavolo per tanti anni: se la terra promessa è quella che propone e cerca di vendere lui o quella che gli si apre in quei giorni. Grazie pure alla conoscenza della maestra Alice che coltiva in casa le verdure per le lezioni ai suoi alunni. Una terra con meno trivelle, meno inquinamento, più pulita, più libera in cui ci si possa perdere di fronte a un bel tramonto e che non è così male se, dopo averla guardata dall’alto, ci si avvicina un po’ di più.

Scheda film

  • Regia: Gus Van Sant;
  • Soggetto: Dave Eggers;
  • Sceneggiatura: Matt Damon, John Krasinski;
  • Interpreti: Matt Damon (Steve Butler), Frances McDormand (Sue Thomason), John Krasinski (Dustin Noble), Rosemarie DeWitt (Alice), Hal Holbrook (Frank Yates), Titus Welliver (Bob), Scoot McNairy (Jeff Dennon);
  • Origini: USA ,2012
  • Durata: 106′
  • Temi: CINEMA, NATURA, FONTI ENERGETICHE

Il regista

Gus Green Van  Sant Jr. nasce a Louisville (Kentucky) il 24 luglio 1952. Figlio di un commesso viaggiatore, passerà un’infanzia girovaga assieme al genitore: questa vita gregaria, questo essere perennemente nomadi, è una caratteristica che ritornerà nel suo cinema. La ricerca di una casa, come simbolo del dare un senso alla propria vita, lo renderà uno dei registi che rappresentano meglio il disagio giovanile: dal suo esordio, Mala Noche (1985) a Belli e dannati (1991) a Cowgirl – Il nuovo sesso (1993), Will Hunting – Genio ribelle (1997), fino a Elephant (2003), Paranoid Park (2005), e Promised Land (2012). Non si è mai allontanato dalla fascinazione per il cinema sperimentale, specie nei suoi primi cortometraggi da 16mm, fino ad arrivare a riprodurre inquadratura per inquadratura (“shot by shot”) di Psycho (1999), rifacimento dell’omonimo capolavoro di Alfred Hitchcock (1960).

 

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Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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