The End of the Line, le previsioni di un esperto sul futuro della pesca

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The End of the Line, le previsioni di un esperto sul futuro della pesca ultima modifica: 2015-03-25T08:00:22+01:00 da Valentina Tibaldi
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18 marzo 2015, Campus Luigi Einaudi, secondo appuntamento del Laboratorio CinemAmbiente-CineCLEforum, secondo esempio di collaborazione tra il noto festival cinematografico e l’Università degli Studi di Torino. Sullo schermo The End of the Line, documentario di Rupert Murray che denuncia i rischi dell’overfishing sulla salute dei mari; sul palco, a fine proiezione, un dibattito con Benedetto Sicuro, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell’Università degli Studi di Torino ed esperto di acquacoltura, che ha gentilmente accettato di rispondere alle nostre domande per approfondire ulteriormente il tema.

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Immaginate un mondo senza pesci, questo il sottotitolo del film: rischiamo davvero di arrivare a tanto?

Ovviamente il titolo del documentario è una provocazione che serve a farci riflettere. Le risorse ittiche sono ampiamente sfruttate a livello internazionale e molte organizzazioni ambientaliste come il WWF o Greenpeace sollecitano giustamente i governi verso questi problemi che sono importantissimi per il futuro del nostro pianeta. D’altra parte le più recenti proiezioni della FAO stimano una popolazione di circa 9,6 miliardi di persone entro il 2050. Allo stesso tempo, negli ultimi anni il consumo annuale pro-capite di pesce è passato da 9,9 kg nel 1960 a 19,2 kg nel 2012 ed è destinato ad aumentare.

Quali sono allora le possibili soluzioni?

Bisogna andare necessariamente verso una pesca sostenibile affiancandola a uno sviluppo altrettanto sostenibile dell’acquacoltura moderna, uniche grandi speranze per il futuro dell’umanità. La “Blue revolution” di cui parlano i mass media e soprattutto la “Blue growth” di cui parla la FAO, basata sul “Codice per la pesca responsabile”, rappresentano una prospettiva affascinante e che ci permetterà di continuare ad utilizzare le risorse acquatiche senza mettere in pericolo le future generazioni.

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Il film è uscito nel 2009 ed è stato ispirato da un libro (“The End of the Line: How Overfishing Is Changing the World and What We Eat”) pubblicato per la prima volta nel 2004: come è cambiata, se è cambiata, la situazione di mari e oceani in questi anni?

Guardando i più recenti dati pubblicati dalla FAO, in questi ultimi anni si nota un aumento della tecnologia e dello sforzo di pesca che, a livello mondiale, è arrivata ad un plateau di produzione annuale intorno alle 90 milioni di tonnellate di pesce. L’acquacoltura mondiale ha continuato a crescere da un valore di 46 milioni di tonnellate nel 2004 a 56 milioni di tonnellate nel 2009: un impressionante aumento di circa il 21% che indica inequivocabilmente che il futuro del consumo di pesce passerà sempre di più da prodotti proveniente dall’acquacoltura.

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Naturalmente, la complessità del tema e l’importanza della posta in gioco richiedono che anche le possibili soluzioni siano accuratamente esaminate nel loro complesso: come sottolinea dal palco il prof. Sicuro, l’acquacoltura necessita di un calcolo dell’impronta ecologica per essere realmente sostenibile e le modalità stesse con cui mettere in pratica questa tecnica, in primis l’alimentazione da riservare ai pesci allevati, sono attualmente oggetto di discussione.

A proposito di discussione, l‘alleanza tra Cinemambiente e Università degli Studi di Torino ha offerto un’occasione in più per parlare di sfruttamento delle risorse ittiche: a suo avviso, si tratta di un tema che fatica a ottenere la centralità che merita e perché?

Penso sia un fatto antropologico: l’uomo è un animale terrestre, abita soltanto le coste e non riesce a capire esattamente quello che succede nel mare, per una mancanza di contatto diretto. Per via delle sue enormi dimensioni, il mare viene forse inconsciamente percepito come una sorta di riserva inesauribile, ma ovviamente non è così. Lo sfruttamento delle risorse ittiche è un tema che ci riguarda tutti da molto vicino, perché il consumo di pesce fornisce sostanze nutritive che hanno una grandissima importanza per l’alimentazione umana. Cinemambiente offre un’occasione importante per sensibilizzare il pubblico torinese su questi argomenti: potrebbe essere una opportunità per stabilire relazioni più strette tra facoltà diverse e magari creare in futuro occasioni di confronto tra gli studenti, oppure progetti di promozione di consumo di prodotti ittici tra i giovani.

 Un consumo consapevole, informato e responsabile.

The End of the Line, le previsioni di un esperto sul futuro della pesca ultima modifica: 2015-03-25T08:00:22+01:00 da Valentina Tibaldi
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The End of the Line, le previsioni di un esperto sul futuro della pesca ultima modifica: 2015-03-25T08:00:22+01:00 da Valentina Tibaldi

Lettrice accanita e scrittrice compulsiva, trova in campo ambientale il giusto habitat per dare libero sfogo alla sua ingombrante vena idealista. Sulla carta è laureata in Lingue e specializzata in Comunicazione per la Sostenibilità, nella vita quotidiana è una rompiscatole universalmente riconosciuta in materia di buone pratiche ed etica ambientale. Ha un sogno nel cassetto e nella valigia, già pronta sull’uscio per ogni evenienza: vivere di scrittura guardando il mare.

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