mele ai pesticidi

Le mele avvelenate di Biancaneve, Greenpeace lancia l’allarme

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Le mele avvelenate di Biancaneve, Greenpeace lancia l’allarme ultima modifica: 2015-08-05T08:30:59+02:00 da Annalisa Audino
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Mele ai pesticidi, su questo si concentra l’ultimo rapporto di Greenpeace

Una mela al giorno, toglie il medico di torno. Ma siamo proprio sicuri? Secondo gli ultimi dati di Greenpeace, i luoghi europei in un cui vengono coltivate le mele in modo intensivo contengono un vero e proprio cocktail di pesticidi tutt’altro che salutare.

Il gusto amaro della produzione intensiva di mele, così si chiama il rapporto elaborato da Greenpeace, presenta, infatti, i risultati delle analisi di 85 campioni di acqua e suolo (per la precisione rispettivamente 36 e 49) prelevati in dodici Paesi europei, tra cui l’Italia. Le analisi sono state effettuate durante il periodo di fioritura (non indicano quindi i residui nella mela, bensì nel terreno e nell’acqua con cui vengono coltivate) e hanno rilevato ben 53 pesticidi differenti. Il 78% dei campioni di suolo e il 72% dei campioni di acqua contenevano residui di almeno un pesticida. I più frequenti nel suolo sembrano essere il fungicida Boscalid e il clorpirifos etile, mentre nell’acqua si trova anche il clorantraniliprolo.

L’Italia, purtroppo, ha ottenuto il primato: confrontando i risultati in base al Paese di provenienza dei campioni, il più alto numero di pesticidi nel suolo è stato riscontrato in Italia (18 pesticidi in totale su tre campioni raccolti), seguita dal Belgio (15 pesticidi su tre campioni) e dalla Francia (13 pesticidi su sei campioni). Per quanto riguarda l’acqua, i valori maggiori sono stati registrati in Polonia (13 pesticidi su tre campioni), Slovacchia (12 pesticidi su tre campioni) e, di nuovo, Italia (10 pesticidi su due campioni). Inoltre, dei 38 pesticidi scoperti nei campioni di acqua, 8 sono altamente tossici per gli organismi acquatici, mentre, in generale, 8 risultano altamente tossici per le api, la nostra garanzia di futuro.

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È tempo di cambiare rotta e il rapporto è chiaramente un caldo invito a voltare pagina. Oltre, infatti, all’esposizione delle analisi e alla denuncia dei risultati, Greenpeace ha deciso di parlare di ecosistemi agricoli in equilibrio, promuovendo e spiegando l’importanza dell’agricoltura biologica.

L’agricoltura ecologica – spiega il report – unisce la conoscenza della natura con l’innovazione scientifica, principi che vengono messi in pratica ogni giorno dagli agricoltori che la praticano. È un sistema agroalimentare fondato sui principi dell’agroecologia, che implica la tutela della biodiversità, della salute del suolo e delle acque, lo sviluppo di strategie sostenibili per il controllo dei parassiti, l’aumento della resilienza dello stesso sistema di produzione del cibo rispetto a un clima che cambia. L’agricoltura sostenibile toglie alle multinazionali il controllo sulla filiera del cibo e lo restituisce agli agricoltori e ai consumatori, favorendo le comunità rurali e mettendo al centro le persone.”

Archivio Slow Food
Archivio Slow Food

Esistono non solo produzioni virtuose, ma anche soluzioni ecologiche che aumentano la resilienza delle piante a parassiti e malattie che potrebbero essere usate anche nei grandi frutteti. Inoltre, la riscoperta dell’agricoltura biologica permetterebbe anche la riscoperta di antiche varietà: solo quattro gruppi di varietà commerciali (golden delicious, red delicious, gala, granny smith) rappresentano oggi il 90% del mercato mondiale della grande distribuzione. La selezione e la pubblicizzazione di un ristretto numero di varietà, infatti, ha fatto sì che si perdessero molte delle 7500 varietà di mele conosciute in agricoltura, altrettanto gustose e utili alla nostra salute. Un esempio sono le vecchie varietà di mele piemontesi, presidio della Slow Food, insieme alle mele rosa dei Monti Sibillini o alle mele gravenstein di Sebastopol negli Stati Uniti. Varietà tipiche delle zone da cui provengono, sono tutte produzioni assolutamente biologiche che necessitano della Fondazione Slow Food per sostenere i produttori e la continuazione delle coltivazioni.

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La soluzione biologica è condivisa. Anche la nuova Enciclica di Papa Francesco, Laudato si, incoraggia a nuovi metodi sostenibili di gestione delle risorse, affermando che “per affrontare i problemi di fondo [del nostro pianeta], che non possono essere risolti da azioni di singoli Paesi, si rende indispensabile un consenso mondiale che porti, ad esempio, a programmare un’agricoltura sostenibile e diversificata, a sviluppare forme rinnovabili e poco inquinanti di energia, a incentivare una maggiore efficienza energetica, a promuovere una gestione più adeguata delle risorse forestali e marine, ad assicurare a tutti l’accesso all’acqua potabile”.

Partiamo dalle mele, dunque, ma biologiche.

Le mele avvelenate di Biancaneve, Greenpeace lancia l’allarme ultima modifica: 2015-08-05T08:30:59+02:00 da Annalisa Audino
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Le mele avvelenate di Biancaneve, Greenpeace lancia l’allarme ultima modifica: 2015-08-05T08:30:59+02:00 da Annalisa Audino

Laureata in Culture Moderne Comparate e giornalista pubblicista, legge, scrive, ama le passeggiate in montagna, ma anche andare in moto. Visita mostre, ascolta musica e non ne ha mai abbastanza di imparare. Adora le cose fatte in casa e cerca di vivere in modo sostenibile. Attualmente è impiegata presso l'Ufficio Comunicazione di Slow Food.

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