Un pianeta a tavola

Un pianeta a tavola, la decrescita fa bene alla salute

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Un pianeta a tavola, la decrescita fa bene alla salute ultima modifica: 2015-01-18T09:30:01+01:00 da Silvia Faletto
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Non sapete cosa leggere per iniziare bene l’anno, ma avete il proposito di essere più eco-compatibili? “Un pianeta a tavola” potrebbe essere la risposta alla vostra ricerca.

Il libro, pubblicato nel 2013 dal Movimento per la Decrescita Felice, porta la riflessione sui quesiti banali eppure fondamentali che interessano la nostra società: quali sono le azioni che ogni giorno compiamo per procurarci il cibo? Che impatto hanno sull’ambiente che ci circonda e sull’intero pianeta?

Filippo Schillaci, con la collaborazione del coautore Enrico Moriconi, compie un excursus nel mondo del cibo e dell’industria alimentare, superando il pensiero comune e superficiale in virtù di un’analisi lucida e chiara dell’impatto che le azioni compiute dalla specie umana hanno sul clima del pianeta che ci ospita.

Il testo è diviso in tre parti, le quali approfondiscono temi diversi eppure complementari. La prima parte, “Qui e adesso”, coinvolge vari autori nella descrizione complessiva dell’industria alimentare, concentrandosi, in particolare, sul problema della carne e dell’ ittica, mostrando anche gli aspetti di crudeltà a cui il sistema capitalistico applicato all’alimentazione costringe. Nella seconda sezione, “Un’altra storia”, l’autore non si ferma alla mera critica al sistema, ma propone l’alternativa sostenibile e auspicabile al sistema corrente, rendendone evidenti i vantaggi ed i casi in cui questo modello differente sta avendo riscontri positivi. Infine, “La quarta variabile” conclude giungendo all’epilogo di questo percorso, valorizzando gli aspetti sociali e simbolici dell’alimentazione e dimostrando che, in effetti, “cambiare si può”.

Riflettendo sui capitoli e sugli scritti dei vari autori – tra cui il dottor Marco Pagani e la cooperativa Aequos – che hanno contribuito alla realizzazione del libro, è decisamente difficile non pensare ai vantaggi che ogni cambiamento può portare alla nostra società in crisi.

Infatti, sentendo di parlare di decrescita e di alimentazione povera di carne o di cibi non “tradizionali”, la maggior parte delle persone si spaventa, temendo di dover rinunciare a qualcosa senza poi trarne alcun beneficio. Le nuove opportunità date dalla scienza, pur apportando evidenti miglioramenti in campo tecnologico ed ampliando la conoscenza genetica in campo, hanno privilegiato la massimizzazione del guadagno a scapito della qualità e del contatto reale con l’animale e il consumatore finale, arrivando infine a generare ibridi e a modificare i cicli naturali in favore della maggiore produzione. Questa “quasi uguaglianza” o “leggera differenza” rispetto alla biologia naturale ha fatto sì che in questi anni si assista sempre più spesso a sindromi alimentari nuove e disparate, a malattie animali che compromettono anche la salute umana, ad un’industrializzazione del settore primario con il conseguente inquinamento e danno ambientale evidente.

Inoltre, la crisi economica vigente evidenzia come anche l’industria alimentare non possa più sostenere un modello di crescita continua, totalmente slegato dal territorio e dalle esigenze alimentari della popolazione.

A questo proposito, “decrescere”, ovvero tornare a modelli relativi al rispetto delle risorse disponibili ed alla risposta ai bisogni, più che ad esigenze consumistiche, non può che creare rinnovate opportunità e produrre miglioramenti anche dal punto di vista nutrizionale. Ad esempio, scegliere la qualità certificata, privilegiando la filiera corta e lo scambio diretto con il produttore, mangiare alimenti ricchi di proteine e consumare meno carne e pesce è certamente un modo per salvaguardare la nostra salute, tutelare le risorse e valorizzare il territorio che ci circonda.

Se non voleste prendere in considerazione questo cambiamento alimentare, vale comunque la pena di leggere questo libro: scopriremo così quanto è vasto e variegato il mondo del cibo, riscoprendo le origini, i problemi e le differenze culturali che lo rendono tale.

Basti pensare al fatto che ciò che per noi è la componente più basilare della nostra cultura,  la carne, per una parte del mondo è un surplus, e in altre tradizioni un elemento carico di significati simbolici e dannosi. Infine, va sempre ricordato che per produrre un chilogrammo di carne vuol dire, tra le altre cose, coltivare cereali che potrebbero sfamare interi villaggi

Un pianeta a tavola, la decrescita fa bene alla salute ultima modifica: 2015-01-18T09:30:01+01:00 da Silvia Faletto
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Un pianeta a tavola, la decrescita fa bene alla salute ultima modifica: 2015-01-18T09:30:01+01:00 da Silvia Faletto

25 anni, vive a Torino, dove studia geografia e lavora presso la scuola del Cottolengo con bambini meno fortunati di lei. Orgogliosamente eporediese (abitante di Ivrea, per i neofiti), la battaglia delle arance è un nervo scoperto del suo carattere: a coloro che la definiscono "poco ecologista" è in grado di rispondere argomentando il contrario! Ama andare in montagna, nuotare, viaggiare, conoscere ed aiutare gli altri. Curiosa ed attenta al mondo, odia i pregiudizi ed il "è impossibile!". Ritiene che l'esperienza e il confronto siano il fondamento della civiltà e della cultura, e per questo... Fa molti errori. Ama scrivere, sorridere e prova ogni giorno a lasciare il mondo un po' migliore di come l'ha trovato. Oltre a lavorare a scuola e studiare all'università, parla 4 lingue ed è un' europrogettista. Ultimamente si sta appassionando alla fotografia. Il suo motto? "la geografia salverà il mondo!".

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