Si è aperta giovedì 22 ottobre la tredicesima edizione del Festival della Scienza di Genova che dal 2003 è punto di riferimento per la divulgazione scientifica resa fruibile, oltre che da ricercatori e appassionati, anche da scuole e famiglie. Il festival è da sempre un appuntamento molto atteso, un’occasione per addentrarsi nel misterioso mondo delle discipline scientifiche, per comprendere gli oscuri segreti della fisica, della chimica e della biologia in modo semplice e divertente.
Con l’intento di stimolare interesse e curiosità per una branca del sapere spesso ritenuta incomprensibile ai non addetti ai lavori, l’evento si presenta come una vera festa animata da mostre, laboratori, spettacoli, conferenze ed eventi speciali. Una 11 giorni per placare la nostra sete di conoscenza e per sentirci anche noi comuni mortali un po’ scienziati.

Quest’anno il tema scelto, divenuto parola chiave del festival, è Equilibrio. Equilibrio dell’uomo, della società, degli organismi viventi, della scienza, ma soprattutto, equilibrio inteso come sostenibilità ambientale. Quello del nostro pianeta, ormai lo sappiamo tutti, è un equilibrio fragile e meraviglioso e basta poco per farlo vacillare. Uno dei grandi crucci degli ambientalisti, ma che dovrebbe preoccupare tutti quanti è, in particolare, l’equilibrio dei nostri oceani, il delicato ecosistema marino che rischia di essere irrimediabilmente compromesso dalla nostra negligenza e noncuranza. Ed è proprio questo l’argomento scelto per una delle sezioni del festival organizzata da quattro divulgatori scientifici, Paolo Degiovanni, Alfonso Lucifredi, Chiara Segré, e Debora Serra, che hanno sollevato la controversa questione del Garbage Patch fornendo al pubblico dati poco conosciuti su questo enorme problema ambientale e risposte a domande come: Che cos’è veramente il Garbage Patch? Quanto è grande? Perché si è formato? Perché nessuno ne parla?
Con la mostra intitolata “Il tempo scorre, la plastica rimane” i quattro scienziati ci svelano tutti i segreti delle isole di rifiuti che galleggiano pochi metri sotto la superficie dei mari del nostro pianeta. Sono le materie plastiche infatti, ridotte in frammenti quasi invisibili, a costituire la maggior parte di questi veri e propri continenti-spazzatura. Non solo l’ecosistema marino è messo in grave pericolo, ma anche la nostra salute poiché le particelle di plastica entrano a far parte della catena alimentare di cui noi rappresentiamo l’ultimo anello.
La mostra ospita pannelli ricchi di dettagli e informazioni, video documentaristici e interviste a studiosi ed esperti del settore. Non mancano installazioni, opere d’arte e veri e propri giochi ed esperimenti che coinvolgono il pubblico in una visita interattiva e coinvolgente che permette di comprendere il serio problema che affligge i nostri mari.
Anche i più piccoli, futuri responsabili del pianeta, hanno il diritto e il dovere di conoscere il Garbage Patch; per loro sono stati pensati alcuni giochi a tema e un pannello che riporta l’ecofavola dal titolo “La Bottriglia”, estratta dal libro “Il Mangiamondo e altre ecofavole” (Akea Edizioni), che narra una stramba storia d’amore tra una triglia e una bottiglia di plastica gettata in mare e le spiacevoli conseguenze che ne derivano.

Dalla mostra sono nate una pagina Facebook e un blog che raccolgono notizie e aggiornamenti sul Garbage Patch e sull’inquinamento delle spiagge italiane. Chissà che piano piano cominceremo tutti ad avere più cura dei nostri oceani e a sentire nostro lo stesso sentimento che esprimeva Jules Verne nel noto libro “Ventimila leghe sotto i mari” : Voi amate il mare, capitano? Sì! L’amo! Il mare è tutto. Copre i sette decimi del globo terrestre. Il suo respiro è puro e sano. È l’immenso deserto dove l’uomo non è mai solo, poiché sente fremere la vita accanto a sé.
