Aequorea, la città sommersa realizzata con stampanti 3D e rifiuti marini

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Aequorea, la città sommersa realizzata con stampanti 3D e rifiuti marini ultima modifica: 2016-01-08T08:00:44+01:00 da Stefano Angiolillo
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Aequorea è il progetto visionario ed affascinante di una città sommersa progettata dal geniale architetto eco-friendly Vincent Cabellaut

Che cos’è Aequorea? E’ la visionaria ‘scialuppa di salvataggio’ per un mondo in procinto, almeno in parte, di inabissarsi dopo decenni di sconsiderato sfruttamento delle risorse, del deliberato inquinamento atmosferico e della selvaggia crescita industriale della Terra. Aequorea è infatti il nome di un complesso residenziale (di fatto, una città) la cui peculiarità, qualora dovesse concretizzarsi, sarebbe quella di ‘innalzarsi’ sotto la superficie del mare a pochi chilometri dalla coste brasiliane e in prossimità di Rio de Janeiro.

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Il suo ideatore, l’architetto belga Vincent Callebaut, ha presentato a fine 2015 il suo progetto di questa città sottomarina che verrebbe realizzata, se il progetto dovesse andare in porto, tramite l’utilizzo delle stampanti 3D e a quello dei rifiuti recuperati nei mari, definiti come ormai “una zuppa disgustosa di immondizia a base di petrolio”. 

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Gli edifici di Aequorea, secondo il progetto, consisterebbero in 1000 cupole di 500 metri di diametro realizzate in Algoplast, una miscela a base di alghe e rifiuti plasmata dalle stampanti 3D. I residenti di questa città subacquea si nutrirebbero di cibi prettamente oceanici quali  alghe, plancton e molluschi prodotti in farm subascquee mentre una serie di serre galleggianti fornirebbe frutta e verdura fresca.

L’iniziativa, in parte quasi certamente provocatoria, punta a far riflettere l’opinione pubblica sull’angosciante diminuzione delle risorse naturali sulla terra e sulla necessità di ripulire il mare (che costituisce il 70% della superficie del pianeta) dai cumuli di rifiuti di plastica e altre porcherie altamente inquinanti che uccidono la fauna e la flora.
Il progetto di Vincent Callebaut è fortemente basato sul concetto di biomimetica: lo studio consapevole dei processi biologici e biomeccanici della natura come fonte di ispirazione per il miglioramento delle attività e tecnologie umane. La natura viene vista come Modello (Model), Misura (Measure), e come Guida (Mentor) della progettazione degli oggetti e dei manufatti tecnici. (fonte Wikipedia)
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Ecco inoltre come viene descritta la struttura: l’accesso principale si troverebbe sulla superficie dell’acqua, attraverso quattro aperture ricoperte da una mangrovia radicata su una cupola galleggiante e stampato in 3D da algoplast a base di alghe marine e rifiuti plastici riciclati. Ogni cupola ospiterebbe spazi di co-working, fabrication laboratories, impianti di riciclaggio, laboratori scientifici, strutture educative, campi sportivi, fattorie aquaponiche e di fitodepurazione. Il cibo, come già accennato in precedenza, sarà originato da forme d’allevamento di alghe, plancton e molluschi, mentre i frutteti e gli orti saranno coltivati in cima alla struttura della cupola.
A Vincent Callebaut va certamente riconosciuta una grande dose di creatività e lungimiranza, al pari di un novello Jules Verne degli anni duemila. Non è nemmeno la prima volta che costui si prodiga per trovare soluzioni intelligenti e all’avanguardia nell’architettura eco-sostenibile in quanto, già nel 2011, presentò al mondo per la prima volta un’altra sua creatura eco-compatibile: Lilypad, una struttura galleggiante in grado di ospitare 50,000 individui (pensata per futuri rifugiati climatici, per essere piu’ precisi e piu’ coerenti all’idea di Callebaut). Particolare non di poco conto, l’utilizzo esclusivo di energie rinnovabili che rendono Lilypad un progetto a zero emissioni di anidride carbonica che produce piu’ energia di quanta ne consumi.
Sia Lilypad che la piu’ recente Aequorea rappresentano quindi due luminosi esempi di progettazione architettonica ecologica e sostenibile, in perfetto sincronismo con il sempre piu’ turbato mondo del futuro ma che, al tempo stesso, strizzano l’occhio all’idea di una ‘riconcilizione’ con la natura in ricordo del bel tempo che fu.

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[Immagini di Vincent Callebaut Architectures]

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Classe 1985, da sempre appassionato di fotografia amatoriale e di tematiche ambientali e naturalistiche approda, dopo diverse esperienze lavorative e di volontariato in differenti campi, alla redazione di eHabitat nel dicembre del 2015. Specializzato come 'tecnico superiore per l'organizzazione e il marketing del turismo sostenibile e accessibile', si augura di contribuire, anche solo in minima parte, alla divulgazione degli interessanti quanto importanti temi inerenti all'ambiente e alla sua difesa.

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