Bruxelles diventa teatro di una battaglia interessante. Infatti, l’odierno consiglio, diretto dalla presidenza Renzi, deciderà del futuro dell’Unione Europea in materia di clima ed energia. Affidarsi ancora agli idrocarburi o investire sul rinnovabile?
Questa amletica decisione, destinata a protrarsi da qui al 2030, promette di condizionare fortemente il futuro del vecchio continente.
Infatti, per quanto le energie rinnovabili stiano abbattendo i propri costi e costituiscano uno dei fattori chiave per uscire dalla crisi economica in cui ci troviamo, non sono ancora sufficientemente forti da imporre decisioni a proprio vantaggio, dato che i paesi coinvolti sono decisamente restii a modificare le politiche tradizionali.
I dati, riguardo alla promessa non mantenuta, sono evidenti: la proposta iniziale da parte della Commissione Ue prevede, per il 2030, un abbassamento del 40% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990, mentre i promotori della green economy chiedono invece obiettivi ben più incisivi, tra i quali un taglio del 60% delle emissioni di CO2.
Perché, nonostante la crescita evidente del settore, la politica non cambia? Ogni stato coinvolto ha la sua motivazione contraria: c’è chi, come la Francia, teme di perdere il suo dominio energetico, investendo in energie alternative al nucleare; c’è chi, invece, è costretto a tutelare gli interessi delle lobby per non perdere il potere politico, come in Germania.
C’è chi, poi, è altalenante, e se da una parte decide di trivellare il Mare Adriatico, dall’altra promette nuovi investimenti nella ricerca sulle rinnovabili. In Italia, com’è noto, raramente i nostri rappresentanti sono abili a imboccare un sentiero preciso, soprattutto se lo promettono in campagna elettorale (50% di energia proveniente da fonti rinnovabili entro il 2020).
Il problema, quando si affrontano questi argomenti, è che non ci si ricorda mai del fatto che, dietro ai titoli quotati in borsa, ci sono popoli e persone che guardano all’Europa nella speranza di conoscere il futuro dei propri figli.
Sono i cosiddetti “giovani”: sono nati in un mondo in cui il petrolio fa talmente parte della loro esistenza da causare il cancro ai polmoni; vivono in un ambiente in cui si insegna a differenziare i rifiuti, perché la plastica ha talmente inquinato le falde da rendere l’acqua corrente non potabile; mangiano ogni giorno cibi prodotti tramite le sofisticazioni alimentari, e probabilmente hanno qualche intolleranza, per cui l’agricoltura intensiva ne causa migliaia; infine, per loro la disparità fa parte della vita quotidiana, in positivo e in negativo.
Queste persone chiedono oggi: “Se questo è il mondo che abbiamo ereditato noi, comprensivo di guerre, disparità e inquinamento, quale sarà il futuro dei nostri figli, se non mettiamo un freno all’avidità di chi ci decide?”
Per farsi un’idea di cosa potrebbe succedere tra qualche anno e passare qualche ora in compagnia di un libro interessante, ogni età può trovare il suo genere.
Per i giovanissimi, la guida “100 libri per l’ambiente“, uscita nel 2014 e disponibile gratuitamente sul web, propone 100 titoli divisi per età e argomento, tra cui sicuramente troveranno qualcosa di irresistibile!
Per i giovani e gli adulti, la collana Verdenero di Edizioni Ambiente propone titoli di narrativa e di saggistica, tra cui “Lapponi e criceti”, un romanzo ambientato a Milano, in cui lo scenario dell’EXPO 2015 fa da teatro ad una vicenda intrigante e ricca di colpi di scena, nella quale l’ambiente risulta il “protagonista celato“.
Infine, per ambientalisti giovanili ma esperti, ci sono i manuali proposti dalla tradizionale Feltrinelli, tra cui spiccano le “Dieci azioni per zero rifiuti”: qui incontriamo nuove prospettive per approfondire questo argomento e sperimentare soluzioni utili anche al risparmio quotidiano.
Tutti noi dobbiamo sperare che i governanti europei abbiano letto qualcuna di queste opere, prima di sedere al tavolo delle trattative. Ipotizzando di aver votato per il meglio, forse la loro lettura, da parte nostra, è un buon inizio, se non altro per discutere del nostro futuro in maniera più consapevole.