Oggi è la festa delle donne, quale momento migliore per ricordare e omaggiare tutte le appartenenti al gentil sesso che negli anni e nei diversi paesi del Mondo hanno dedicato la loro vita e hanno lavorato per la salvaguardia dell’ambiente e per il rispetto della natura?
Forse non faranno notizia come le soubrette o come le attrici di Hollywood, forse pochi di voi le conosceranno, è proprio per questo che oggi vogliamo regalarvi le loro storie, perché non siano dimenticate e perché possano diventare fonte d’ispirazione per tutte le nuove donne (ma anche per i maschietti) che hanno a cuore il futuro del nostro pianeta.
Rachel Carson
Nata in Pennsylvania nel 1907, si dedicò fin da bambina all’osservazione e all’esplorazione della natura. Fu la prima a prevedere con forte anticipo sui tempi gli effetti delle tecniche in agricoltura, la prima a denunciare pubblicamente i danni inferti alla natura dall’uso e abuso indiscriminato di insetticidi chimici e composti organici di sintesi, dal fenomeno della deforestazione e dall’incontrollato intervento dell’umanità sull’ambiente. Nel 1962 scrisse Primavera silenziosa, un classico del pensiero ambientalista in cui descriveva i danni irreversibili all’ambiente e all’uomo causati dai pesticidi.
Dian Fossey
San Francisco, 1932. Etologa appassionata dei gorilla si recò in Africa per studiarne il comportamento e l’organizzazione sociale. Abituò i gorilla alla presenza umana, imitandone i comportamenti e le voci e conquistò la loro completa fiducia. Questa posizione privilegiata consentì all’etologa di osservare molti aspetti precedentemente sconosciuti dei gorilla. Il successo dell’impresa scientifica non impedì tuttavia a parte della popolazione locale di continuare a esercitare una pressione venatoria su questi animali. Quando i cacciatori uccisero un giovane maschio cui Dian era particolarmente affezionata, ella reagì con una imponente campagna pubblica di sensibilizzazione. La pubblicazione del volume Gorilla nella nebbia focalizzò l’attenzione sui rischi di estinzione dei gorilla delle montagne. Sacrificò la sua vita nella lotta contro i bracconieri. Fu trovata uccisa a colpi di machete il 26 dicembre 1985.
Wangari Muta Maathai
Kenya, 1940. Lavorò per alleviare la povertà della gente del suo Paese cercando di creare progetti su base comunitaria per offrire occupazione e migliorare l’ambiente. Nel giugno del 1977 piantò sette alberi in memoria degli eroi nazionali del Kenya: questa semplice iniziativa dette progressivamente vita a un movimento che prese il nome di “Greenbelt Movement”, il movimento della Cintura Verde. Negli anni a seguire questo movimento nazionale crebbe tanto che nel 1992 oltre 50.000 donne avevano piantato più di dieci milioni di alberi in Africa salvando così migliaia di acri di crosta terrestre. Dal Kenya il movimento si diffuse in altre nazioni e oggi ha associati in tutto il mondo.
Francoise d’Eaubonne
Parigi, 1920. Membro del partito comunista francese, nel 1971 fondò il FHAR, il primo movimento rivoluzionario gay francese, significativo per la primissima fase del movimento lesbico e gay italiano. Coniò il termine “ecofemminismo“, nato dall’unione dei pensieri femminista ed ecologista. Nella sua filosofia, il comportamento di dominio e di oppressione sulle donne da parte di certi uomini è lo stesso che contribuisce al disastro ambientale. Esiste cioè una stretta relazione fra le donne e l’ambiente, fra le violenze che subiscono le donne e le violenze sull’ambiente.
Vandana Shiva
India del nord, 1952. Attivista politica e ambientalista, ha dedicato i suoi studi all’ecologia e si batte per la biodiversità, in particolare legata all’alimentazione, alle risorse locali delle comunità e ai semi autoctoni in via di estinzione a causa della diffusione delle coltivazioni industriali. Critica le politiche di aiuto allo sviluppo attuate dagli organismi internazionali ed indica nuove vie alla crescita economica rispettose della cultura delle comunità locali, denunciando le conseguenze disastrose che il cosiddetto “sviluppo” ha portato nel Terzo Mondo: la massiccia distruzione ambientale e un enorme indebitamento.
Berta Caceres
Ecologista indigena honduregna. Nel 1994 aveva fondato il Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene (Copinh), un’associazione dedicata alla difesa dell’ambiente e, in particolare, dei fiumi, considerati sacri dal suo popolo. Nel 2015 aveva ottenuto il massimo riconoscimento mondiale per le lotte ambientaliste, il Premio Goldman, in particolare per la sua forte opposizione al progetto della diga Agua Zarca. A suo parere lo sbarramento sul fiume Gualcarque poneva a rischio l’approvvigionamento di acqua, alimenti e medicine di centinaia di indigeni, ignorando il loro diritto a una gestione sostenibile del loro territorio. Vittima da anni di una campagna di minacce ed intimidazioni a causa della sua lotta ambientalista è stata uccisa pochi giorni fa, nella notte tra il 2 e il 3 marzo 2016.
Queste sono solo alcune delle moltissime donne che hanno dedicato e dedicano anima e corpo alla salvaguardia del nostro ambiente e che grazie a loro, fino ad oggi, si sono raggiunti grandi risultati. Il nostro augurio è che ogni donna, ma anche ogni uomo, continui a lottare per il nostro Pianeta, per non rendere vano il sacrificio di queste grandi donne che non hanno avuto paura di rischiare la vita per una causa giusta e che ci riguarda tutti. Intanto, da parte della nostra redazione, buona festa “rosa-green” a tutte le donne!
