00-Baby Boom Child, il picco del petrolio e la sua tragica eredità

in Cinema|Energia|Rifiuti
00-Baby Boom Child, il picco del petrolio e la sua tragica eredità ultima modifica: 2015-05-27T08:00:30+02:00 da Alberto Pinto
da

Durante un lungo viaggio in bicicletta per tornare a casa, una madre e un figlio riflettono a posteriori sul nostro tempo. Lungo le strade di una città industriale deserta e abbandonata a se stessa, due generazioni si incontrano e si confrontano. La generazione del futuro, ereditiera degli errori di chi non ha saputo salvaguardare l’avvenire, e quella precedente, la nostra, chiamata a prendersi le proprie responsabilità e rispondere di un disastro annunciato e mai realmente scongiurato.

00-Baby Boom Child è l’incisivo cortometraggio animato realizzato dalla regista svedese Maja Lindström e da Lars Nordén, vincitore del Prix Couvée de Courts durante l’edizione 2015 del FreDD Festival di Parigi, membro della rete Green Film Network.

00-Baby Boom Child Poster

Lo scenario, realizzato in 3D, è quello di un futuro imminente e post-petrolifero. Tra industrie, cantieri e rifiuti fuori controllo, i due protagonisti avanzano con fatica, ricostruendo le tappe di un tracollo inevitabile, risultato di una società egoista, avida e frenetica. Il continuo desiderio di crescita e la convinzione di disporre di risorse illimitate ha condotto al picco del petrolio. Di qui le conseguenze catastrofiche tanto sull’astratto sistema monetario mondiale, quanto sulla comune vita di tutti i giorni.

00-Baby Boom Child racconta di una società che, pur percependo il pericolo, ha preferito rinunciare alla possibilità di ridurre il proprio impatto sull’ambiente e di utilizzare fonti di energia alternative. Il ritmo imposto dall’alto, con il perseguimento di standard di vita elevati, ha fatto in modo che nessuno facesse realmente qualcosa per gestire il cambiamento in modo adeguato.

Realizzare questo film è stato un modo per prepararsi mentalmente e saperne di più su come il picco del petrolio potrà influenzare le prospettive future mie e dei miei figli,  e in generale la società di oggi” racconta Maja Lindström, con cui abbiamo fatto un’interessante chiacchierata. “G in questo 2015, è stimato che in totale la produzione mondiale di petrolio sta cominciando a diminuire. Sorprendentemente c’è ancora poco dibattito riguardo al fatto che abbiamo costruito intorno a noi una società che esige l’opposto, cioè aumentare l’attività e non collassare. Ho realizzato questo film per rendere la gente consapevole. Dovremo ancora trovare delle buone risposte da dare alla generazione nata nel 21° secolo, che crescerà dopo il picco, in un mondo caratterizzato dai deficit. Per questo il titolo del film si riferisce ai nati dopo il 2000, come i miei stessi figli, che oggi hanno 2 e 8 anni”.

Madre e figlio parlano delle conseguenze del picco del petrolio

Per questa generazione dunque il futuro, lasciato in gestione alle banche che si arricchiscono dei debiti e dei sacrifici dei contribuenti, si presenta senza opportunità. La paura di rinunciare a una parte di benessere e la tendenza a consumare una risorsa ritenuta erroneamente fondamentale e illimitata, hanno condotto la nostra società al fallimento annunciato. La ricerca ossessiva del petrolio, vera valuta del nostro tempo, ha portato le potenze occidentali ad imporre il proprio dominio, mascherandolo da democrazia.

Sono convinta”, prosegue la regista, “che le questioni ambientali non saranno trattate in modo serio e che la crisi energetica non sarà gestita in maniera efficace dai nostri politici, totalmente legati all’insostenibile sistema economico attuale. Ho lavorato a questo film per sostenere quanto sia vitale che ognuno di noi si assuma le proprie responsabilità e agisca a riguardo”.

Il dialogo tra madre e figlio è metafora di un futuro sterile che non può che imputare alla generazione dei padri la colpa di non aver saputo accorgersi in tempo del collasso a cui si andava incontro, o quella ancora più grave di aver consapevolmente ignorato il problema, lasciando ai posteri le conseguenze.

Non ridurre l'impatto dell'uomo sull'ambiente significa rinunciare all'avvenire dei propri figli

Una scelta stilistica vincente, che Maja Lindström ci spiega più a fondo. “Quando lavoravo allo script sono giunta alla conclusione che un modo interessante per cogliere l’essenza dei fatti sarebbe stato tradurli in un dialogo emozionale. Come fa una madre della mia generazione a spiegare ai suoi figli che non c’era un piano B? Ho anche immaginato che un film d’animazione  avrebbe colto l’attenzione di persone che altrimenti non avrebbero cercato queste informazioni. Il film quasi non ha una linea narrativa ed è un qualcosa che ho difeso per più di un anno prima che lo Swedish Film Institute lo accettasse”.

00-Baby Boom Child mostra senza filtri la realtà distopica verso cui ci stiamo seriamente incamminando. Il film può dunque essere letto come l’estremo invito a tentare di riscattarci dagli errori di cui un giorno saremo chiamati a rispondere. Con la sua capacità di informare e far riflettere, il cinema può davvero fare la differenza. “La nostra grande quantità di narrazione finzionale”, conclude la regista, “sta rubando l’attenzione alla comprensione del grande dramma del nostro tempo: come riuscirà l’umanità a sopravvivere nel prossimo secolo alla luce di tutte le crisi che si scorgono all’orizzonte”.

00-Baby Boom Child è disponibile online con sottotitoli in inglese (qui di seguito) e in francese.

00-Baby Boom Child, il picco del petrolio e la sua tragica eredità ultima modifica: 2015-05-27T08:00:30+02:00 da Alberto Pinto
Tags:
00-Baby Boom Child, il picco del petrolio e la sua tragica eredità ultima modifica: 2015-05-27T08:00:30+02:00 da Alberto Pinto

Beneventano, laureato in comunicazione audiovisiva. Appassionato di cinema, serie televisive, viaggi e di tutto ciò che è arte e comunicazione. Creativo, curioso e sognatore, ama immergersi nelle storie e scoprirne dettagli e sfaccettature. Per eHabitat scrive di musica e di cinema

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verra pubblicato

*

Ultimi articolo di Cinema

Go to Top