Gomorra: il degrado dell’uomo, il degrado della natura

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Gomorra: il degrado dell’uomo, il degrado della natura ultima modifica: 2014-10-05T08:30:02+02:00 da Emanuel Trotto
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Gomorra, un allucinante viaggio, crudo e realistico nell’impero camorristico, dove in nome del profitto si lesina sulla salute delle persone e dell’ambiente

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Il fatto

Gomorra, il film è composto da quattro storie intrecciate tra di loro sotto il segno della camorra: Totò, ragazzino di tredici anni non vede l’ora di diventare grande, viene coinvolto nella guerra tra clan a Scampia e costretto a scegliere da che parte stare, tradirà un’amica; Don Ciro è un contabile che porta lo stipendio alle famiglie che hanno un affiliato morto o in carcere; Pasquale, un sarto che cuce gli abiti abusivamente per le grandi firme di moda a basso costo; Marco e Ciro credono di vivere in un film rubando droga e armi ai clan pagandone poi le conseguenze; Roberto, un neolaureato inizia a lavorare per Franco nel campo dei rifiuti tossici.

Il commento

La recente serie TV prodotta da Sky Italia e curata da Stefano Sollima (A.C.A.B-All Cops Are Bastards, 2012;  Romanzo Criminale-La serie, 2008-2010) ha per tema Gomorra, ancora una volta una serie nata da un romanzo che ha portato ad un film di successo (come Romanzo criminale, per l’appunto, tratto dal romanzo di Giancarlo De Cataldo e diretto da Michele Placido). In queste righe ci si soffermerà sul film. Ma conviene andare nel giusto ordine, raccontare la storia dietro alla storia.

Roberto Saviano, giornalista napoletano collaboratore di varie riviste (tra cui L’espresso), pubblica nel 2007 un  romanzo/inchiesta su un tema estremamente spinoso: la camorra. Il libro ha  un grandissimo successo (si parla di più di un milione di copie vendute in Italia; considerato dal New York Times tra i 100 migliori titoli dell’anno, raggiungendo 33 edizioni in tutto il mondo). Il successo all’autore costa però molto caro. Lo scrittore perde infatti la libertà. A causa delle innumerevoli minacce di morte da parte dei clan, deve vivere sotto scorta giorno e notte, famiglia compresa, incontri con la stampa e partecipazioni a dibattiti televisivi blindatissimi. Domenico Procacci, presidente della Fandango aveva letto il libro e acquistato i diritti per farne un film  quando era ancora in bozze. Viene girato poi dal romano Matteo Garrone, autore della sceneggiatura assieme a Ugo Chitti, Massimo Gaudisio, e lo scrittore napoletano Maurizio Braucci.

Il film che ne viene fuori è ieratico, ridotto al minimo, realistico, in un innaturale silenzio rotto dalle sirene della polizia, dalla musica house, dalle canzoni neomelodiche, dalle esplosioni. Le parole che risuonano sono in lingua napoletana, casalese, espressioni della criminalità organizzata, che si mescolano all’Italiano stentato degli extracomunitari, a quello appena udibile della TV. La lingua non è qualcosa che mostra una cultura (come avviene in altri film) bensì un mondo. Il tutto è costruito per rendere Napoli quasi un mondo a parte all’Italia, un universo parallelo dove la giustizia è quella dell’occhio per occhio, dente per dente, in cui non esiste il perdono, non esiste lealtà, non esiste altro che il profitto, anche se quei soldi sono sporchi di sangue. Un universo fatiscente e degradante dominato come da una antica piramide dal mostro edilizio di Scampia.

Gomorra
Gomorra, una scena tratta dal film di Matteo Garrone

Si sa, trasporre un romanzo al cinema comporta un grande lavoro di taglio e di riduzione, è la prima cosa che si trova scritta in un qualsiasi manuale di cinema; la faccenda si fa infinitamente più complicata se si tratta di trasporre in fiction un romanzo/inchiesta, soprattutto se si vuole fare qualcosa di diverso da un documentario. Il film, in questo caso, segue (come nel libro) molteplici strade, concentrandosi sulle le storie più eclatanti, su quelle di più pregnante attualità. Ed è una di queste su cui si concentra l’attenzione di chi scrive: infatti è quella che nel libro occupa il capitolo finale e nel film uno degli episodi corposi.

Gomorra | Toni Servillo
Toni Servillo in una scena di Gomorra

E’ riguardante lo  smaltimento dei rifiuti un problema sempre scottante non solo in Campania ma in tutta Italia che viene trattato nella storia di Roberto, un giovane neolaureato che viene assunto da Franco. Quest’ultimo è un imprenditore che lavora nello smaltimento, proponendo agli industriali del Nord Italia di farlo illecitamente a costi dimezzati. Roberto dovrà scegliere la dimensione delle cave e come miscelare i veleni più adatti al compost. E’ qui che si trova la scena più significativa che aiuta a comprendere il degrado ambientale e quello umano in un colpo d’occhio: quando capita un incidente ad un operaio, gli autisti dei camion coi rifiuti protestano e abbandonano i mezzi. Franco senza perdersi d’animo assolda dei bambini per guidarli. Il tutto all’ interno di una immensa cava, profonda come un palazzo, che dovrà essere riempita fino all’orlo.

Più spaventoso ancora è la portata di questo autentico disastro ambientale: se i rifiuti tossici gestiti dai clan (con il benestare delle industrie del Nord s’intende) fossero accumulati, genererebbero una montagna alta 14.600 metri, quasi il doppio dell’Everest (8850 m), con un aumento del cancro del 20% nei territori contaminati. E la frutta prodotta dai contadini che concedono le proprie terre in cambio di soldi, è infetta. E’ la metafora di una società che è contaminata, avvelenata, che si ammala. Se si volesse essere provocatori una metafora del nostro Paese.

Non tutti sono assuefatti, malati: Roberto dopo aver visto che quello che sta facendo crea solo malattia e benessere unidirezionalmente, rimane disgustato ed orripilato. Dapprima butta via una cassetta di pesche “infette”, poi si allontana dall’infezione stessa, da solo, in una abbandonata strada di campagna, verso qualcosa di migliore, chissà.

Gomorra
Gomorra, una scena tratta dal film

Scheda del film di Gomorra

Titolo originale: Gomorra

Regia: Matteo Garrone

Soggetto: Roberto Saviano (libro omonimo)

Sceneggiatura: Matteo Garrone, Massimo Gaudioso, Roberto Saviano, Maurizio Braucci, Ugo Chiti, Gianni Di Gregorio

Interpreti: Toni Servillo (Franco), Carmine  Paternoster (Roberto), Gianfelice Imparato (Don Ciro), Maria Nazionale (Maria), Salvatore Cantalupo (Pasquale), Marco Macor (Marco), Ciro Petrone (Ciro), Carmine Paternoster (Roberto),  Gigio Morra, Salvatore Abruzzese.

Produzione: Italia, 2007

Temi: CINEMA, DEGRADO AMBIENTALE, SMALTIMENTO DEI RIFIUTI

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Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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