Salviamo gli animali a rischio estinzione

Salviamo gli animali a rischio estinzione, dipende anche da noi!

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Salviamo gli animali a rischio estinzione, dipende anche da noi! ultima modifica: 2015-01-23T08:00:10+01:00 da Annalisa Audino
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Salviamo gli animali a rischio estinzione. Diversi studi hanno dimostrato che, perseguendo l’attuale modello di sviluppo socio-economico, si arriverà ad un drastico aumento dei tassi di deforestazione e di emissioni di CO2 con la conseguente estinzione di una specie su quattro di carnivori e ungulati.

Salviamo gli animali a rischio estinzione. Non si mette bene per il nostro pianeta, sotto nessun punto di vista. L’allarme in questo caso è per la fauna mondiale. Uno studio, pubblicato sulla rivista Conservation Letters, coordinato da ricercatori della Sapienza Università di Roma e soprattutto eseguito da ricercatori di 10 gruppi di ricerca internazionali, ha dimostrato che, perseguendo l’attuale modello di sviluppo socio-economico, si arriverà ad un drastico aumento dei tassi di deforestazione e di emissioni di CO2 con la conseguente estinzione di una specie su quattro di carnivori e ungulati.

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In altre parole, tigri, panda, rinoceronti e altre 440 specie potrebbero scomparire entro il 2050. E non è tutto. La cifra non comprende tutte le specie già a rischio oggi che, tra le altre cose, non migliorerebbero la propria situazione.

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I panda sono una specie a rischio estinzione

È da tempo ormai che sappiamo che la nostra biodiversità è a rischio, ma pare che nessuno se ne stia realmente preoccupando. Molte le iniziative già inaugurate e molte quelle che si attendono per il 2015, prima fra tutte Expo2015, ma è necessario trovare soluzioni più decisive e veloci. Uno scenario alternativo, infatti, esiste, e coinvolge tutti. Anche noi.

Non è una novità, infatti, che le azioni individuali per uno stile di vita più sostenibile possono avere nel loro insieme un enorme impatto per la biodiversità del mondo. Ad oggi, l’Europa si sta letteralmente “mangiando” il mondo e le sue risorse. Nessun altro continente consuma terreni a scapito degli altri stati come fa l’Unione Europea, che ogni anno arriva a consumare oltre 640 milioni di ettari, ovvero una volta e mezzo la superficie di tutti i 28 Stati membri. In Europa consumiamo ogni anno 1,3 ettari di terra pro capite, ovvero sei volte in più rispetto agli abitanti del Bangladesh. E, ad esempio, per soddisfare il consumo di carne dell’Ue, nella sola America Latina la coltivazione di foraggi è stata estesa su un’area vasta quanto l’Inghilterra. I dati provengono dal nuovo Atlante dei suoli presentato a Berlino qualche giorno fa dalla Fondazione Heinrich Boell, Friends of the Earth Germany e dall’Istituto per gli Studi Avanzati sulla Sostenibilità di Potsdam (Iass).

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Il land grabbing rappresenta opportunità ed enormi rischi: le acquisizioni possono infatti garantire preziose risorse per investimenti in realtà economiche in cui queste ultime sono scarse e necessarie, ma esiste il rischio concreto che le popolazioni locali perdano il controllo e l’accesso alle terre e alle risorse naturali per la sopravvivenza

Il piano di “Consumption Change” prevede, quindi, l’accesso alle risorse alimentari, energetiche e idriche da parte delle fasce più povere della popolazione umana, la riduzione di consumi ed emissioni pro-capite da parte dei paesi sviluppati e l’ adozione di una dieta più salutare e associata ad un minor consumo di carne, come raccomandato dalla Harvard Medical School of Public Health.

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I dati sono inquietanti: è tempo di cambiare rotta. Non vi stiamo invitando a diventare vegetariani o a sentirvi tremendamente in colpa, ma solo a riflettere sull’effettivo e urgente problema che attanaglia il pianeta e ad assumere uno stile di vita più sostenibile, anche nelle piccole cose! Basta poco, per ognuno di noi, per far sì che i nostri nipoti possano vivere in un pianeta in cui i panda non siano pari ai dinosauri.

Salviamo gli animali a rischio estinzione, dipende anche da noi! ultima modifica: 2015-01-23T08:00:10+01:00 da Annalisa Audino
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Laureata in Culture Moderne Comparate e giornalista pubblicista, legge, scrive, ama le passeggiate in montagna, ma anche andare in moto. Visita mostre, ascolta musica e non ne ha mai abbastanza di imparare. Adora le cose fatte in casa e cerca di vivere in modo sostenibile. Attualmente è impiegata presso l'Ufficio Comunicazione di Slow Food.

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