La Maya Pedal Association ricicla rottami di biciclette per trasformali in Bicimáquinas, macchine a pedali utilizzabili in agricoltura o per i compiti quotidiani di fatica
La smisurata potenza delle due ruote. C’è chi la nega, la sottovaluta o semplicemente la ignora, ma gli esempi concreti che, nel mondo, quotidianamente la testimoniano non mancano di certo, e in queste pagine ci impegniamo a riportarli con piacere, entusiasmo e convinzione. Vi abbiamo raccontato di Bamboo Bike, Smoothie Bike, Bike Washing Machine e persino dell’erogatore di birra a pedali Beeretta come di innovazioni divertenti che, fra il serio e il faceto, comunicano un messaggio importante: la bicicletta può davvero fare la differenza, aiutando gli uomini nelle sue incombenze senza utilizzare elettricità e salvaguardando, dunque, le risorse ambientali.
Ebbene, c’è chi da anni ha fatto del concetto di tecnologia a pedali un modus vivendi e operandi, trasformando le potenzialità della bicicletta nella possibilità reale di risolvere grandi problemi quotidiani a una latitudine in cui l’elettricità non è un bene dato per scontato: già nel 1997, a San Andrés Itzapa in Guatemala, la Maya Pedal Association ha iniziato a riciclare rottami di biciclette per trasformali in Bicimáquinas. Tutto è iniziato da una collaborazione con un gruppo di canadesi dell’organizzazione Pedal Society per poi sfociare nella fondazione dell’associazione vera e propria, costituitasi come ente indipendente nel 2001.
Le Bicimáquinas altro non sono che macchinari a pedali alimentati esclusivamente con la forza delle gambe degli uomini. Nate dalla necessità e dal desiderio di aiutare le famiglie della comunità rurale di San Andrés a dispetto della scarsità disponibilità di energia elettrica e carburante nel villaggio, in un primo momento miravano a favorire l’agricoltura su piccola scala. Ora le persone le utilizzano per creare una propria impresa o per ridurre, a basso costo, lo sforzo fisico nelle faccende quotidiane all’interno della casa.
Bamboo Bike, una bicicletta per risollevare le sorti del pianeta
Oltre a costruire i macchinari, l’associazione offre un servizio di riparazione e “trasformazione” di biciclette usate. Le Bicimáquinas possono cucinare il cibo, lavare vestiti, affilare lame, mescolare ingredienti di ogni tipo: inutile dire come tutte queste funzioni abbiano fornito nuove opportunità per le famiglie e le imprese locali con risorse limitate.
Carlos Enrique Marroquín, creatore dell’impresa e di molti modelli di Bicimáquinas, può dirsi soddisfatto del risultato raggiunto: oltre 1200 macchinari prodotti in quasi vent’anni, per un progetto che genera energia pulita e rinnovabile al 100% e che coinvolge non solo locali (l’associazione collabora infatti con partner, ong, cooperative agricole e coltivatori biologici sul territorio), ma persino organizzazioni internazionali e una rete di volontari di tutto il mondo. “Stiamo lavorando per rendere disponibili a livello globale i nostri progetti, attraverso schede informative e istruzioni passo passo, scaricabili online. Vogliamo diventare un punto un centro di ricerca sull’energia a pedali e una risorsa per le ong che promuovono tecnologie idonee e agricoltura su piccola scala” si dichiara sul sito.
Tuttavia, ben oltre le già ambiziose intenzioni, il progetto guatemalteco si è recentemente guadagnato l’attenzione del mondo, approdando al tavolo delle discussioni della COP21 di Parigi, dove è strato presentato ufficialmente come esempio di eco-innovazione, virtuoso e ampiamente replicabile, in grado di contrastare fattivamente gli effetti negativi legati a una cattiva gestione delle risorse e al surriscaldamento globale.
Smoothie Bike, la bicicletta che prepara frullati mentre pedali
Il destino delle Bicimáquinas, dunque, pare essere quello di dare il buon esempio, e di pedalare verso il futuro in buona e nutrita compagnia.
[Photo & video credits: Maya Pedal, Universidad Nacional de San Martìn]