Dissesto idrogeologico, in Italia suolo sta crollando sotto i colpi della speculazione edilizia. È necessario assumerci le nostre responsabilità ed agire in fretta.
In questi ultimi giorni, stiamo imparando molto bene cosa significhi “dissesto idrogeologico“. Le copiose piogge hanno messo in ginocchio molti comuni italiani, specie nel nord Italia.
Ogni sera il telegiornale ha mostrato le ondate di fango di Chiavari ed il fiume nel centro genovese, così come i binari di Milano Porta Garibaldi sommersi.
Infatti, il nostro territorio è fragile: In 6.633 comuni della penisola sono presenti aree a rischio idrogeologico che comportano, ogni anno, un bilancio economico pesantissimo, e che molte volte esigono anche un dazio di vite umane.
Inoltre, invece di imparare dai nostri errori, ogni anno va peggio: i letti dei fiumi e torrenti sono lasciati all’incuria, mentre il suolo viene considerato un veloce mezzo di guadagno. In una società sempre più cementificata, infatti, pochi guardano alla terra ed all’acqua come la primarie fonti di vita, necessarie ed insostituibili, ma è invece sempre più cercato il soldo facile della speculazione edilizia.
Le leggi volte a contrastare questo fenomeno esistono ma, come spesso accade in questo paese disattento, ci si dimentica di farle applicare, liquidando i pericoli con un semplice “è solo burocrazia“.
Il cambiamento climatico globale, per quanto non influenzi in modo evidente la fascia in cui abbiamo la fortuna di trovarci, scatena eventi torrenziali sempre più violenti e frequenti. Difficilmente si tornerà indietro, e sarebbe comunque un processo lungo dai benefici lontanissimi rispetto al momento in cui ci troviamo.
Cosa fare per evitare che la terra crolli sotto i nostri piedi?
Prima di tutto, è fondamentale smettere il gioco del rimpallo ed affrontare le responsabilità in modo cooperativo e collaborativo, facendo sì che ognuno controlli il territorio di competenza e faccia la propria parte per tutelarlo e valorizzarlo, sia che si tratti dello Stato o di un privato cittadino. Ognuno di noi dovrebbe ricordarsi che il suolo è un bene comune, ed è quindi anche suo compito tenere puliti i sentieri e le passeggiate che lo circondano, segnalando eventualmente gli interventi da fare al proprio comune.
Inoltre, bisogna applicare le leggi e farle rispettare, slegando la legislazione dal guadagno economico, e ragionando in termini di pubblica utilità e responsabilità.
Infine, è evidente l’assoluta necessità di maggiori investimenti in termini di prevenzione e formazione a tutti livelli, attraverso cui affermare una nuova cultura dell’impiego del suolo, che metta al primo posto la sicurezza della comunità e la tutela dell’ambiente, dando anche valore all’insegnamento alle generazioni che dovranno occuparsene anche in futuro.
Come abbiamo visto, la gestione irrazionale del suolo porta a conseguenze disastrose, le quali, oltre a mettere in ginocchio l’economia già fragile del nostro paese, esigono un prezzo molto alto in termini di vite umane.
Solo agendo tempestivamente – ed evitando campagne politiche inutili quanto dannose – riusciremo ad affrontare le conseguenze che questi eventi torrenziali richiedono. Tanto più che, com’è dimostrato, è proprio l’eccessivo sviluppo umano ed urbano a causare questo cambiamento climatico, che oggi si traduce in crolli e fiumi di fango nelle nostre città.
Su questo argomento, il libro “La colata” mette chiaramente in luce gli interessi del cemento nell’utilizzo del suolo, e apre nuove prospettive su cui è impossibile non indignarsi.
Per coinvolgere bambini e ragazzi, invece, “Il grande libro della Terra“ spiega in modo chiaro e divertente i problemi che saranno chiamati ad affrontare da adulti.