Prendere un faro in concessione è più semplice di quello che si possa credere
Il faro: invenzione umana, elemento architettonico, simbolo della condizione umana. Usati per segnalare la terraferma alle navi in navigazione, si trovano ad essere baluardi del mondo umano di fronte alla potenza maestosa e selvaggia del mare. Chi se ne occupava, mantenendo in buono stato la struttura del faro e soprattutto la sua luce, lo faceva condividendo con i marinai quel tanto di solitudine che il mare porta con sè. Oggi quel lavoro non è più necessario. Intanto il GPS permette ai naviganti di conoscere con maggior esattezza la propria posizione. In più i fari sono stati nella totalità dei casi automatizzati.
Il rovescio della medaglia dell’automazione è facilmente intuibile. La riduzione dei costi va di pari passo con l’abbandono della struttura. Destino che i fari si trovano a condividere con le piccole stazioni e delle case cantoniere: il personale non è più necessario, la manutenzione è mirata o fatta da remoto, la struttura va incontro ad un inesorabile declino.
Ma i fari possono essere altro. Punto di partenza per questa possibile rinascita è un bando che il Demanio ha pubblicato recentemente. Lo scopo è affidarne la gestione ad enti, cooperative, associazioni o altro che possano utilizzarli in modo da rivalutare queste maestose strutture e i territori in cui sono inseriti. C’è tempo ancora fino al 12 gennaio per presentare domanda ma se si è interessati è bene rimanere attenti perché questa è solo una prima tranche di un progetto che coinvolgerà presto altri lotti.

Il Demanio stesso suggerisce la strada attraverso cui riportare a nuova vita queste strutture. Si tratta del lighthouse accomodation, progetto già attivo in Europa che prevede l’utilizzo dei fari come strutture ricettive “green”. Un modo per facilitare un turismo responsabile e sostenibile in zone dal grandissimo valore naturalistico. Un turismo dunque più dolce e rispettoso, richiesto e incentivato dai “monti al mare”.
Immagine in evidenza: www.unionesarda.it
