Spazzatura tecnologica

Spazzatura tecnologica, il cielo e i mari pullulano di cadaveri di tecnologia fallita

in Clima|Rifiuti|Tecnologia e scienza
Spazzatura tecnologica, il cielo e i mari pullulano di cadaveri di tecnologia fallita ultima modifica: 2015-01-10T08:30:28+01:00 da Silvia Faletto
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Spazzatura tecnologica, navi, aerei e satelliti abbandonati in cielo e in mare testimoniano l’inadeguatezza della risposta tecnologica e politica per il futuro del pianeta.

Relitto, galleggiante o aeromobile, o parte di essi e del loro carico, abbandonati alla deriva, incagliati o sommersi in specchi d’acqua, o gettati sulla costa in seguito a naufragio o ad altre cause (enciclopedia Treccani). In altre parole, rifiuti dimenticati dall’uomo, come la spazzatura tecnologica presente in cielo e in mare di cui nessuno si occupa.

Spazzatura tecnologica - relitto - repubblica.it
Spazzatura tecnologica, relitto di aereo nell’oceano Atlantico

In questo ultimo periodo, si susseguono le notizie di navi e di aerei inabissati in mari e oceani di tutto il globo. Non si parla mai poi dei satelliti abbandonati che circondano l’orbita terrestre, testimoni dimenticati del progresso tecnologico, ancora più inutili quando si pensa che le foto scattate da quei cadaveri volanti spesso servono esclusivamente ad appassionare gli astrofili, senza che l’atteggiamento pratico verso questo nostro fragile e bellissimo pianeta cambi mai.

The Ocean Cleanup, un’idea che salverà gli oceani dalla plastica

Aldilà delle tragedie umane, di cui siamo testimoni informati attraverso i media, vale la pena riflettere su quanto questi rifiuti pesino sul futuro di tutti noi. Infatti, i satelliti inabissati, le navi e gli aerei non sono solo sarcofagi di vittime sfortunate in circostanze avverse: sono killer dei mari e degli ecosistemi su cui si basa l’intero pianeta.

Spazzatura tecnologica balla metallica caduta dal cielo
Tra la spazzatura tecnologica, una balla metallica caduta dal cielo

Pesci, coralli e crostacei restano avvelenati dai carburanti e dai resti della nostra tecnologia avanzatissima eppure fallimentare, rovinando in tal modo anche le economie che ancora si basano su sistemi di sussistenza, e danneggiando infine il pescato che consumiamo sulla nostra tavola.

Inoltre, a contribuire all’inquinamento marittimo ci pensa anche il consumismo ipersviluppato: infatti, in mezzo al Pacifico esiste una vera e propria isola di rifiuti galleggiante, la Great Pacific Garbage Patch, documentata già nel 1988 e grande almeno quanto la Penisola Iberica.

Per non mangiare rifiuti rendiamo l’isola di plastica del Pacifico uno Stato indipendente

La conferenza di Lima si è conclusa con un nulla di fatto, e questo porta inevitabilmente alla conclusione che le questioni climatiche e ambientali non possano dipendere dalla politica: non siamo ancora capaci a discutere in modo costruttivo, superando colpe, colpevoli e interessi per giungere a soluzioni efficaci e reali. Privilegiamo ancora impegni puntualmente disattesi, rimandando scelte su cui siamo già fortemente in ritardo.

La risposta deve arrivare da coloro che operano slegati da interessi politici: gli scienziati, prima di tutto, e tutti noi. Solo le scelte intraprese dal basso potranno modificare le decisioni degli organi governativi, mettendo bene in luce gli interventi necessari alla salvaguardia del nostro futuro: coraggio, studio e ricerca scientifica, dialogo costruttivo.

Serve il coraggio di portare l’esempio, scegliendo realmente prodotti limitatamente dannosi nei confronti dell’ambiente; serve informarsi e studiare in modo critico ma disinteressato, superando i confini ideologici verso un dialogo costruttivo basato sul rispetto e sul confronto. Serve ricerca scientifica onesta e slegata dalle lobbies, rivolta verso tecnologie miracolosamente durature e non inquinanti, in modo da limitare le quantità dei nuovi cadaveri futuri. Infine, questo atteggiamento non può che essere supportato da una condanna socialmente condivisa nei confronti delle azioni che mettono a repentaglio il futuro della comunità, aldilà della pena inflitta dalle normative statali.

cometa lovejoy - ANSA
Cometa Lovejoy – ANSA

Dal cielo, l’astronauta Samantha Cristoforetti manda foto e appelli per fare sì che qualcuno si renda testimone di quanto il nostro pianeta sia bello e fragile e di quanto sia importante conservarlo. In queste notti di non-inverno, la cometa Lovejoy solca i cieli e affascina tutti i popoli del mondo. Dicono che le comete esaudiscano i desideri, e non è sbagliato sperare che molti di noi chiedano che le auto, le navi e gli aerei, invece di essere sempre più veloci, grandi e potenti, non siano più tombe per le persone e killer ambientali.

Spazzatura tecnologica, il cielo e i mari pullulano di cadaveri di tecnologia fallita ultima modifica: 2015-01-10T08:30:28+01:00 da Silvia Faletto
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Spazzatura tecnologica, il cielo e i mari pullulano di cadaveri di tecnologia fallita ultima modifica: 2015-01-10T08:30:28+01:00 da Silvia Faletto

25 anni, vive a Torino, dove studia geografia e lavora presso la scuola del Cottolengo con bambini meno fortunati di lei. Orgogliosamente eporediese (abitante di Ivrea, per i neofiti), la battaglia delle arance è un nervo scoperto del suo carattere: a coloro che la definiscono "poco ecologista" è in grado di rispondere argomentando il contrario! Ama andare in montagna, nuotare, viaggiare, conoscere ed aiutare gli altri. Curiosa ed attenta al mondo, odia i pregiudizi ed il "è impossibile!". Ritiene che l'esperienza e il confronto siano il fondamento della civiltà e della cultura, e per questo... Fa molti errori. Ama scrivere, sorridere e prova ogni giorno a lasciare il mondo un po' migliore di come l'ha trovato. Oltre a lavorare a scuola e studiare all'università, parla 4 lingue ed è un' europrogettista. Ultimamente si sta appassionando alla fotografia. Il suo motto? "la geografia salverà il mondo!".

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